A ben vedere, è il partito con la storia più lunga, almeno fra quelli che non hanno mai cambiato nome e che non siedono attualmente in Parlamento. E’ il Partito dei Pensionati, che il 19 ottobre compie trent’anni. Una saga familiare, anche. Perché il leader del partito è sempre il fondatore, Carlo Fatuzzo, 73 anni. Nelle istituzioni, per ora, è rimasta la figlia Elisabetta, 49, da quattro legislature consigliera regionale in Lombardia, dopo esserlo stato anche in Liguria. Con il suo nome ecumenico, il Partito dei Pensionati avrebbe anche potuto fare la rivoluzione, se solo il crescente esercito di anziani che costituisce l’ossatura del Paese avesse deciso di sostenerlo. Invece, il suo massimo storico in una competizione nazionale dal 1987 è stato il 2,5% per il Senato nel 1994, quando il partito presentò candidati in Liguria, Lombardia, Piemonte. Senza eleggerne uno.
I Pensionati, con l’iniziale maiuscola, non si arrendono comunque. Hanno sempre i piedi piantati al Nord. E vogliono presentare il loro simbolo alle prossime elezioni Politiche, fra meno di sei mesi. Hanno pubblicato anche un appello a chi è interessato a mettersi a disposizione, rivolto non solo a chi si è ritirato dal lavoro. “Il Partito Pensionati cerca consiglieri comunali o provinciali in carica – si legge nel messaggio che gira sui social – di qualunque età, donne o uomini, che desiderano candidarsi alle prossime elezioni alla Camera e al Senato in tutta Italia. Scrivete al più presto”.
Politicamente, il partito di Fatuzzo si colloca vicino al centrodestra. In questo periodo, è vicinissimo in particolare alla Lega di Matteo Salvini. I temi del materiale propagandistico dei Pensionati appaiono molto simili: difesa delle pensioni, dei diritti degli italiani e delle vittime della criminalità. Non è una collocazione scontata, perché in passato il partito si è schierato anche con il centrosinistra: nel 2006 è passato dall’orbita della Casa delle Libertà (Berlusconi) a quella dell’Unione (Prodi), in posizione critica verso le scelte in tema di previdenza sociale del governo di centrodestra. Già alle elezioni del 2008, il percorso inverso. Anche se alle Regionali del 2010, Elisabetta Fatuzzo viene eletta consigliera regionale in Lombardia con il centrosinistra, mentre nel 2013 è tornata a sedere nella stessa assemblea come consigliera di centrodestra.
I Pensionati, con l’iniziale maiuscola, non si arrendono comunque. Vogliono presentare il loro simbolo alle prossime elezioni Politiche, fra meno di sei mesi. Hanno pubblicato anche un appello a chi è interessato a mettersi a disposizione, rivolto non solo a chi si è ritirato dal lavoro
Niente però sembra essere cambiato, nonostante tutto. Sulle pagine bianche, il ragionier Carlo Fatuzzo lo si ritrova sempre con la sua ragione sociale: consulente pensionistico. Nella città di Bergamo, dove il partito ha la sede nazionale. Fatuzzo riceve una volta a settimana i pensionati che hanno bisogno di suggerimenti o che ne hanno a loro volta da dare. Ogni giovedì dalle 9 alle 11. Per chi sta lontano, il fondatore tiene settimanalmente una rubrica su un’emittente locale, Lombardia Tv: il venerdì dalle 20.30 alle 21.30 risponde alle domande degli ascoltatori. Come faceva all’inizio, già negli anni Ottanta, nell’epoca d’oro delle tivù locali. “Per i trent’anni? Niente festa, non abbiamo mai festeggiato”, risponde Fatuzzo a Linkiesta. “Oggi siamo inevitabilmente vicini a Salvini – spiega -, perché non si può negare che sia l’unico che si è battuto per cercare di abrogare la legge Fornero. Ha raccolto le firme, anche se poi la Corte Costituzionale ha preso una decisione diversa. Oggi gli anziani soffrono molto anche per altri due problemi: la sicurezza e un’assistenza sanitaria non più all’altezza”.
I Pensionati guardano, appunto, al 2018, e sognano ancora quel risultato a due cifre rivelatosi sempre lontanissimo. “Noi non siamo chiusi a nessuno – dice Fatuzzo -. Ci rivolgiamo sempre a chiunque, ai pensionati semplici, ai lavoratori ma anche ai giovani, che prima o poi saranno pensionati anche loro. Il nostro appello è soprattutto a chi fa già il consigliere comunale o provinciale, perché per presentarci dobbiamo sempre raccogliere le firme, e loro sono autorizzati per legge ad autenticarle”. Nei manifesti, il traguardo ideale: “E se votassero per noi tutti e venti i milioni di pensionati…?”
Il fondatore del Partito del Pensionati è stato uno dei pochi a essere eletto in questi trent’anni di presenza politica a cavallo di prima, seconda e (quasi) terza repubblica. Consigliere comunale a Bergamo, poi consigliere regionale in Lombardia prima della figlia, dal 1990 al 1995. Nel 1999 è eletto eurodeputato, con i Pensionati allo 0,7%. Risultato migliorato all’1,1% cinque anni dopo, con rielezione annessa. Gruppo parlamentare, quello del Partito Popolare Europeo di Berlusconi, con il quale Fatuzzo ha da sempre un rapporto di simpatia personale (gli unici due deputati nazionali dei Pensionati sono subentrati nel corso delle legislature al posto di parlamentari del Cav). Per il resto, il pallottoliere conta qualche consigliere comunale o provinciale qua a là, nel Nord Italia. Ma le sbandate a sinistra? “Nel nostro Dna – risponde il fondatore – non c’è l’appartenenza a uno schieramento, anche se ho discusso infinite volte con molti pensionati che hanno una loro storia politica, spesso eredità di famiglia. Siamo tornati nel centrodestra, ma alle prossime Politiche mi rivolgerò soprattutto agli elettori del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle: i pensionati si devono rendere conto che si mi avessero dato ascolto, non ci sarebbero stati tanti disastri. Non nascondo che questo rammarico ce l’ho, anche se non mi arrendo”.
Twitter: @ilbrontolo