Fate un esperimento. Entrate in una tavola calda, anche una salumeria ben attrezzata per servire pasti durante la pausa di lavoro, e ordinate un primo e un secondo. Poi controllate che cosa finisce sulla bilancia per emettere lo scontrino. In genere, ecco il trucco della tara, su quella bilancia ci finiscono anche piatti, vaschette e contenitori. Tutta roba che poi il consumatore paga. Tutta roba che il consumatore non dovrebbe pagare.
A parte l’evidente spreco di materiali e di soldi, qui siamo proprio al sottile confine con la truffa. A Torino, alcuni mesi fa, ben sei supermercati sono finiti sotto inchiesta: gonfiavano gli scontrini dei clienti addebitando anche il peso dei contenitori. L’imbroglio della tara è semplice, ma sarebbe altrettanto semplice evitarlo. Senza fare scenate o andare subito da qualche vigile urbano per protestare, di fronte al commerciante scorretto o anche al commesso del supermercato che sta eseguendo ordini superiori, usate la potente arma della persuasione. Fate capire che avete capito. Basta una frase, anche con un pizzico di ironia che in questi casi non guasta mai. Una frase tipo questa: «Scusi, ma qui si pagano anche i piatti?».
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