Niente da fare. Le elezioni siciliane non saranno monitorate dall’Osce. La richiesta dei Cinque Stelle, che tre giorni fa avevano richiesto la presenza sull’isola degli osservatori internazionali, non è stata presa in considerazione dal governo. Lo ha confermato ieri a Montecitorio il ministro dell’Interno Marco Minniti. Per qualcuno era una proposta legittima, per altri solo una provocazione. Ma davvero l’Italia ha bisogno di sottoporre il corretto svolgimento delle sue elezioni a un organismo internazionale? I grillini non hanno dubbi. In un’interrogazione discussa ieri a Montecitorio i Cinque Stelle confermano le criticità delle regionali siciliane: la presenza di diversi candidati “impresentabili”, alcuni persino accusati di aver favorito un’organizzazione criminale. I grillini denunciano anche «numerosi casi di candidati sotto inchiesta per reati legati al procedimento elettorale: molti sono colpiti da accuse come truffa aggravata, corruzione elettorale e voto di scambio».
Il governo prende le distanze. «L’Ufficio dell’Osce per le istituzioni democratiche e i diritti umani osserva le elezioni in tutti i 57 Stati partecipanti, per valutare in quale misura i processi elettorali rispettino le libertà fondamentali e siano improntati all’uguaglianza, all’universalità, a pluralismo politico, alla fiducia, alla trasparenza e alla responsabilità» ammette Minniti. Ma durante il question time. Ma «le missioni vengono solitamente predisposte in occasione dei maggiori appuntamenti elettorali parlamentari o presidenziali, non per le elezioni di livello locale». In vista del voto siciliano, peraltro, la commissione antimafia si è attivata. Senza dimenticare che le leggi italiane già prevedono strumenti in grado di tutelare la regolarità e la correttezza di tutte le consultazioni elettorali: nazionali,regionali e locali. «Mi riferisco in particolare – insiste il ministro -alle misure previste dal decreto legislativo n. 235, concernente le disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi».
Emanuele Scagliusi è uno dei principali protagonisti dell’iniziativa pentastellata. Il deputato pugliese è uno dei pochi esponenti italiani della delegazione parlamentare presso l’assemblea Osce. In questi anni è stato inviato come osservatore alle elezioni in Tagikistan, in Azerbaijan e in Bielorussia. Ma anche in Russia, Stati Uniti, Inghilterra e in Germania. In Sicilia, però, i suoi colleghi non ci saranno.
La polemica è destinata a crescere. In Aula il deputato grillino Alessandro Di Battista attacca: «Lei ministro non può lavarsi le mani. Non può non tener conto che nelle liste di Musumeci ci sono degli impresentabili e che un sindaco è stato arrestato». In rete il candidato presidente M5S Giancarlo Cancelleri prosegue: «Prendiamo atto che al governo non interessa nulla del regolare svolgimento delle elezioni in Sicilia». Per i gruppi parlamentari pentastellati, «il ministro dell’Interno ha praticamente scelto di chiudere gli occhi di fronte a quanto sta accadendo in Sicilia». Soprattutto, i grillini criticano le motivazioni presentate da Minniti.
Il governo non chiederà la presenza degli osservatori dell’Osce, ha spiegato il ministro, perché l’organizzazione internazionale monitora unicamente elezioni di carattere nazionale. «E invece non è vero» spiega il deputato Emanuele Scagliusi, «nel 2015 sono state monitorate anche le elezioni amministrative in Albania e Ucraina». Poco conosciuto al grande pubblico, Scagliusi è in realtà uno dei principali protagonisti dell’iniziativa pentastellata. Il deputato pugliese è uno dei pochi italiani che fanno parte della delegazione parlamentare presso l’assemblea Osce. In questi anni è stato inviato come osservatore alle elezioni in Tagikistan, in Azerbaijan e in Bielorussia. Ma anche in Russia, Stati Uniti, Inghilterra e, ultimamente in Germania. Con i colleghi dell’organizzazione si è recato nei seggi di ogni paese al voto, «abbiamo controllato il rispetto delle linee guida dell’Osce sulla correttezza delle procedure, contro brogli e voti di scambio». Monitoraggio che ovviamente non viene svolto solo dalle delegazioni parlamentari, ma anche da appositi funzionari che si occupano di controllare il rispetto delle regole nel medio e lungo periodo.
In Aula il deputato grillino Alessandro Di Battista attacca: «Lei ministro non può lavarsi le mani. Non può non tener conto che nelle liste di Musumeci ci sono degli impresentabili e che un sindaco è stato arrestato». In rete il candidato presidente M5S Giancarlo Cancelleri prosegue: «Prendiamo atto che al governo non interessa nulla del regolare svolgimento delle elezioni in Sicilia».
Il dubbio resta. Davvero le regionali siciliane sono a rischio? «Il controllo dell’Osce – spiega Scagliusi – riguarda numerosi procedimenti elettorali in varie nazioni, a prescindere dal loro tasso di sviluppo democratico». Inoltre, non tutti lo sanno, presto il nostro Paese riceverà un incarico importante. «A luglio 2016 – si legge nel documento pentastellato – con decisione unanime i 57 paesi membri dell’Osce hanno conferito all’Italia la presidenza per l’anno 2018». Strano che qui non lo sappia quasi nessuno. «Qui la gente non sa neppure di cosa si occupa l’Osce – scherza Scagliusi – Almeno con questa iniziativa gli abbiamo dato un po’ di visibilità».