Gene Gnocchi al veleno: «La politica di oggi? Meglio iscriversi al partito del nulla»

Nuovo spettacolo, politico e anti-smartphone, del comico di Fidenza. La battuta sul maiale/Petacci, a cui hanno risposto con uno striscione. La disillusione per il Pd (e per D’Alema)

Gene Gnocchi è tornato. In realtà ce ne siamo accorti già da un po’. Esattamente da quando ha iniziato a raccontare ogni martedì sera da Floris la settimana politica all’interno della copertina di Dimartedì. Lo fa come sempre ha fatto: attraverso la sua satira corrosiva. Certo, poi venerdì c’è Crozza a tenere banco, così si impara anche ad adeguarsi, e si investigano nuove forme di originalità. Lo ammette anche lui: «venire dopo Crozza ti costringe a fare alcune scelte, perché lui ha preso la scena portando in televisione il suo stile, così chiaramente le imitazioni non si possono fare perché non saranno mai riuscite quanto le sue», racconta Gene a Linkiesta.it.

Il comico emiliano in questi giorni si trova nel bel mezzo di una tournée teatrale che lo sta portando a spasso per l’Italia per presentare al pubblico lo spettacolo Il Procacciatore, una storia tragicomica che ironizza sul mondo politico e sulla ormai incontrastabile dipendenza da smartphone. «Questo spettacolo è una scommessa che avevo in serbo da un paio d’anni – racconta Gene Gnocchi – volevo rappresentare questa civiltà schiava dello smartphone, e l’idea che è venuta fuori è molto soddisfacente. Infatti proprio a causa del telefonino, il protagonista che vuole dare una speranza agli italiani si ritrova in una situazione non prevista proprio durante la sua importante conferenza».

La commedia è chiaramente una critica dei tempi strambi che stiamo vivendo. Infatti durante la conferenza, attraverso la quale il protagonista prova ad illustrare al pubblico le sue importanti intuizioni, si parla di vaccini e di altri temi di attualità, così come della situazione internazionale. Un’attualità a cui Gene ha già provato a dare forma, tramutandola nel partito sempre verde, quello della vacuità. «Abbiamo ricevuto un sacco di adesioni [a “Il Nulla” ndr.]. A questo punto sarebbe stato forse utile presentarsi davvero alle elezioni per raccattare qualcosa – ironizza Gene Gnocchi -. Insomma, è una vicenda scherzosa, ma che ha trovato riscontro nella realtà. Nasce dall’idea di mettere alla berlina la pochezza di questa campagna elettorale: lo scopo è stato ampiamente raggiunto. In giro la gente mi chiede come si fa ad iscriversi a “Il Nulla” perché non ne può più della politica attuale».

Venire dopo Crozza ti costringe a fare alcune scelte, perché lui ha preso la scena portando in televisione il suo stile, così chiaramente le imitazioni non si possono fare perché non saranno mai riuscite quanto le sue

Per fare satira insomma bisogna anche esporsi, rischiando spesso di cadere nel vortice dell’attualità. Il trabocchetto ha trovato in fallo anche il comico emiliano giusto poco tempo fa, quando è stato criticato dall’estrema destra a causa di una battuta controversa sulla compagna di Mussolini, Claretta Petacci. «Va precisato che ciò che è stato riportato è falso – commenta lapidario Gene -. Non ho mai detto che la Petacci è un maiale. La battuta era stata concepita come se la Meloni, per affinità culturali e ideologiche, avesse chiamato il “suo” maiale con quel nome. Idealmente avrebbe potuto chiamarlo Galeazzo Ciano o Mussolini, non sarebbe cambiato nulla. Ma è falso, la battuta è stata strumentalizzata. Io rivendico sempre il diritto di satira quando c’è da rivendicare qualcosa che viene detto, ma in questo caso non c’è nulla da rivendicare».

In segno di rivalsa per l’uscita infelice, la sezione locale di Forza Nuova della città dove Gene vive da qualche anno, Faenza, ha appeso di fronte a casa del comico uno striscione con su scritto “Vigliacco”. L’accaduto non ha scosso troppo il comico. Lo preoccupa invece molto di più quest’ondata di nuova destra aggressiva che da tempo sta tornando alla ribalta, per ora solo della cronaca. «Sento che c’è nostalgia. Sicuramente i media contribuiscono a ingigantire la situazione, ma c’è un vento che soffia. Penso anche all’Ungheria di Orban, o ai neonazisti in Germania. Sono movimenti cresciuti cavalcando il sentimento anti immigrazione. È una ventata populista. C’è questa idea che certe rivisitazioni possano passare, è un fenomeno che non va sottovalutato», tira le somme Gene.

Sento che c’è nostalgia. Sicuramente i media contribuiscono a ingigantire la situazione, ma c’è un vento che soffia. Penso anche all’Ungheria di Orban, o ai neonazisti in Germania. Sono movimenti cresciuti cavalcando il sentimento anti immigrazione. È una ventata populista. C’è questa idea che certe rivisitazioni possano passare, è un fenomeno che non va sottovalutato

Intanto le elezioni sono dietro l’angolo e, mentre la sinistra litiga, a destra cresce il fermento. Sulla congiuntura italiana il comico ha le idee molto chiare, e non riesce a risparmiarsi qualche tirata d’orecchie, così come qualche buon auspicio. «Io penso che il tema centrale di queste elezioni sia il fatto che il Paese ha bisogno di ripartire. Giro l’Italia e vedo gente sfiduciata – racconta dispiaciuto Gene -. Vorrei ci fosse più senso di responsabilità da parte dei politici. Per quanto mi riguarda, il Pd, in particolare alcuni elementi del partito, mi rappresenta ancora. Mi dà l’idea che si possa ancora fare qualcosa per il Paese. Non posso pensare che dopo vent’anni torni Berlusconi, questa volta accompagnato addirittura da Salvini. Vedo un possibile apparentamento tra una certa frangia del Pd e il Movimento 5 Stelle, che rappresenta una forza innovativa nel panorama politico. Il paese ha bisogno di un progetto che tenga conto delle istanze della gente povera, degli anziani, dei giovani… il Pd deve tornare ad essere il paladino delle classi meno agiate». Neanche la nuova “cosa” a sinistra del Partito Democratico convince troppo Gene: «La sinistra dalemiana non mi convince, ho sempre avuto una certa diffidenza nei confronti di D’Alema. Secondo me nel Pd ci sono delle persone che possono fare bene. Se Renzi facesse un passo indietro e capisse che deve imparare a dialogare all’interno del partito sarebbe un bene per tutti. Lo avrebbe dovuto fare subito dopo il referendum».

Io penso che il tema centrale di queste elezioni sia il fatto che il Paese ha bisogno di ripartire. Giro l’Italia e vedo gente sfiduciata – racconta dispiaciuto Gene -. Vorrei ci fosse più senso di responsabilità da parte dei politici. Per quanto mi riguarda, il Pd, in particolare alcuni elementi del partito, mi rappresenta ancora. Mi dà l’idea che si possa ancora fare qualcosa per il Paese. Non posso pensare che dopo vent’anni torni Berlusconi, questa volta accompagnato addirittura da Salvini

Così come la politica, il racconto che viene fatto della vita pubblica è sempre più deficitario. E se lo spirito critico arranca, come fanno i giovani a riavvicinarsi alla satira nel tempo del web 2.0? «Secondo me siamo fuori tempo massimo – spiega disilluso Gene Gnocchi -. Me ne accorgo quasi quotidianamente. Ne sono convinto perché vedo ciò che gira su internet e il consenso che riscuote. Il problema [della satira ndr.] è che per farla serve una fruizione più lenta, bisogna metabolizzare. Questo è il contrario di quello che vuole la rete: la rete vuole una fruizione facile e istantanea, che male si concilia con un minimo di riflessione».

Il 4 marzo, quando usciremo dal seggio mentalmente esauriti e senza nutrire più alcuna speranza per il futuro del nostro Paese, potremmo solamente consolarci nella ricerca di ciò che, secondo il nuovo spettacolo di Gene Gnocchi, rappresenta l’unica via di salvezza che ci rimane in questo momento contorto: perseguire in modo sistematico la deficienza. Tra le nostre mani solo un trolley, un liquidator e un panino al cotto.

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