Tra Italia e CorsicaCorona stai attento: la magistratura italiana non funziona come “X Factor”

L'ex fotografo affida ad un'agenzia di comunicazione il compito di relazionarsi con la stampa per l’udienza di oggi, 19 dicembre. Ma la mossa di Corona rischia di trasformarsi in un boomerang

Da Milano giunge la notizia che – con la lodevole intenzione di tutelare il suo «brand» – l’ex fotografo dei vip si è affidato a un’agenzia di comunicazione, la milanese Match Picture, che a tutti i giornalisti che si occupano dei suoi processi ha inviato una mail per ricordare che l’ex re dei paparazzi dovrà affrontare una nuova udienza davanti alla sezione misure di prevenzione del tribunale di Milano e che proprio quest’agenzia ha il compito di relazionarsi con la stampa anche se solo per l’udienza di oggi, 19 dicembre.

Al centro della vicenda giudiziaria il sequestro dei 1,7 milioni di euro, trovati in parte a casa di una sua collaboratrice in parte in due cassette di sicurezza in Austria, e del suo appartamento in via De Cristoforis, a pochi passi dalla movida di Corso Como.

Cosa ha scritto l’agenzia? «Prosegue il processo contro Fabrizio Corona, per il sequestro della sua casa e per i redditi non dichiarati. L’udienza si terrà domani, martedì 19 dicembre, davanti alla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano. Ci saranno importanti novità».

Tradotto: la difesa di Corona ritiene di avere un asso nella manica da rivelare e vorrà quasi certamente assicurarsi il massimo della visibilità per ‘bucare’ il muro di una stampa tipicamente aderente ai teoremi accusatori.

Il punto, però, è che la mossa di Corona rischia di trasformarsi in un boomerang, al di là della sicuramente alta professionalità garantita da Match picture che – almeno a giudicare dal suo sito web – sarà senz’altro la numero uno in servizi quali celebrities pr, ncc – sicurezza privata – bbc security, talent scout o booking celebrities e financo in ufficio stampa e comunicazione strategica, ma non appare puntare sulla comunicazione di crisi di carattere giudiziario, sulle litigation pr.

Gli avvocati di Corona – Ivano Chiesa e Luca Sirotti – hanno spiegato al loro assistito e all’agenzia che i magistrati hanno un rapporto del tutto peculiare con la comunicazione? Che spesso paga il riserbo, il basso profilo, la difesa nel merito, con argomenti posti anche con garbo? Probabilmente anche i legali di Corona si sono convinti che dall’udienza di oggi potrebbero emergere elementi favorevoli alla difesa, ma siamo certi che il verdetto della magistratura italiana funzioni come «X Factor» o «The Voice»? Assolutamente no. È anche difficile pensare che una tale sensibilità possa essere espressa dai pur certamente eccellenti comunicatori chiamati a gestire un’udienza ritenuta in qualche modo decisiva. Per capirci: chi si farebbe operare a un ginocchio o al cuore da un pediatra, sia pure eccellente? E ancora: uno storico caso giudiziario ha dimostrato che si può essere assolti dal tribunale di Porta a Porta ma non serve a nulla se si è condannati dal tribunale vero.

Il rischio altissimo, per Corona e i suoi avvocati, è che – a fronte di elementi che potrebbero emergere in udienza rafforzando la difesa – il clamore indisponga i togati, soprattutto i giudici, e che una comunicazione strillata, esasperata, a partire dalla scelta di chiamare le telecamere in aula (sarebbero, in fondo, assai probabilmente venute spontaneamente) e di farlo in modo così plateale si trasformi in una scelta autolesionistica. Siamo vicini a Natale e, a prescindere dalle coincidenze, è giusto augurare sempre meglio al prossimo, ma non si può tacere su una scelta che dice molto sul per nulla mutato atteggiamento di un uomo indubbiamente brillante nei confronti della società e delle autorità. Se anche i magistrati giungeranno a questa amara conclusione, le premesse per un giudizio che dovrà comunque necessariamente basarsi sul merito non saranno delle migliori.

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