Nelle intenzioni dei fondatori doveva essere una margherita. Alla fine, per evitare problemi di plagio, si è preferito cambiare fiore. Quando Beatrice Lorenzin svela emozionata il logo del nuovo partito ecco spuntare quello che sembra un grande girasole giallo. «Per me è una peonia», spiega lei. «Un bel fiore petaloso, disegnato dal figlio di una mia amica». Improvvisamente il battesimo politico di Civica Popolare si trasforma in una lezione di botanica. A due passi da Palazzo Chigi, i protagonisti della nuova avventura affollano la grande sala del tempio di Adriano. Sono i moderati del centrosinistra. I rappresentanti del mondo popolare che hanno legato il proprio destino al Pd di Matteo Renzi. Ennesima declinazione del centrismo italiano. Una realtà ampia e variegata, a dire poco. Seduti in sala si riconoscono gli alfaniani di Alternativa Popolare, quelli che non sono voluti tornare alla corte di Berlusconi. Ci sono gli esponenti usciti dall’Udc e rimasti fedeli a Pierferdinando Casini, oggi riuniti sotto l’insegna dei centristi per l’Europa. Tra loro il ministro dell’Ambente Gian Luca Galletti e l’ex titolare della Funzione pubblica Gianpiero D’Alia. Uniti sotto lo stesso simbolo ecco i delegati dell’Italia dei Valori, rappresentati in Parlamento da una pattuglia di ex grillini. Un puzzle politicamente complesso. Nel logo di Civica Popolare – di un intenso colore fucsia – i cinque simboli dei fondatori sono tutti presenti. Campeggiano sotto al grande fiore giallo di cui Beatrice Lorenzin spiega il benaugurante significato: «Ha il colore del sole: rappresenta il senso della rinascita».
Alfaniani ed ex grillini. Ci sono i centristi per l’Europa di Casini e gli esponenti di Democrazia Solidale. A due passi da Palazzo Chigi nasce Civica Popolare, la formazione guidata da Beatrice Lorenzin. Sono i moderati del centrosinistra. I rappresentanti del mondo popolare che hanno legato il proprio destino al Pd di Matteo Renzi. «Siamo il vaccino contro l’incapacità, gli estremismi e i populismi»
Per adesso si parla di sopravvivenza. Anche se lo sbarramento al tre per cento rappresenta un ostacolo difficile da superare, al tempio di Adriano si respira aria d’ottimismo. «Questa non è una lista elettorale, ma una forza politica» racconta la ministra della Salute (il nome in stampatello ben visibile sul simbolo). Inutile girarci attorno: il futuro di molti presenti dipenderà da quanti collegi sicuri il centrosinistra potrà garantire all’uninominale. Seggi da contendere agli altri alleati di Insieme e, forse, +Europa. Ma la sfida di Civica Popolare non si esaurisce alle urne. Subito dopo le elezioni si strutturerà la nuova forza politica. «Ci mettiamo in gioco anche per i prossimi anni», insiste Lorenzin.
In prima fila Pierferdinando Casini ascolta concentrato, vicino a lui c’è Fabrizio Cicchitto. Un ex democristiano e un ex socialista. Un tempo erano protagonisti del centrodestra berlusconiano, da qualche anno sono alleati del Partito democratico. Poco più in là si intravede il gruppetto dell’Italia dei Valori. Come noto, il leader del partito non è più Antonio Di Pietro, che a marzo si candiderà da indipendente nel suo Molise. Insieme al segretario Ignazio Messina c’è il senatore Maurizio Romani, eletto con i Cinque Stelle. La composizione di Civica e Popolare è articolata. Andrea Olivero e Lorenzo Dellai sono il volto di Democrazia Solidale, mentre Giuseppe De Mita rappresenta L’Italia è Popolare. Da un’altra parte della sala ecco la numerosa pattuglia di Alternativa Popolare. Il progetto politico si aggrega proprio attorno agli eredi di Alfano, inevitabilmente sono loro la componente principale. Ecco allora i deputati Sergio Pizzolante e Fabrizio Cicchitto. Il sottosegretario alla Difesa Giacchino Alfano arriva con un po’ di ritardo, per garantirgli un posto in prima fila deve essere aggiunta una sedia all’ultimo.
Nelle intenzioni dei fondatori doveva essere una margherita. Alla fine, per evitare problemi di plagio, si è preferito cambiare fiore. Quando Beatrice Lorenzin svela emozionata il logo del nuovo partito ecco spuntare quello che sembra un grande girasole giallo. «Per me è una peonia», spiega lei. «Un bel fiore petaloso»
Certe distanze lasciano un po’ sorpresi: cosa unisce forze politiche tanto diverse tra loro? Qual è il collante tra l’Italia dei Valori e alcuni ex democristiani? Beatrice Lorenzin spiega il senso del progetto. «In questi anni tutti i presenti hanno sostenuto il governo». Si tratta di tre esecutivi diversi, guidati da Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. «Tutti partiamo dalla consapevolezza che cinque anni fa l’Italia rischiava di affondare. Eravamo sull’orlo del baratro». La leadership della Lorenzin non è stata scelta a caso. Lei, ministra della Salute in tutti questi anni, rappresenta perfettamente la continuità con queste esperienze di governo. Nonostante l’ottimismo, il futuro resta pieno di incognite. La campagna elettorale si presenta in salita. Davanti alle mille promesse avanzate in questi giorni – alcune davvero surreali – Civica Popolare vuole presentarsi come il partito della serietà. Rivendicando il decreto sull’obbligatorietà dei vaccini, Beatrice Lorenzin si lascia andare a una metafora sanitaria: «Noi siamo il vaccino contro l’incapacità, gli estremismi e i populismi». Una forza pragmatica, europeista, impegnata sul lavoro, i giovani, la demografia. Applausi in sala.