Pilastro europeo dei diritti sociali, l’Ue vuole mettere le tutele lavorative al primo posto

Il progetto è composto da 20 principi e diritti fondamentali in ambito sociale, sicurezza e welfare. Ecco qual è nel dettaglio il suo programma

Venerdì 17 novembre, a Göteborg, in Svezia, i Primi ministri dell’Ue si incontreranno per la proclamazione inter-istituzionale del Pilastro europeo dei diritti sociali.

Il Pilastro europeo si compone di 20 principi e diritti fondamentali in ambito sociale, dalla “tutela delle condizioni di lavoro”, passando per “il diritto a un salario dignitoso”, fino alla “garanzia di livelli minimi di inclusione e coesione sociale”.

Molti esperti hanno sottolineato come la proclamazione indichi il ritorno dell’Ue sul tema del “sociale”. Sullo sfondo, una governance comunitaria che, nel corso degli ultimi 30 anni, ha dato priorità assoluta all’integrazione di mercati di beni, servizi e capitali.

Il Presidente della Commissione europea (Ce), Jean Claude Juncker, aveva indicato lo “sviluppo dell’Europa sociale” come una priorità in occasione del suo insediamento, nell’ottobre del 2014.

Nel frattempo la politica europea e mondiale è stata trasformata dalle negoziazioni sul terzo bailout greco, dal referendum sulla Brexit, dall’elezione di Donald Trump negli Stati Uniti e, in linea generale, dall’affermazione di forze populiste e reazionarie nel Vecchio Continente.

La maggioranza di queste ultime accusa l’Ue di essere un qualcosa di superfluo e che, il cittadino medio degli Stati Membri, godrebbe di standard di vita migliori senza di essa. Soprattutto in termini di welfare e occupazione.

Anche per questo motivo, nel corso dell’ultimo Discorso sullo stato dell’Unione di ottobre (Soteu), proprio Juncker, ha ribadito che l’approvazione del Pilastro europeo entro il meeting di novembre rappresenta l’ultima occasione per mettere in moto una trasformazione della governance europea verso un lido “più sociale”.

In questo senso, nei piani del Presidente della Commissione, l’approvazione del Pilastro è solo uno degli ingranaggi di un più ampio percorso (“Roadmap”) di trasformazione dell’Ue, sul quale gli Stati Membri sono invitati a trovare un accordo di sostanza entro marzo 2019.

Il Pilastro europeo dei diritti sociali: un dibattito europeo

Su Social Europe, Juan Menéndez-Valdés sottolinea che la negoziazione sul – e definizione dei contenuti del – Pilastro devono essere lette come la continuazione di un lavoro istituzionale di lungo periodo intorno sul concetto di “convergenza” sociale.

L’esperto spiega che questo percorso è stato interrotto bruscamente dalla crisi economico-finanziaria e da quella del debito sovrano, nonostante le “politiche di coesione” europee abbiano continuato a operare con risultati importanti in determinate aree geografiche dell’Europa nel corso degli ultimi 20 anni.

Secondo Menéndez-Valdés, la proclamazione del Pilastro mette in chiaro che “progresso economico e sociale sono due lati della stessa medaglia”. Più nel dettaglio, la definizione di una serie coerente di diritti sociali è importante perché, “senza reti di sicurezza e welfare, le persone non sono disposte a prendere rischi” che sono, a loro volta, funzionali allo sviluppo economico.

L’approvazione del testo rappresenta “l’inestricabile integrazione economica e politica di un Continente”. In questo senso, l’autore giustifica la visione per cui il Pilastro rappresenterebbe il “primo ed essenziale passo per l’avvio di un’Europa più sociale”. Allo stesso tempo, l’implementazione richiede l’azione non solo delle istituzioni europee, ma “anche dei governi, dei partner sociali degli Stati Membri” e delle rispettive amministrazioni federali e regionali, specifica Menéndez-Valdés.

In un editoriale dai toni leggermente meno entusiasti pubblicato da Euractiv, Esther Lynch, il Segretario generale della Confederazione europea dei sindacati (Etuc, European Trade Union Confederation) si interroga sull’efficacia del Pilastro. Oltre a complimentarsi con il Governo svedese per lo “sforzo organizzativo”, Lynch riprende il monito finale di Menéndez-Valdés e sottolinea le responsabilità che gli attori sociali ed economici hanno nel portare avanti il progetto.

Una particolare compito spetterebbe però alla Ce: “La Commissione dovrebbe pubblicare un piano di azione per l’implementazione [del Pilastro] con tanto di azioni concrete e obiettivi per sostanziare i 20 principi e diritti di ordine generale”.

Tra gli impegni richiesti da Lynch spiccano: “il rafforzamento della Direttiva sull’equo compenso”, “la protezione di lavoratori non regolamentati”, inclusi gli “impiegati” della gig economy, “la garanzia del rispetto della privacy sul lavoro” e la “protezione di lavoratori autonomi”. Inoltre, il Segretario generale invoca la trasformazione del Semestre europeo, il principale strumento di governance economica comunitaria, in un “Semestre economico e sociale”. C’è anche la richiesta per un impegno da parte degli Stati Membri a far confluire sempre più lavoratori nei meccanismi della “contrattazione collettiva”. Infine, l’introduzione, a livello di Trattati europei, di un “protocollo per il progresso sociale” che declini il Mercato unico come uno strumento per ottenere “progresso sociale”.

Alle richieste di Lynch vanno poi aggiunte le considerazioni di Dimitris Papadimoulis, racchiuse in un editoriale pubblicato da Open democracy.

Papadimoulis sostiene che sia necessario aumentare il budget europeo con fondi dedicati all’implementazione del Pilastro, garantendo in questo modo l’accesso a servizi essenziali in materia sociale negli Stati Membri. Inoltre, l’esperto greco invoca l’istituzione di autorità indipendenti che possano affiancare i sindacati nel lavoro di monitoraggio relativo all’implementazione del Pilastro.

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club