Le Regionali dimenticate. Il futuro del centrosinistra e le ambizioni dei grillini passano da Lazio e Lombardia

Nel Lazio la sfida è apertissima. I grillini si affidano alla Lombardi nel difficile compito di confermarsi dopo la conquista del Campidoglio. Zingaretti punta sull’accordo con la sinistra (che non sosterrà Gori in Lombardia). Nel centrodestra braccio di ferro tra Lega e Forza Italia sui candidati

FILIPPO MONTEFORTE / AFP

I Cinque Stelle si giocano tutto nel Lazio, obbligati a confermarsi dopo l’incredibile conquista del Campidoglio. Ma tra Roma e Milano passa anche il futuro del centrosinistra, che dovrà decidere se correre unito o separarsi definitivamente. Il risultato delle urne chiarirà anche i difficili equilibri del centrodestra, nella sfida sempre più tesa tra Forza Italia e la Lega di Matteo Salvini. Se ne parla poco. Sono state mediaticamente oscurate dalle elezioni nazionali del 4 marzo. Eppure le Regionali di Lazio, Lombardia, Friuli e Molise rappresentano uno snodo cruciale per le ambizioni dei principali partiti politici.

In molti casi la campagna elettorale è già partita, non sempre con toni sereni. Dalle parti della Capitale la sfida è aperta come mai prima. Nicola Zingaretti è in campo per essere confermato. Il governatore di centrosinistra ha ereditato una situazione difficilissima dal punto di vita finanziario. Eppure ne è uscito a testa alta. Sostenuto da oltre 200 sindaci, la sua campagna punterà proprio sui risultati raggiunti in questi anni. Il vero tema, però, è politico. Data la corrispondenza con le Politiche, è evidente che il risultato di Zingaretti sarà condizionato da quello di Matteo Renzi. Un destino curioso, per un leader che ha sempre marcato la propria distanza dal segretario dem. Anche per questo il governatore uscente punta sull’unità del centrosinistra, che ha invocato in un recente appello. Per riconquistare la Regione l’apporto di Liberi e Uguali è fondamentale. Le reali possibilità di vittoria dipenderanno dalla decisione di correre uniti.

Sul fronte opposto, al momento, la principale sfidante è la grillina Roberta Lombardi. Volto noto e punto di riferimento dei pentastellati romani. Dopo cinque anni alla Camera – è stata la prima capogruppo M5S a Montecitorio – la deputata ha deciso di impegnarsi sul territorio. Candidata ufficialmente lo scorso autunno con il voto in rete dei militanti, ha iniziato la campagna elettorale già da alcune settimane. Nel suo caso la vittoria passa inevitabilmente dal rapporto con il Campidoglio. La rivalità con la prima cittadina di Roma Virginia Raggi non è un mistero. Un contrasto durissimo – nato in seguito alla nomina di Raffaele Marra tra gli stretti collaboratori della sindaca – che ha scandito i primi passi della nuova giunta capitolina. Adesso si cerca una tregua. A inizio dicembre le due donne forti del M5S romano si sono incontrate in Campidoglio per firmare un trattato di pace. Un atto di pura convenienza e di comune interesse. «Che ci siano stati screzi è evidente – le parole della sindaca – Ma come abbiamo sempre detto i nostri avversari sono fuori da qui». Per i Cinque Stelle, del resto, la posta in palio è enorme. In caso di successo il Movimento potrebbe dar vita a un inedito asse tra Campidoglio e Regione.

La partita più aperta è nel Lazio. Se Nicola Zingaretti si appella all’unità del centrosinistra, la grillina Lombardi prova a seppellire i vecchi contrasti con la sindaca di Roma Virginia Raggi. A lei il compito di confermare il recente successo pentastellato in Campidoglio. E mentre il centrodestra è ancora in cerca di un nome, la vera incognita è Sergio Pirozzi. Il sindaco di Amatrice già in campo d aqualche settimana

Il centrodestra per ora resta indietro. Dopo la disfatta delle ultime amministrative romane, al momento manca ancora un candidato. Si cerca una figura in grado di unire tutta la coalizione. Le indiscrezioni puntano da tempo su Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato. In alternativa potrebbe spuntarla un esponente della società civile: nei mesi scorsi, tra retroscena più o meno realistici, si sono avvicendati i nomi dei giornalisti Nicola Porro, Paolo Liguori e Gennaro Sangiuliano. In attesa di una sintesi, l’unica candidatura confermata è quella del primo cittadino di Amatrice Sergio Pirozzi. Sostenuto da Francesco Storace, apprezzato da Matteo Salvini, senza negare la sua provenienza politica il sindaco si presenta come un esponente civico. Emerso con forza dopo la tragedia del terremoto, il suo è un profilo che piace. Almeno secondo i sondaggisti. E forse rappresenta la vera incognita di queste elezioni, mai così incerte.

Dietro la scelta dei candidati si nascondono i delicati equilibri del centrodestra. La competizione tra Lega e Forza Italia resta altissima. È un braccio di ferro da cui dipendono anche le partite in Molise e Friuli. Nel primo caso ci sono ancora troppe figure in corsa. L’ipotesi di una sfibrante competizione tra più candidati d’area è sempre più concreta. In terra friulana, invece, la sfida è tra il leghista Massimiliano Fedriga, giovane capogruppo del Carroccio a Montecitorio, e il capogruppo forzista in consiglio regionale Riccardo Riccardi. In questo caso, tra tante incognite, una certezza riguarda il centrosinistra. La governatrice uscente Debora Serracchiani non parteciperà alla sfida. L’esponente del Partito democratico ha già scelto di trasferirsi a Roma. Per lei è pronto un seggio alla Camera.

In Lombardia Forza Italia e Lega Nord appoggiano il governatore uscente Roberto Maroni. Nei sondaggi cresce il bergamasco Giorgio Gori, anche se la partita resta tutta in salita. Lo strappo tra il Pd e la sinistra si è già consumato: il movimento di Pietro Grasso non sosterrà il candidato renziano.

Diversa la situazione in Lombardia, forse la sfida elettorale più importante. Il centrodestra stavolta è compatto sul governatore uscente Roberto Maroni. Secondo i sondaggi il leghista è in vantaggio, anche se nelle ultime settimane il divario con gli avversari si sarebbe ridotto sensibilmente. Ci spera Giorgio Gori, candidato del centrosinistra. Sindaco di Bergamo, già produttore tv e un tempo vicinissimo al segretario dem Matteo Renzi. È stato scelto senza primarie e questo gli ha creato qualche polemica. Nonostante la popolarità in crescita, la sua resta una partita in salita. È una questione quasi fisiologica: in Lombardia il centrodestra governa da più di un ventennio. A rendere il sorpasso ancora più difficile ci sono le divisioni nel centrosinistra. Se nel Lazio il confronto tra Pd e Liberi e Uguali è ancora aperto, all’ombra del Duomo la frattura è già stata consumata. Considerato troppo “renziano”, Giorgio Gori non avrà il sostegno del movimento di Pietro Grasso. Sullo sfondo resta il candidato grillino Dario Violi. Consigliere regionale uscente, uno dei giovani pentastellati che ha deciso di giocarsi il secondo mandato ancora in regione. Bergamasco come Gori, raccontano che sia molto vicino a Di Maio. Rassicurante e adatto al ruolo: anche a dispetto degli umori della base qualche mese fa si è speso direttamente per il referendum sull’autonomia lombarda. A frenare la sua corsa, semmai, sono i sondaggi dei pentastellati, che da sempre in Lombardia hanno problemi a sfondare.

E così i Cinque Stelle concentrano le forze sullo scenario nazionale. Il Movimento scommette sulla candidatura a premier di Luigi Di Maio. In primavera, però, i pentastellati avranno la possibilità di conquistare nuove vittorie in giro per l’Italia. Insieme a Lazio, Lombardia, Friuli e Molise andranno al voto anche Valle d’Aosta e, più avanti, Trentino Alto Adige e Basilicata. Ma soprattutto si apriranno i seggi in venti comuni capoluogo di provincia. Da Ancona a Viterbo, passando per Vicenza, Udine, Catania, Pisa, Siena… In sei casi si tratta di città che superano i centomila abitanti. Ognuna rappresenta un banco di prova importante per le aspirazioni di governo dei Cinque Stelle. Una sfida fondamentale per un movimento che ha iniziato a cimentarsi con le prime, vere, sfide amministrative solo negli ultimi anni.

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