«Ma quale casta, adesso vi racconto quanto lavoriamo in Parlamento»

Le lunghe votazioni tra aula e commissioni. Il cellulare sempre acceso, gli elettori che chiamano di notte. Fare il deputato non è una passeggiata, è un lavoro stressante e screditato. Il deputato Pd Zanin ci ha scritto un libro: “Servizio in Camera”. Un manuale che sfata pregiudizi e falsi miti

Dal martedì al giovedì ci sono le votazioni in Aula, che occupano quasi 20 ore. Prima e dopo si svolgono i lavori in commissione. La mattina presto ci sono i convegni e la sera le iniziative politiche. Senza dimenticare i rapporti con il territorio, da curare nei fine settimana. Per studiare e approfondire i provvedimenti resta solo la notte. E poi inviti, congressi, inaugurazioni… Non si stacca mai. Il cellulare acceso h24, reperibili a tutte le ore. Sempre a disposizione di capigruppo ed elettori che telefonano anche agli orari più improbabili, spesso senza farsi troppi scrupoli. Un ruolo stressante, di grande responsabilità, sempre alle prese con i pregiudizi della stampa e dell’opinione pubblica. E tutto per uno stipendio sicuramente sopra la media, ma forse non così alto come si racconta in giro…

Al netto di leggende e luoghi comuni, la vita del parlamentare non è una passeggiata. Ad aprire una finestra, forse inedita, sulla vita quotidiana a Montecitorio è il deputato del Pd Giorgio Zanin. Il risultato è un libro curioso e divertente, si chiama “Servizio in Camera”. Un piccolo vademecum che spiega in dettaglio l’attività dei nostri parlamentari, sfatando un lungo elenco di leggende e falsi miti. A conti fatti, un manuale contro l’antipolitica.

Il deputato sfata una serie di falsi miti. In Parlamento sopravvive da decenni una casta di anziani politicanti? Non è vero. Pochi sanno, ad esempio, che in questa legislatura quasi il sessanta per cento dei deputati sono al primo mandato. Il rinnovamento della classe dirigente è già realtà: mai come oggi a Montecitorio ci sono state tante donne, mai l’età media è stata così bassa

Friulano d’origine, Zanin è un professore di Lettere alla prima legislatura in Parlamento. Un deputato come tanti: volto noto tra i corridoi di Montecitorio e ancora poco conosciuto nei talk show televisivi. Forse per deformazione professionale, da tempo accompagna diversi gruppi di studenti in visita a Montecitorio. E sono proprio le domande dei ragazzi a scandire gli argomenti del libro. Per chi conosce la Camera dei deputati, la narrazione è a tratti ironica e divertente. A un certo punto il deputato prova a descrivere l’atmosfera che si respira in Transatlantico, «la sede informale e il luogo per eccellenza delle relazioni politiche». Il racconto delle persone che trascorrono la giornata tra i corridoi del palazzo dà vita a uno spassoso trattato di antropologia sociale. Ogni passaggio di ministri e sottosegretari, scrive Zanin, è accompagnato dal rispettivo vespaio governativo, mentre sui divanetti si incontrano gruppi di ex parlamentari impegnati a dispensare aneddoti di vita vissuta. A seconda della conversazione, si possono distinguere le passeggiate sottobraccio dei colleghi di partito e le confidenze rubate sottovoce da qualche cronista indiscreto. Talvolta gli esperti di questo o quel provvedimento tengono improvvisate consulenze ai deputati che gli si fanno attorno, mentre spesse nuvole grigie indicano la presenza dei capannelli di fumatori. «Gruppi a geometria variabile sulla base del tabacco», si legge ancora, concentrati tra il cortile e il piccolo corridoio riservato. E poi ci sono gli ultimi arrivati, i Cinque Stelle. In Transatlantico anche loro si riconoscono da lontano. «Entrati alla Camera come antipolitici – racconta l’autore del libro – nella prima parte della legislatura hanno cercato di vivere il luogo di culto del sistema con aggregazioni minime e sfuggevoli, quasi che anziché essere un luogo della relazione, fosse un luogo di solo attraversamento».

Servizio in Camera non è un romanzo. Tra le pagine ci sono dettagliate spiegazioni dell’attività parlamentare. Non mancano le nozioni pratiche. Zanin insegna ai suoi studenti come si scrive un emendamento e quale iter porta all’approvazione di una legge. Spiega le differenze tra gruppi parlamentari e correnti, distinguendo tra mozioni, interrogazioni e ordini del giorno. Racconta i lavori d’Aula, le votazioni, senza dimenticare le principali strategie ostruzionistiche.

Soprattutto, il deputato sfata una serie di falsi miti. In Parlamento sopravvive da decenni una casta di anziani politicanti? Non è vero. Pochi sanno, ad esempio, che in questa legislatura quasi il sessanta per cento dei deputati sono al primo mandato. Il rinnovamento della classe dirigente è già realtà: mai come oggi a Montecitorio ci sono state tante donne, mai l’età media è stata così bassa. Ecco perché «chi urla ancora “tutti a casa” – scrive Zanin – non sa di cosa parla». I deputati di lungo corso non mancano, ci mancherebbe. Eppure la descrizione del palazzo in mano a una casta di intoccabili è particolarmente fuorviante. «Se frequentaste anche voi i miei colleghi non avreste certo questa sensazione: ci sono il veterinario maratoneta, il ricercatore del Cnr, la campionessa olimpica, l’industriale affermato, la scienziata, l’ex sindacalista, l’insegnante politologo che un tempo ascoltavo alla radio….». Tra i tanti notabili di partito, c’è anche tanta gente comune. «Persone che hanno messo a disposizione un pezzo della propria vita per l’impegno parlamentare, spesso con una certa dose di rinunce, e che con ogni probabilità torneranno prima o dopo al proprio lavoro». Alla faccia dell’antipolitica. Il libro racconta per filo e per segno la lunga giornata di un deputato. E basta la fitta agenda quotidiana per smontare la credenza dei parlamentari nullafacenti. E poi ci sono i pranzi. Secondo l’immaginario popolare Montecitorio è abitato da schiere di camerieri in livrea che servono ostriche e champagne. In realtà non è così. Alla buvette «i prezzi delle consumazioni sono in generale simili a quelli che si trovano in tanti locali pubblici della città», svela Zanin. «Per rendere l’idea, il caffè costa novanta centesimi, una porzione di frutta due euro e cinquanta e un bicchiere d’acqua con un po’ di succo di limone, la mia bevanda estiva preferita, cinquanta centesimi».

Fare il parlamentare vuol dire anche lunghe votazioni in aula e in commissione. Viaggi, studio, rinunce e sacrifici. La gratificazione economica, però, aiuta a sopportare anche questo. O no? Zanin smonta anche l’ultima leggenda. I deputati guadagnano bene, è vero. Ma non tanto come il grande pubblico immagina

La vita del parlamentare non è così semplice. Certo, sedere alla Camera è un impegno importante e ben retribuito. Ma comporta grandi responsabilità e tanti sacrifici. La famiglia, gli amici, la casa lontana… Basta pensare ai continui viaggi a Roma: «Sommando i diversi tempi di trasferimento, ogni settimana per andare e venire in Parlamento impiego circa dodici ore». Fare politica è anche questo. Senza dimenticare il discredito nell’opinione pubblica. Negli ultimi anni lunghe campagne di comunicazione hanno costruito una diffusa ostilità verso il Palazzo. Una rabbia indiscriminata che coinvolge tutti, spesso giustificata solo dall’ignoranza del ruolo e dell’impegno di tanti parlamentari. «Basta consultare la pagina Facebook di qualche politico per trovare quasi sempre attacchi ingiuriosi e fuori luogo».

La gratificazione economica, però, aiuta a sopportare anche questo. O no? Zanin smonta anche l’ultima leggenda. I deputati guadagnano bene, è vero. Ma non tanto come il grande pubblico immagina. A fare i conti in tasca all’autore del libro è uno degli studenti, che gli chiede conto della busta paga. Dopo aver ricordato le ultime sforbiciate alle retribuzioni dei parlamentari e la recente abolizione dei vitalizi, il parlamentare apre il portafogli: «Ogni deputato – racconta – riceve ogni mese all’incirca 5mila euro di stipendio, a cui si sommano a spanne altri 7mila euro per le spese connesse alla funzione». Un bel gruzzoletto, non c’è che dire. Eppure, tolti i duemila euro da versare al partito, l’affitto dell’appartamento a Roma e i contratti dei collaboratori, ne restano poco meno di seimila. Tra vitto, iniziative politiche e il finanziamento di progetti sul territorio, si arriva a circa un terzo della cifra iniziale, più o meno 4mila euro. «In pratica il doppio di quanto prendevo come insegnante» spiega Zanin. «Un lusso, per chi come me non ha cambiato stile di vita, ma davvero niente di esagerato come molti ancora pensano». Forse è il caso di guardare la politica da un altro punto di vista?