Dal Terrorismo alla cannabis: tutto quello di cui non si è parlato in campagna elettorale

La legalizzazione della cannabis e le carceri sono finiti nel dimenticatoio. Lo Ius soli sembrava la madre di tutte le battaglie politiche, ma non se ne parla più. I grandi temi di politica estera non scaldano i comizi. E poi ci si stupisce se la gente non vota più

Che fine ha fatto la politica estera? E le riforme costituzionali? Nella lunga campagna elettorale si sono perse le tracce persino dello Ius Soli. Fino a pochi mesi fa la legge sulla cittadinanza ai bambini nati in Italia sembrava la madre di tutte le battaglie parlamentari. Per approvare la norma si sono lanciati appelli e avviati scioperi della fame. Finita la legislatura, il tema è scomparso dalla scena. Lo Ius Soli sposta pochi consensi, dicono gli esperti. E così l’impegno è uscito completamente dal dibattito. Ne rimane giusto un tiepido riferimento nel programma elettorale di qualche partito. È l’ennesimo paradosso di questa deludente campagna elettorale. Molti degli argomenti che davvero interessano la vita degli italiani sono stati messi da parte. Ormai sappiamo tutto della dieta di Silvio Berlusconi. Conosciamo gli esercizi ginnici a cui il Cavaliere si sottopone e quante volte va in piscina per rimanere in forma. Ma quasi nessuno si occupa di geopolitica. I grandi scenari internazionali sono rimasti ai margini del confronto politico. Quali sono i programmi dei nostri leader politici per stabilizzare la situazione in Libia? Invece di affrontare il complesso fenomeno migratorio si preferisce alimentare il timore degli italiani. Molto meglio sparare cifre – più o meno a caso – sul numero di clandestini da rimpatriare. Lo slogan vince sempre sull’argomentazione.

Ormai sappiamo tutto della dieta di Silvio Berlusconi. Conosciamo gli esercizi ginnici a cui il Cavaliere si sottopone e quante volte va in piscina per rimanere in forma. Ma quasi nessuno si occupa di geopolitica. I grandi scenari internazionali sono rimasti ai margini del confronto politico.

L’elenco dei capitoli dimenticati è lungo. Qual è il rapporto che il nuovo governo intende instaurare con gli Stati Uniti di Donald Trump e la Russia di Vladimir Putin? Se si eccettuano poco realistici richiami all’istituzione di nuovi dazi, anche sul commercio internazionale si è detto poco e niente. Il terrorismo internazionale è una delle principali sfide della nostra epoca. La sconfitta militare dello Stato Islamico è recente, ma non ci mette al riparo da pericolosi colpi di coda. Eppure in campagna elettorale è raro che qualcuno approfondisca l’argomento. «Nel 2018 il contesto è quello dell’imprevedibilità geopolitica – ha spiegato pochi giorni fa il premier Gentiloni presentando la relazione dei nostri Servizi – La minaccia terroristica è tutt’altro che esaurita». Insomma, il tema non è proprio secondario. Intanto lo scacchiere siriano è uscito completamente dai confronti tv di questi giorni. I leader preferiscono promettere impegni che non manterranno mai. E così la lista dei sogni elettorali cresce ogni giorno. Bonus, aumenti in busta paga, pensioni più ricche per tutti. Non c’è partito, o quasi, che non abbia promesso l’impossibile. E sono tutte iniziative senza copertura economica, come ormai sanno anche gli elettori. I temi etici? Ci sono argomenti che interessano da vicino la vita di ognuno di noi. Eppure, chissà perché, nei comizi di questi giorni non se ne parla mai. L’ultima legislatura ha visto approvare le leggi sul biotestamento e le unioni civili. Quale sarà il destino di questi provvedimenti? Se il centrodestra tornerà al governo è pronto a mettere mano alle riforme? Il centrosinistra proseguirà il cammino già intrapreso? Mistero. A spulciare i programmi le indicazioni si trovano, per carità. Ma nel confronto politico certi argomenti proprio non entrano. In compenso chi legge i giornali è rimasto per giorni con il fiato sospeso sul destino di Romano Prodi. Il professore sta per tornare in campo? E con lui c’è anche Walter Veltroni? Il tono da telenovela è sempre dietro l’angolo. In caso di sconfitta Renzi è pronto a dimettersi? E quale sarà la percentuale minima del Partito democratico per costringere il segretario a fare un passo indietro?

La questione delle carceri è un argomento evidentemente centrale. «Non fatemi vedere i vostri palazzi ma le vostre carceri, poiché è da esse che si misura il grado di civiltà di una nazione». Così scriveva Voltaire. Eppure in campagna elettorale, salvo poche eccezioni, si è preferito evitare l’argomento

La campagna elettorale scorre tra mille interrogativi inutili. Da un paio di giorni la nomina di un ipotetico governo Cinque Stelle ha riempito le pagine dei quotidiani. Una scena surreale. A pochi giorni dal voto il Movimento di Di Maio ha già presentato un elenco dei nuovi ministri, inviando per conoscenza una mail al Quirinale. Poi magari si scoprirà che i grillini non hanno neppure vinto le elezioni, ma per il momento questo resta un dettaglio. Dei possibili protagonisti del nuovo esecutivo ormai conosciamo nomi e curriculum. Ma degli impegni del prossimo governo – qualunque sarà – in tema di giustizia sappiamo molto meno. La questione delle carceri è un argomento evidentemente centrale. «Non fatemi vedere i vostri palazzi ma le vostre carceri, poiché è da esse che si misura il grado di civiltà di una nazione». Così scriveva Voltaire. Eppure in campagna elettorale, salvo poche eccezioni, si è preferito evitare l’argomento. La condizione delle galere e le misure per contenere il sovraffollamento restano un’inutile appendice per addetti ai lavori. E dire che gli elettori ci provano. Nella scorsa legislatura sono state raccolte decine di migliaia di firme per presentare in Parlamento una legge popolare sulla legalizzazione delle droghe leggere. Attorno al tema della cannabis è nato il più ampio gruppo interparlamentare che la storia ricordi. Eppure in queste settimane il tema è sparito. Si può essere a favore o contrari, per carità. Ma non si può fare finta di niente. I temi rimasti nell’ombra sono numerosi: solo ieri il Sole 24 Ore denunciava la scomparsa dalla contesa elettorale di 5 milioni di lavoratori autonomi. Al netto di specifiche previsioni nei programmi dei partiti, i comizi di questi giorni sembrano aver dimenticato partite Iva e collaboratori. Intanto l’astensione continua a crescere e sempre più italiani preferiscono disertare le urne. E il bello è che qualcuno si stupisce pure.

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