Sul caso Berlusconi e Veronica Lario, che sarà costretta a restituire all’ex marito 60 milioni di euro (ma in pratica 43 più spese legali), abbiamo sentito l’avvocato Andrea Catizone, specializzata in diritti di famiglia e diritti dei minori a livello nazionale e internazionale, nonchè Membro del Comitato Media e Minori presso il Ministero dello Sviluppo Economico.
Come giudica innanzitutto la sentenza, da un punto di vista giuridico?
È una sentenza corretta che rispetta quanto prescritto dalla normativa sul divorzio in cui si afferma il principio per cui quando non ci sono più vincoli di tipo affettivo tra i due coniugi non posso sussistere degli obblighi economici. Quando arriva la sentenza di divorzio, siamo già nel momento in cui si è conclusa la fase della separazione che è un po’ un momento di compensazione tra la vita matrimoniale e quella del suo definitivo scioglimento. Qui è giusto che si pensi a prevedere una forma di assistenza per il coniuge più debole e che ha contribuito con le proprie risorse, personali ed economiche, alla creazione e gestione della famiglia. Serve un periodo di assestamento in cui ciascuno possa trovare il modo per adattarsi ad una nuova condizione di vita che però non può durare tutta la vita. Oggi questa sentenza spezza definitivamente l’indissolubilità del matrimonio, già raggiunta nel 1984 e si sottrae ad un giudizio punitivo verso chi affronta questo percorso di chiusura di un progetto familiare che, per la mia esperienza, non è mai privo di sofferenze, anche profonde, da parte di entrambi i coniugi
Il caso Berlusconi-Lario potrà avere conseguenze anche sulle cause di comuni cittadini?
È una decisione non ad personam, ma come si diceva, capace di affermare un principio di diritto che vale per ogni cittadino. Certo le parti potrebbero ricorrere al giudizio di Cassazione, ma quasi certamente confermerà questa decisione. Le somme previste saranno indubbiamente di altra portata, ma ogni volta che il giudice accerterà l’autonomia economica del coniuge in sede di divorzio non prevederà la corresponsione dell’assegno di divorzio.
Vanno fatte distinzioni di trattamento in base ai patrimoni dei coniugi?
Il patrimonio viene valutato per considerare la capacità economica dei coniugi anche oggi. E’ una sentenza che non stravolge i criteri di valutazione, che sono stabiliti dalla legge. Il patrimonio, insieme alla capacità di produrre reddito da parte del coniuge rientra negli elementi presi in considerazione dal giudice per capire se la moglie ha diritto ad avere l’assegno divorzile e successivamente a quantificarne il valore.
Si griderà allo scandalo o è giusto che anche le donne rivedano al ribasso le loro “pretese”?
Non si tratta di rivedere in basso o in alto le pretese. Si tratta di fare giustizia rispetto ad una situazione che da tanti anni produceva delle gravi storture. Oggi la donna ha un ruolo diverso rispetto al passato ed è giusto che questo ruolo abbia anche un effetto nella valutazione del suo rapporto con il suo ex marito. La donna non deve rivedere le aspettative altrui, ma deve costruire il proprio percorso professionale anche stando dentro una famiglia ed avendo dei figlio esattamente come fa un uomo. Molte persone hanno giudicato la sentenza contro le donne, ma io credo che invece serva ad affermare la piena dignità in un percorso di autonomia che abbiamo già intrapreso.
Come influirà la sentenza sul vostro approccio nei confronti dei clienti?
Penso che ci saranno molte richieste di revisione dell’assegno divorzile da parte di quei mariti che ogni mese devono versare più o meno ingenti somme di denaro alle ex mogli che vivono in condizioni economiche vantaggiose. Ci saranno anche dei furboni che tenteranno di sfruttare questa sentenza chiedendo l’abolizione dell’assegno in casi in cui invece l’autonomia economica non c’è con la conseguenza che queste illegittime richieste saranno respinte dai giudici.