Déjà-vu, ovvero “mi sembra di averla già vista questa cosa qua”. Ogni anno, a settembre, la stessa storia. Quando riparte Pechino Express, la cui prima puntata è andata in onda mercoledì 13 su Rai 2, si ha sempre quell’impressione di “già visto”, “déjà-vu”. E allora perché scriverne di nuovo? C’è bisogno di dire che qualcosa di bello è ancora bello? Probabilmente sì, anche solo per evitare che questa recensione diventi una poesia enunciata da Carmen Di Pietro.
Pechino Express ancora non ci stufa perché può vantare Costantino della Gherardesca, con quel tipo di ironia lì, che vostra madre probabilmente non capirebbe perché “troppo veloce” e che a volte non capite nemmeno voi ma “la dice in tono simpatico”. Sbeffeggia la qualunque, dai filippini a Fedez con la sola inflessione della voce. Siamo abituati a sentirla, sì, eppure fa ancora ridere.
Pechino Express non ci stufa anche perché ogni anno propone un cast di volti più o meno noti con personalità notevoli, nate per non andare d’accordo, come se a fare i casting dei reality non ci fossero delle talpe zoppe ma qualcuno con una visione di ciò che potrebbe accadere facendo incontrare del metallo a una calamita o del cioccolato a Bridget Jones. Certo, poi, le coppie di concorrenti, come tipologia, si fotocopiano di edizione in edizione. Sono quasi del tutto sovrapponibili. Ma del resto, è questo che piace del programma, sarebbe folle levarlo per metterci qualcosa di diverso.
La prima puntata ha visto spadroneggiare gli Egger, mamma Cristina e figlio Alessandro. Lei l’ha partorito a Belgrado sotto i bombardamenti, racconta il suo stesso pargolo, in compenso però non corre, vuole tornare a Montecarlo e se ne infischia della gara abbandonando qualunque mezzo di trasporto per seguire una dieta sana ed equilibrata a base di frutta.
Sì, ma non rifilatele dell’anguria calda, è così cheap. Con la giusta dose di spavalderia si definisce beatamente “Luxury event Specialist”, qualsiasi cosa voglia dire, mentre il figlio, aspirante modello, non sa più come fare per contenerla e cercare di arrancare verso la tappa successiva senza perdere troppo tempo (e quanti più primi piani strettissimi possibile). Cristina Egger è, o vorrebbe essere, la fotocopia della leggendaria Marchesa, per mancanza di titolo, d’Aragona e così ce la teniamo.
Pechino Express non ci stufa anche perché ogni anno propone un cast di volti più o meno noti con personalità notevoli, nate per non andare d’accordo, come se a fare i casting dei reality non ci fossero delle talpe zoppe ma qualcuno con una visione di ciò che potrebbe accadere facendo incontrare del metallo a una calamita o del cioccolato a Bridget Jones
Poi ci sono le Clubber, aka le gnocche 2.0, Emma Stokholma e Valentina Pegorer, di professione dj e probabilmente in hangover dal ’96. A una mancherà l’analista, all’altra l’attività fisica sotto le lenzuola, lasciano intendere fin dall’inizio del viaggio. Durante la gara mostrano la giusta dose di pelle, tatuaggi e bizzarria.
Questo mentre Jill Cooper, in coppia con Antonella Elia, nuota serena tra gli squali perché sa che gli squali la temono tipo calcio rotante di Chuck Norris ma trova anche il tempo di commuoversi fino alle lacrime per la generosità degli autoctoni. Un po’ come veder piangere uno dei golem ornamentali sulla torre di un castello in Transilvania.
Guglielmo Scilla, fresco fresco di coming out, e una sua collega di agenzia, la beauty blogger Alice Venturi, sono la coppia degli amici. Bravi ragazzi, per carità, hanno pure vinto questa prima puntata. Lui si inventa giochi per intrattenere i bimbi filippini manco fosse all’oratorio estivo e lei parla come se fosse in onda su Radio Mi Piacerebbe. Si scioglierà, oppure no. Restano un nugolo di buoni sentimenti anche quando litigano con gli Egger (naturalmente ultimissimi ma tuttora in gara grazie al cavillo della “tappa non eliminatoria”).
Francesco Arca e Rocco Giusti, i Maschi del gioco, sono attori in attesa di ruoli da quando le serate post reality non pagano più come un tempo. Passano la prima puntata a correre e a scusarsi per essere boni facendo vedere che, ehi, siamo anche simpatici e disagiati qb (quanto basta). Perfino un marmocchio in monopattino, sfoggiando un perfetto inglese, ha dato loro il benservito comunicando la decisione della sua famiglia ovvero “no, non vi ospitiamo per la notte, addio”.
Nessuno ha osato, per ora, rivolgersi con lo stesso tono a Eugenia Costantini, la mitologica “figlia di Mazinga” di Boris, nella vita effettivamente figlia di Laura Morante. È in gara con la matrigna, Agata Cannizzaro. Per ora non pervenuta ma grazie per averci ricordato la faccia di Renè Ferretti, è sempre un piacere.
Infine i Modaioli (Marcelo Burlon + Michele Lamanna) e Las Estrellas (Olfo Bosè + Rafael Amargo) sono praticamente interscambiabili, almeno a giudicare da questo esordio. Personalità rubate a Porta Venezia, Milano.
Dovrebbe essere tutto, stessa storia, stesso posto, stesso bar. Anzi, cambia giusto il bar perché quest’anno si parte dalle Filippine per arrivare a piedi, in autostop, con ogni mezzo, fino a Tokyo. Una bella mazzata, non c’è che dire. Uno spasso per chi li guarda dal divano di casa mentre sudano e sbraitano, come da tradizione. Arriverà il giorno in cui tutto questo rocambolesco teatrino ci annoierà. Ma quel giorno non è oggi.