La faccia indigesta della Mifid 2: i costi dei conti correnti aumentano

La nuova direttiva europea comporta più trasparenza da banche, Sgr e Sim sui sui costi dei prodotti finanziari. Per le banche è un costo da 2,5 miliardi di euro che finiranno per pagare i risparmiatori. La cosa più probabile saranno aggravi sui costi dei conti correnti

PHILIPPE HUGUEN / AFP

Non è tutto rose e fiori, quando si parla di Mifid2, la nuova direttiva europea sui servizi finanziari entrata in vigore lo scorso 3 gennaio. Le nuove regole impongono alle banche e agli altri intermediari finanziari (Sgr e Sim) di garantire maggiore trasparenza dei costi sui prodotti finanziari. Diventa per esempio obbligatorio inviare ogni anno al cliente-risparmiatore una comunicazione riguardante tutti i costi sostenuti per i servizi di investimento. Il problema è queste attività produrranno dei costi che Risparmiamocelo.it stima in 2,5 miliardi di euro per il sistema finanziario.

Una delle conseguenze probabili è che questi oneri si traducano in maggiori costi per i risparmiatori. Guardando a quel che è successo negli scorsi anni, il primo bersaglio degli aggravi potrebbe essere il conto corrente. Dal 2013 ad oggi, ci informa una simulazione di Sostariffe.it pubblicata da La Stampa, si è registrato un aumento medio di 36 euro all’anno per la gestione di un conto corrente. Gli aggravi maggiori ci sono stati per le famiglie e le coppie.

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Le informazioni aggiuntive che le banche dovranno comunicare ai clienti costeranno circa 2,5 miliardi di euro. L’effetto più probabile è che questi costi si riversino sui costi dei conti correnti. Che dal 2013 sono aumentati mediamente di 36 euro all’anno

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