Martedì 7 dicembre, il partito polacco Diritto e Giustizia (PiS) ha letteralmente “fatto subentrare” alla guida del Paese il nuovo Primo ministro, Mateusz Morawiecki. La sostituzione del precedente Presidente del Consiglio, Beata Szydlo, ha fatto seguito a una riorganizzazione interna al Partito. Morawiecki, ex ministro delle Finanze, ha mantenuto intatto la squadra di governo precedente e intende preservare la linea politica adottata finora dal suo partito.
«La Polonia dovrebbe difendere la sua identità e i suoi interessi nazionali, ora che l’Unione europea sta discutendo del proprio futuro», ha dichiarato Morawiecki di fronte al Parlamento martedì mattina, ponendosi, di fatto, in continuità alla visione euroscettica di Szydło. Più tardi ha asserito che il Paese «si incastra perfettamente nel puzzle europeo, ma non può esservi forzato in maniera impropria».
Giunto a metà del proprio mandato di quattro anni, Diritto e Giustizia ha finora intrattenuto un rapporto difficile con l’Unione europea. La controversa riforma del sistema giudiziario, approvata a un giorno di distanza dal cambio al vertice, rappresenta un ulteriore strattone alla corda tesa tra Varsavia e Bruxelles. EuObserver riporta che la Commissione europea ha minacciato di imporre sanzioni in caso il Governo continui a ignorare i valori e i principi guida del diritto comunitario. Morawiecki, di contro, ha supportato la decisione del Parlamento, dichiarando che i concetti di “sovranità” e “tradizione” vanno onorati attraverso la difesa degli interessi nazionali.
La Polonia, insieme agli altri Paesi del Gruppo di Visegrád (anche detto V4), è da annoverarsi tra i “figlioli prodighi” dell’Ue. Secondo il New York Times, il gruppo oggi rappresenta il fallimento del progetto di integrazione degli ex Stati sovietici dell’Europa centro-orientale all’interno dell’Ue. L’affermazione di governi fondamentalmente nazionalisti e populisti, nonché l’imperterrita opposizione da parte del V4 verso alcune politiche europee, sarebbero la dimostrazione lampante. Varsavia, in particolare, è tuttora accusata di aver ignorato lo schema di ricollocamento dei migranti imposto da Bruxelles. Vista la continuità adottata da Morawiecki, è lecito aspettarsi che la situazione non migliori nel prossimo futuro.
Diritto e Giustizia è un partito destrorso, nazionalista, e conservatore. Affonda le sue radici nello storico Solidarność di Lech Wałęsa e ne riconosce la matrice cristiano-democratica. La combinazione fa presa sulla popolazione polacca, il cui 90% è cattolica; il Partito ha vinto le elezioni politiche del 2015 ottenendo una maggioranza schiacciante nel Parlamento, e prospera sotto la guida dell’inflessibile Jarosław Kaczyński, ex Primo ministro tra il 2006 e il 2007. Kaczyński è ritenuto da molti il burattinaio e la mente dietro le vittorie del Partito. Grzegorz Schetyna, leader del secondo partito polacco (Piattaforma Civica), ha puntato il dito contro la debolezza di Morawiecki in fatto di nomine governative, dichiarando che “non è facile essere Primo ministro in un governo nel quale è Kaczyński a prendere le decisioni”.