«Siamo pronti per far partire il cambiamento nel mondo dell’arredo». Sembra uno slogan politico, ma è la frase che arriva alla fine di un colloquio, come logica conclusione del ragionamento portato avanti finora. A parlare è Nazzareno Mengoni, 33 anni, titolare della startup Kubedesign e da un anno presidente del Gruppo Giovani di FederlegnoArredo. Il cambiamento a cui si riferisce verte su tre punti molto chiari, che si potrebbero etichettare come le tre “E” del suo programma: e-business, economia circolare ed Europa. Ciascun tema vuole essere un punto di rottura rispetto all’approccio seguito finora nel settore, alla luce di un altro principio cardine: «Siamo giovani, abbiamo il vantaggio di poter sbagliare».
Si comincia dalla “innovazione a 360 gradi”. «Tutti parlano di industria 4.0, ma lo si fa troppo dal punto di vista dei vantaggi fiscali – sottolinea -. Bisogna invece cogliere le opportunità, sia sul versante della robotica sia da quello dell’e-business», un’etichetta definizione che va oltre il concetto di e-commerce. «Il mondo dell’arredo vede l’online come un ostacolo», spiega, «noi invece dobbiamo far entrare nuove idee. Dobbiamo favorire l’innovazione, non provare a ostacolarla. Non bisogna suggerire qualcosa a chi l’azienda la vive da decenni, ma dare stimoli per aprire le menti, per far capire dove ci possano essere le opportunità».
Gli esempi citati di possibili cambiamenti non mancano. Uno: il “contract”, ossia i “grandi progetti chiavi in mano” per clienti come alberghi, teatri o navi da crociera. «Dividiamo il mondo dei giovani da quello dei grandi – premette -. Nel mondo dei grandi si parla tutti i giorni di contract. Non è detto che il contract non si possa fare online da qui a breve tempo, perché esistono delle piattaforme che mettono in contatto domanda e offerta e fanno sì che queste due parti interagiscano». Due: l’open innovation, ossia l’innovazione che arriva attraverso l’acquisizione di startup da parte di aziende più strutturate. «Ikea lo fa, perché non lo possono fare altri? Non non dobbiamo condannare, prima dobbiamo capire». Tre: le flash sales, ossia le vendite per periodi limitati con forti sconti su outlet virtuali. «Secondo me ci sono due strategie per rapportarsi alle flash sales – commenta Mengoni -: la prima, quella che intendono le generazioni più anziane di noi, è di usarle per far fuori il magazzino; e secondo me non è la via da seguire. La seconda è quella di sfruttare questo canale per arrivare direttamente al B2C (al consumatore finale, ndr) con una forma nuova di propositività dell’articolo. Ci sono articoli che non vanno spiegati: o ti piacciono o non ti piacciono, è questione di cervello rettile (la sede degli istinti primari e di funzioni vitali, ndr). Le cucine non credo siano vendibili nelle flash sales ma le lampade credo proprio di sì. Bisogna anche ricordarsi che una piattaforma come Vente Privée ha più di 20 milioni di utenti: vuol dire che in quattro giorni si entra nel cellulare di 20 milioni di persone».
Il cambiamento secondo Mengoni verte su tre “E”: e-business, economia circolare ed Europa. Ciascun tema vuole essere un punto di rottura rispetto all’approccio seguito finora nel settore, alla luce di un altro principio cardine: «Siamo giovani, abbiamo il vantaggio di poter sbagliare»
Al tema delle flash sales è stato dedicato il terzo appuntamento del ciclo di incontri “InnovaTour”. Il primo era stata una tappa dal distributore italiano di Tesla, vista come un “disruptor model”. «Oggi Tesla ha showroom di fianco a Gucci e a Prada. Guardi l’auto, la configuri e te la fai mandare a casa. Pensiamo a come un’azienda di arredo possa aggiornare i suoi showroom usando la tecnologia come Tesla», commenta. La seconda tappa dell’InnovaTour è stata Bruxelles, sede della Commissione europea e del Parlamento europeo assieme a Strasburgo. «Abbiamo scoperto che l’83% delle leggi che ci riguardano come italiani vengono votate in Europa ed entro due anni devono essere fatte attuare dai governi nazionali. Questo vuol dire che pensando alla politica italiana perdiamo due anni di tempo tutti i giorni», spiega. «Abbiamo parlato con una decina di rappresentanti delle istituzioni europee e ci siamo resi conto della velocità con cui accadono le cose in Europa rispetto all’Italia. È una questione che noi giovani più prima che poi dovremmo prendere a cuore».
La terza priorità di Mengoni si chiama “economia circolare”. «Fino a pochi anni fa era la sostenibilità era considerata qualcosa da “radical chic” – sottolinea il presidente del Gruppo Giovani di FederlegnoArredo -, oggi stiamo capendo che i ragazzi, esposti fin dall’asilo al messaggio ecologista, saranno disposti a spendere di più per comprare oggetti ecosostenibili». La sostenibilità, però, deve essere «reale» e non di facciata, perché «oggi il 50% delle aziende intende la sostenibilità come una questione di marketing», mentre dovrebbe essere «una mission». Mengoni su quest’ultimo punto ha le carte in regola per parlare, perché la sua Kubedesign (fondata qualche anno fa con il fratello Federico) è una piccola azienda con una particolarità: produce mobili di design in cartone riciclato e biodegradabile, dalle sedie agli armadi. Gli inserti di altri materiali sono limitati all’essenziali e funzionali all’obiettivo di far «durare un mobile lo stesso tempo di un mobile in un materiale normale». La società, che fattura circa un milione di euro, è nata vicino a Osimo (Ancona, al confine con la provincia di Macerata) come spin off dell’azienda di famiglia, lo Scatolificio Mengoni. Da poco ha stretto un accordo con una società più strutturata e leader nell’allestimento di negozi, a Milano.
«Il mondo dell’arredo vede l’online come un ostacolo. Noi invece dobbiamo far entrare nuove idee. Dobbiamo favorire l’innovazione, non provare a ostacolarla»
Il capoluogo lombardo sta diventando d’altra parte sempre più importante per la società, perché nelle Marche si producono i mobili ma «è difficile portare i clienti», dato che «il mondo è già delle metropoli». Mengoni i suoi ospiti ama portarli sulle spiagge di SIrolo o Numana, da cui si vede il monte Conero. A più di un visitatore è capitato di uscire dall’acqua e di ritrovarsi senza ciabatte. Per alcune ore si inscena un furto, poi si restituiscono le ciabatte. Il motivo? «Non se lo dimenticheranno più». L’esperienza dei clienti, d’altra parte, secondo il presidente del Gruppo Giovani di Fla è una delle pietre miliari attorno a cui gli arredatori dovrebbero far girare il proprio business.