Si presentano come patrioti della cultura e della bellezza italica. Pronti a organizzare una resistenza civile «contro il brutto, l’inutile e l’idiota». E già messa così è difficile non subire il fascino dell’appello. I protagonisti della nuova avventura politica italiana sono Vittorio Sgarbi e Giulio Tremonti, critico d’arte ed economista tra i più discussi. Lo sguardo volto alle prossime elezioni, nelle antiche sale di Palazzo Madama la strana coppia ha tenuto ieri a battesimo il nuovo movimento. Si chiama Rinascimento. Un partito che fin dalle premesse individua un obiettivo non poco complicato: evitare di lasciare l’Italia «in mano ai nuovi barbari e agli eterni ignoranti». La conferenza è coinvolgente, a tratti surreale. A un certo punto si presenta al Senato il grande chef Gianfranco Vissani, impeccabile nell’abito scuro e le scarpe di colore rosso brillante. Poche ore prima, in un’intervista al Corriere, Sgarbi aveva fatto trapelare la lista dei ministri in un eventuale esecutivo a sua guida. Una boutade, sia chiaro. Una squadra di governo utopica, dice lui, ma bellissima. L’astronauta Cristoforetti agli Esteri, il calciatore Buffon allo Sport, Andrea Bocelli al Turismo…. Per il Commercio con l’estero Sgarbi aveva scelto il cuoco Massimo Bottura. Apriti Cielo. Vissani, offesissimo, lo ha chiamato ottenendo il primo rimpasto di governo. Il critico d’arte lo annuncia al termine dell’incontro con la stampa: «Gianfranco, il posto da ministro è tuo!».
A sentir loro, ce n’è abbastanza per guardare dall’alto in basso l’attuale classe politica. Sgarbi descrive il vuoto all’orizzonte, l’assenza dei partiti sulla scena. Se la prende con Renzi, poi ironizza sui movimenti alla sinistra del Pd. «Insieme? Campo progressista? Ma che cazzo di nomi sono questi….?»
Al netto delle ironie, la sfida è interessante. Tutto ruota attorno a bellezza e cultura: è qui che risiedono i valori, le ideologie e il senso di appartenenza di cui l’Italia ha bisogno. Il progetto politico è ambizioso. Con la legge elettorale in corso di approvazione, per entrare in Parlamento sarà necessario superare la soglia del tre per cento. Ma Sgarbi e Tremonti confidano di non aver problemi a raggiungere il traguardo. I sondaggi che circolano tra i presenti superano persino le aspettative. Del resto i protagonisti – oltre a non aver bisogno di farsi conoscere dal grande pubblico – sono tutt’altro che turisti della politica. Il senatore Tremonti è stato a lungo ministro dell’Economia nei governi di centrodestra, mentre Sgarbi in Parlamento è entrato addirittura nel 1992. All’epoca con il Partito liberale. «Ho anticipato Berlusconi di due anni», conferma orgoglioso. E poi c’è Paolo Naccarato, senatore cossighiano e vecchia volpe del Palazzo, a cui è stato affidato il ruolo di coordinatore politico nazionale del movimento.
A sentir loro, ce n’è abbastanza per guardare dall’alto in basso l’attuale classe politica. Sgarbi descrive il vuoto all’orizzonte, l’assenza dei partiti sulla scena. Se la prende con Renzi, poi ironizza sui movimenti alla sinistra del Pd. «Insieme? Campo progressista? Ma che cazzo di nomi sono questi….? Pisapia, ma se non ti volevi candidare perché cazzo ti presenti? Stai a casa tua e leggiti un libro…». Soprattutto critica i Cinque stelle, «quelli che portano il nome di una categoria alberghiera». Sgarbi ha voluto marcare le distanze dai grillini anche nel logo del suo movimento. Sotto all’immagine della Città ideale, simbolo pittorico del rinascimento, ha inserito ben sette stelle, crepi l’avarizia. L’inno del nascente partito si chiama Rinasci Italia, ai presenti viene consegnato un cd con le musiche e la versione strumentale. Il nome del movimento è già un programma elettorale. Rinascimento, «un partito che ha un riferimento alto alla cultura italiana», racconta Sgarbi citando Machiavelli e Guicciardini. Un movimento schierato a difesa della bellezza italiana. «Abbiamo migliaia di edifici storici in abbandono criminale, quello è il nostro patrimonio». Il critico d’arte se la prende con chi ha riempito il territorio di rotatorie e il paesaggio di pale eoliche. «Questi ladri!». Ecco allora il progetto di un nuovo ministero dedicato al Tesoro dei Beni Culturali, a cui destinare gli stessi investimenti che oggi vanno alla Difesa. Ma anche un’apposita Authority per difendere la bellezza, magari al posto di quella Anticorruzione.
Il progetto politico è ambizioso. Con la legge elettorale in corso di approvazione, per entrare in Parlamento sarà necessario superare la soglia del tre per cento. Ma Sgarbi e Tremonti confidano di non aver problemi a raggiungere il traguardo
La piattaforma ideologica è contenuta nel libro firmato dai due leader. Un progetto che ha già raccolto numerose adesioni: 137 personaggi di spicco a cui, raccontano, se ne vorrebbe aggiungere un altro. «Anche Silvio Berlusconi voleva firmare….». Tremonti scherza sul tema. «I grandi politici prima diventano presidenti del Consiglio, solo dopo scrivono un fondamentale libro». Chiaro il riferimento a Matteo Renzi. «Noi abbiamo preferito intraprendere il cammino opposto, partiamo dal libro». All’ex titolare del Tesoro spetta la paternità politica del movimento. È lui a elencare i punti fermi del programma. Si parte dalla cultura, senza prescindere dall’orgoglio nazionale. «Per diventare europei, non bisogna smettere di essere italiani». E qui si giustifica la rimozione del vincolo di autosottomissione all’Europa introdotto quindici anni fa nella Costituzione. «Tra i 19mila atti normativi europei che sono vigenti, dobbiamo rivendicare il potere di eliminare quelli per noi nocivi». La difesa della nostra identità è un passaggio imprescindibile. «Nella storia recente solo due politici hanno pensato di poter cambiare gli italiani – racconta Tremonti – Mussolini e Mario Monti. Personaggi dal profilo diverso, per carità. Sta a voi decidere chi era meglio e chi peggio». Il programma prosegue. Dalla cancellazione del Ceta, il trattato “demenziale” che danneggia la nostra agricoltura, all’abrogazione delle leggi Bassanini. Spazio poi a un drastico alleggerimento legislativo. «Il miracolo economico italiano – si legge nel programma di Rinascimento – è stato fatto con 4 codici di leggi semplici e chiare. Oggi abbiamo il declino economico producendo ogni anno più di dieci chilometri lineari di nuove leggi». No allo Ius Soli, riduzione della tassazione e della spesa pubblica. E, va da sé, valorizzazione del patrimonio artistico.