Il 15 ottobre scorso il Partito popolare conservatore austriaco (Övp) ha vinto le elezioni politiche con il 31 percento dei voti. Il Partito Socialdemocratico (Spo) e il Partito della libertà (Fpo) hanno ottenuto il 26,9 e il 26 rispettivamente, di fatto condividendo il secondo posto.
Secondo molti esperti, gran parte del successo dell’Övp è da attribuire al carisma del suo giovane leader, Sebastian Kurz. Nel corso del 2017, l’Övp ha posto fine alla coalizione istituzionale con l’Spo. Kurz è stato abile a prendere in mano le redini del partito e guidare la formazione di centro-destra verso una sorprendente vittoria elettorale.
Tuttavia, in Europa, le elezioni austriache hanno fatto discutere anche per il “successo” del partito di estrema destra dell’ Fpo. Il Partito delle libertà si trova nella stessa famiglia politica dell’omonimo Partito della libertà olandese (Pvv), guidato da Geert Wilders, insieme all’Alternativa per la Germania (Afd) e al Fronte nazionale francese (Fn) di Marine Le Pen: tutte forze politiche di estrema destra che nel corso dell’ultimo anno, hanno ottenuto risultati sorprendenti. Tuttavia, l’Fpo è la formazione che ha riscosso il maggior successo alle urne (escludendo il secondo turno delle elezioni presidenziali in Francia).
Ma ancora più rilevante è il fatto che, solo in Austria, un partito radicale di destra viene riconosciuto come un potenziale alleato di governo da parte delle forze politiche moderate come l’Övp. Commentando i risultati e il risultato dell’Fpo, il cancelliere uscente, nonché leader socialdemocratico, Christian Kern, ha puntato il dito contro i media e la retorica politica utilizzata da Kurz durante la campagna elettorale.
Ma cosa significa esattamente la vittoria di Kurz per l’Europa? E che conseguenze avrà il successo della Fpo per il processo di integrazione dell’Ue?
Le elezioni austriache: un dibattito europeo
Sul quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung, Stefan Kornelius, scrive che, in passato, l’Austria ha spesso rappresentato un indicatore importante per le tendenze politiche di portata europea. L’editorialista critica la retorica di Kurz, basata su slogan accattivanti come: “Abbiamo bisogno di un nuovo stile”. Quest’ultimo non rappresenterebbe altro che una variante del “Zeitgeist” che sta distruggendo l’Europa, ovvero la politica populista.
Su Euractiv, Evgeny Pudovkin condivide il punto di vista di Kornelius. Inoltre, Pudovkin sottolinea come molti esperti abbiano sbagliato a condannare le forze euroscettiche all’oblio dopo i risultati delle elezioni in Francia e Olanda. Al contrario, le elezioni tedesche e quelle austriache hanno evidenziato, ancora una volta, come i gruppi di estrema destra siano in grado di trarre vantaggio dai fallimenti delle politiche promosse dai partiti tradizionali. Il blogger si concentra poi sul dilemma dell’immigrazione-integrazione e, più nello specifico, sul fatto che le istituzioni nazionali non sono state in grado di gestire adeguatamente la crisi migratoria. Contestualmente, l’autore prende una posizione netta in favore delle istituzioni europee. La responsabilità del fallimento politico risiede innanzitutto nei governi nazionali.
Sulle pagine del Telegraph, Daniel Johnson sostiene che la politica della “porta aperta” per gli immigrati, promossa dai precedenti governi di centro-sinistra, ha portato all’inevitabile successo sia dei movimenti populisti, che dei partiti di destra istituzionali. Kurz è stato semplicemente il più bravo a intercettare le paure del popolo austriaco. Johnson scrive che il risultato può essere spiegato anche con il sentimento, prettamente austriaco, di essere rimasti ”intrappolati” all’interno dell’impostazione tecnocratica delle istituzioni europee. Secondo l’editorialista, ora è necessaria una politica migratoria più rigida.
Secondo Anton Pelinka, il successo dell’Övp è da attribuire all’abilità politica di Kurz, da un lato, e al riciclaggio di politiche di estrema destra, dall’altro. Nonostante Kurz sostenga di aver rinnovato l’Övp, il politologo sostiene il contrario. In ogni caso, in un’Europa guidata da figure come Merkel, Macron e Juncker, un governo austriaco di destra incontrerebbe una forte resistenza.
La testata britannica The Guardian scrive che, paradossalmente, il voto austriaco aggiunge un altro Stato alla lista di quelli che spingono per un approccio più nazionalista alla risoluzione dei problemi dell’Ue. Allo stesso modo, il voto mina le possibilità di una riforma del sistema istituzionale europeo. Gli autori avanzano poi un audace parallelismo tra la crisi catalana e il voto austriaco sostenendo che, lontano dall’essere sotterrato, “il fermento populista in Europa prende mille forme”.
Negli Usa, la redazione del The New York Times titola: “Il passato nazista austriaco alza la testa”. Gli autori attaccano sia la campagna elettorale di Kurz, che le visioni politiche dell’Fpo. La prestigiosa testata di New York ricorda che il leader della Fpo, Heinz-Christian Strache, è stato invitato alla festa per la campagna elettorale di Donald Trump, nel Novembre 2016. Kurz è chiamato a formare un governo con altri partiti minori o a replicare l’esperimento della coalizione con i socialdemocratici di Christian Kern.
Sul quotidiano inglese, NewStatesman, Liam McLaughlin sostiene che sia giunta “l’ora di Kurz”. Il Primo ministro più giovane del Continente è chiamato a una scelta che influenzerà “l’Europa intera”: creare un governo con un partito radicale di destra (i cui membri, nel passato, erano legati a movimenti neo-nazisti) o formare una nuova coalizione con la Spo? Col senno di poi, McLaughlin afferma che la strategia di Kurz di “personalizzare l’Övp”, rimanendo allo stesso tempo disponibile a lavorare con la Fpo, potrebbe rivelarsi disastrosa per la sua carriera politica, l’Austria e l’Ue.
Analogamente, un articolo pubblicato dal The Times mette in guardia dai rischi di una coalizione con l’estrema destra. Kurz dovrebbe salvaguardare gli interessi europei puntando al centro-sinistra. Una grande coalizione con la Spo è vista come l’unica opzione che possa aiutare l’Ue ad affrontare la crisi migratoria e il problema di una crescita anemica.
Un punto di vista più bilanciato si può trovare invece su Open Europe, dove Leopold Traugott sostiene che Vienna, nonostante si sposti verso destra, rimane fedele all’Unione. Traugott scrive che Kurz ha ribadito più di una volta il suo europeismo.
La versione originale in inglese qui.