Quasi 13 prodotti su 100 venduti al supermercato sono “senza glutine” o “senza lattosio”. Cresce l’offerta di prodotti alimentari formulati per rispondere alle intolleranze alimentari: l’Osservatorio Immagino ne ha censiti oltre 4.500 per un giro d’affari che nella Gdo sfiora i 3 miliardi di euro. Le vendite continuano ad aumentare, ma meno che in passato.
Leggere sul pack di un prodotto alimentare che è “senza glutine” o “senza lattosio” è un fattore importante per spingere gli italiani a metterlo nel carrello della spesa in quanto rappresenta un elemento di “certificazione” e di rassicurazione. È quanto emerge dall’analisi sull’etichettatura e sulle vendite di 36 mila prodotti alimentari condotta dall’Osservatorio Immagino, il nuovo approccio allo studio dei fenomeni di consumo creato da GS1 Italy e Nielsen.
Sono 4.572 i prodotti alimentari venduti nel circuito della distribuzione moderna di tutta Italia che, dall’analisi dell’Osservatorio Immagino, presentano sulle confezioni i claim e i loghi “senza glutine” e “senza lattosio”. Rappresentano il 12,8% dell’offerta complessiva del largo consumo confezionato (acqua e alcolici esclusi) e nel 2016 hanno sfiorato i 3 miliardi di euro di vendite, in crescita dell’1,2% rispetto all’anno precedente. Nel 2016 i prodotti destinati alle intolleranze alimentari hanno raggiunto il 13,7% di quota a valore sul mass market monitorato dall’Osservatorio Immagino.
La fetta più grande di questo mondo è rappresentata dai prodotti etichettati con il claim “senza glutine” che, con il loro 12,4% di quota a valore, sono dieci volte più rappresentativi rispetto ai prodotti accompagnati dal logo della “spiga sbarrata” (il marchio dell’Associazione italiana celiachia), fermi sotto il 2% di quota.
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I consumatori più sensibili ai prodotti “senza lattosio” hanno reddito medio e appartengono a famiglie con responsabile acquisto di età compresa tra i 35 ai i 54 anni