Ogni passo nasconde una trappola, quando si parla di scelte finanziarie. Molte delle trappole, tuttavia, le creiamo noi stessi, attraverso i meccanismi che ci portano a prendere le decisioni. Abitudini, gusti, scarsa conoscenza della materia, stato emotivo, limiti di tempo ci danno spesso l’impressione che stiamo approcciando le nostre scelte in modo razionale, quando in realtà ci stiamo basando su processi decisionali che di razionale hanno ben poco.
La finanza comportamentale ha teorizzato decine di bias ovvero distorsioni del processo decisionale. I bias sono tantissimi e hanno effetti sia nelle nostre decisioni di tutti i giorni che in quelle che riguardano la nostra situazione finanziaria.
Si pensi alla fallacia dello scommettitore: che ci porta a credere che se un evento si è verificato molto spesso nel passato diventa meno probabile, anche quando non esiste nessuna relazione. Si pensi al lancio di una moneta o ai numeri “ritardatari’ del Lotto. Un altro bias molto diffuso è l’effetto carrozzone (bandwagon), ovvero la tendenza a seguire la massa. Questo è per esempio il comportamento alla base delle bolle speculative.
Esistono inoltre tantissimi altri bias, come la tendenza a saltare alle conclusioni, l’avversione alla perdita, l’ancoraggio, oppure l’home bias che implica investire solo in titoli del proprio paese o solo si conosce meglio.
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Uno dei pregiudizi più diffusi va sotto il nome di “fallacia dello scommettitore”: ci porta a credere che se un evento si è verificato molto spesso nel passato diventa meno probabile, anche quando non esiste nessuna relazione. È come per i numeri “ritardatari’ del Lotto che non hanno alcuna probabilità in più di uscire rispetto ad altri numeri. In finanza, pensano che un titolo dopo una serie di risultati negativi sia destinato a tornare in positivo, salvo che a volte il titolo continua a scendere