«Ho già posto il problema in commissione, così si sta alterando la competizione elettorale». A lanciare l’allarme è il senatore di Articolo 1-Mdp Federico Fornaro, grande conoscitore dei sistemi di voto. A sentire lui, alcuni aspetti tecnici del Rosatellum potrebbero pesantemente influire sull’esito delle urne. Il tema non è inedito. Già nel passaggio a Montecitorio qualcuno aveva puntato il dito contro il modello elettorale approvato da Pd, Forza Italia, Lega e Ap. Al centro del caso finiscono i collegi uninominali, che secondo la legge dovranno essere individuati dal Viminale. Il dettaglio sembra marginale, ma ha conseguenze enormi. Il Rosatellum suddivide il territorio nazionale in 20 circoscrizioni per il Senato e 28 per la Camera, in particolare sono previsti 109 collegi uninominali per Palazzo Madama e 231 per Montecitorio. Come prevede il testo ora al vaglio del Senato, a disegnare i singoli collegi dovrà essere il governo, con apposito decreto legislativo da adottare entro trenta giorni dall’approvazione della legge elettorale. E qui arrivano i problemi. A seconda di come si compone un collegio si può, evidentemente, orientare il risultato elettorale. Stavolta il complottismo non c’entra. È un fenomeno noto non solo in Italia, conosciuto nei paesi anglosassoni con il termine di gerrymandering. Inserire o escludere dal corpo elettorale particolari territori e fasce di popolazione può indirizzare l’esito delle consultazioni. Specie nei collegi uninominali, dove basta un voto in più per conquistare il seggio.
Alla Camera i Cinque Stelle hanno sollevato la questione durante il dibattito in commissione Affari costituzionali. Andrea Cecconi, il grillino che segue da vicino la partita, non nasconde le perplessità. «Si sta pilotando il voto elettorale in maniera poco trasparente», racconta. È il terzo articolo del Rosatellum a lasciare ampio spazio di manovra al Viminale, spiega. Censimento Istat alla mano, alla Camera ci sarà un collegio uninominale ogni 260mila elettori. Eppure, così si legge, l’esecutivo potrà tracciarne i confini con uno scostamento fino al 20 per cento rispetto alla media. «In pratica – racconta Cecconi – ci potranno essere collegi da 210mila elettori e altri da 300 mila». Non è poco. «E pensare che in Inghilterra – continua il deputato Cinque Stelle – il margine di discrezionalità non può superare il 5 per cento».
A individuare i singoli collegi uninominali dovrà essere il Viminale, entro trenta giorni dall’approvazione del Rosatellum. E qui arrivano i problemi. Le opposizioni attaccano: a seconda di come si compone un collegio si può, evidentemente, orientare il risultato elettorale. Stavolta il complottismo non c’entra. È un fenomeno noto non solo in Italia, conosciuto nei paesi anglosassoni con il termine di gerrymandering
La differenza non è banale. In pratica intere città potranno essere tolte o inserite nei singoli collegi. Ufficialmente, per disegnare i confini di ogni collegio uninominale il Viminale dovrà tenere conto dell’omogeneità della popolazione e della “coerenza del bacino territoriale”. «Ma in pratica sarà tutto molto soggettivo», spiega Cecconi. «La forbice del 20 per cento è troppo elevata» conferma da Palazzo Madama Fornaro. Basti pensare che al Senato, teoricamente, potranno esserci collegi uninominali da 410mila e altri da 600mila votanti. Abbastanza, ipotizzano alcuni parlamentari, per disegnare i confini a seconda delle esigenze elettorali di qualcuno. Nessuno accusa direttamente Minniti, per carità. Ma il fatto che al ministero dell’Interno ci sia un esponente del Partito democratico alimenta ulteriormente i sospetti delle opposizioni.
Non a caso, durante il passaggio alla Camera, la Lega ha presentato un emendamento per garantire, ove possibile, che siano rispettati i collegi uninominali del Mattarellum. Eppure rispetto al passato ci saranno molte differenze. Negli ultimi anni la demografia italiana è cambiata, molte persone si sono trasferite sul territorio. E così alcune circoscrizioni, Lombardia 1 e 2 ed Emilia Romagna su tutte, adesso hanno un peso elettorale maggiore. Ma c’è un’altra questione che solleva grandi dubbi tra le opposizioni. Chi disegnerà i collegi uninominali? Il Rosatellum parla chiaro: il compito spetta al Viminale, che si avvarrà di una commissione guidata dal presidente dell’Istat e composta da dieci esperti. Una volta disegnata la geografia elettorale del Paese, al Parlamento sarà lasciato solo un parere consultivo. Le opposizioni sono preoccupate dal poco tempo a disposizione della commissione, che avrà trenta giorni per la definizione dei collegi uninominali. «Questo è un lavoro troppo complesso per svolgerlo in così poco tempo», spiega Fornaro. Le perplessità aumentano. È evidente, raccontano in molti, che qualcuno si sta già occupando della questione. «Stando alle voci che girano, c’è chi conosce i confini dei nuovi collegi uninominali», ipotizza il senatore. La differenza, si converrà, non è marginale. Per il momento sono solo illazioni. Ma sapere in anticipo il territorio, le città e la popolazione in cui si dovrà svolgere la campagna elettorale rappresenterebbe un bel vantaggio. Tale da inquinare la corretta competizione tra candidati.