Le regole sui tirocini vanno aggiornate, ma tre Regioni su quattro sono in ritardo

La ragione del ritardo, oltre alle inefficienze tipiche della pubblica amministrazione e ai ritardi della burocrazia, è che il recepimento delle nuove linee guida non è un affare indolore dal punto di vista politico. Vi sono dei punti controversi

Sei mesi fa il tavolo dedicato al lavoro della Conferenza Stato-Regioni ha approvato e pubblicato le nuove linee guida in materia di regolamentazione dei tirocini extracurricolari: in pratica i diritti e doveri degli stagisti. A quanto deve ammontare l’indennità mensile minima a favore degli stagisti? Quanto può durare al massimo uno stage? Chi può ospitare stagisti, come dove e quando, a quali condizioni? Cosa succede a chi viola le regole?

Lo stage è uno strumento ormai imprescindibile come momento di raccordo tra la formazione e il lavoro per contrastare la disoccupazione, specialmente quella giovanile. Ogni anno sono oltre 300mila le persone che in Italia vengono avviate a un tirocinio extracurriculare (addirittura il doppio contando anche quelli “curriculari” cioè svolti durante il periodo di studio). A quattro anni dalle prime Linee guida la Conferenza ha riesaminato la materia, scelto di rivedere alcuni dei punti-chiave, discusso, si è pronunciata. E ha detto alle Regioni (che peraltro della Conferenza fanno parte integrante): ora avete 6 mesi per recepire questi paletti con vostre normative. 6 mesi, fino al 25 novembre.

Perché gli atti della Conferenza Stato-Regioni non hanno una efficacia immediata. Hanno bisogno, per acquisire valore normativo, di essere recepiti dalle singole Regioni con provvedimenti normativi ad hoc: leggi regionali, delibere, regolamenti

Dunque a fine maggio la Conferenza ha emanato le linee guida e dato tempo sei mesi alle Regioni per recepirle. I sei mesi sono passati: le Regioni hanno rispettato la deadline? Macché. Solo cinque hanno agito in tempo utile: il Lazio (la prima a tagliare il traguardo a inizio agosto), la Basilicata, il Veneto, la Sicilia e la Calabria. Tre quarti delle Regioni sono dunque in ritardo. Alcune riusciranno a mettersi in pari entro la fine dell’anno; altre invece sono talmente indietro con l’elaborazione e la discussione dei testi con le parti sociali, che si slitterà sicuramente all’anno prossimo.

Ma perché tutto questo ritardo? Perché ci sono alcuni punti controversi, che alcune Regioni non vogliono recepire, o che creano dibattito con le parti sociali…

Sulla Repubblica degli Stagisti l’approfondimento continuamente aggiornato, Regione per Regione.

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