Facebook, senso di responsabilità e trasparenza per combattere la crisi di fiducia

Dopo i milioni di dati venduti all'insaputa dei fruitori, il gigante di Menlo Park studia le mosse per riconquistare gli utenti: impedire interferenze durante le campagne elettorali e chiarezza riguardo gli inserzionisti

La fiducia nei confronti di Facebook dipende dal livello di trasparenza e responsabilità che quest’ultima sarà in grado di dimostrare agli utenti.

La settimana appena iniziata fornirà ulteriori risposte ai tanti interrogativi che pendono come una spada di Damocle sul popolare social network. Mark Zuckerberg comparirà infatti proprio oggi, martedì, dinanzi alle Commissioni Giustizia e Commercio del Senato del Congresso Usa e domani davanti alla Commissione del Commercio della Camera per fornire spiegazioni sulla gestione dei dati degli utenti. «Si può risolvere la crisi di fiducia che ha colpito Facebook dopo lo scandalo Cambridge Analitica?» le parole sono di Luca De Biase ma il dubbio è di tutti. Il docente e giornalista ha scritto che «L’azienda si può risollevare: se la Volskwagen è riuscita a reagire può farlo anche Facebook. Ma occorre una virata forte e chiara. Altrimenti ci sarà un lento ma inesorabile distacco emotivo tra gli utenti e la piattaforma. Che rischia di contagiare pure l’immagine delle altre aziende che raccolgono grandi moli di dati: cosa che di fatto sta avvenendo». Sta avvenendo questa virata? Alcuni indizi li abbiamo avuti la scorsa settimana. Come riporta il Financial Times, Sheryl Sandberg, direttore operativo di Facebook, ha ammesso che è stato un errore per lei e Zuckerberg non aver parlato prima sulla vicenda relativa a Cambridge Analytica e in effetti è stato mostrato rimpianto per gli sbagli commessi. Anche l’amministratore delegato ha parlato ai giornalisti e il Financial Times fa notare che la parola responsabilità è stata usata quattordici volte. Di certo non basterà. La convocazione davanti al Congresso Usa è solo un primo passo volto a chiarire una vicenda che ha mostrato una falla enorme nella gestione della e-privacy degli utenti di Facebook con conseguenze che vanno oltre i confini americani. Politico Europe ha riportato che gli europei coinvolti potrebbero essere 2,7 milioni e Věra Jourová, commissaria Ue per la giustizia, la tutela dei consumatori e l’uguaglianza di genere, dopo aver ricevuto alcuni chiarimenti da parte di Sheryl Sandberg, desidera incontrarla personalmente per sapere come intende garantire trasparenza, rispetto delle regole e come vuole adattarsi al Regolamento generale sulla protezione dei dati dell’Ue, una volta entrato in vigore.

«L’azienda si può risollevare: se la Volskwagen è riuscita a reagire può farlo anche Facebook. Ma occorre una virata forte e chiara. Altrimenti ci sarà un lento ma inesorabile distacco emotivo tra gli utenti e la piattaforma. Che rischia di contagiare pure l’immagine delle altre aziende che raccolgono grandi moli di dati: cosa che di fatto sta avvenendo»

Nell’ambiente digitale il tema della trasparenza e dell’accountability sta diventando quindi finalmente centrale. In attesa di conoscere provvedimenti e sanzioni nel Vecchio Continente e oltreoceano, Facebook ha comunque già iniziato ad attivarsi. Mark Zuckerberg in un post del 6 aprile ha affermato che, memore dei tentativi di intromissione russa durante le ultime presidenziali americane, tra le sue priorità vi è quella di impedire interferenze durante le elezioni in programma nel 2018, come quelle in Usa, Messico, Brasile, India e Pakistan. Già sono stati elaborati strumenti, in grado, grazie all’intelligenza artificiale, di rimuovere decine di migliaia di account falsi. Poi, sono state annunciate altre due importanti iniziative. In primo luogo, a partire dagli Stati Uniti, gli inserzionisti dovranno necessariamente specificare la propria identità e il luogo in cui risiedono per pubblicare annunci di propaganda politica. In più dovrà essere chiarito chi li sovvenziona. Agli utenti canadesi, ed entro l’estate anche nel resto del mondo, verrà messo a disposizione uno strumento che permette di conoscere le inserzioni pubblicitarie contenute nella pagina che si sta visitando. Ciò vale per tutte le pagine degli inserzionisti su Facebook, non solo per quelle che pubblicano annunci politici. Entro giugno poi, sarà addirittura elaborato un archivio delle passate inserzioni pubblicitarie di carattere politico, che oltre a testo e immagini, conterrà l’indicazione dell’importo speso e le informazioni sul pubblico demografico per ciascun annuncio.

Vi è quindi una seconda rilevante misura, si è infatti deciso che verranno sottoposti a verifica anche gli utenti che gestiscono molte pagine per scoprire account falsi e contrastare la disinformazione online e i contenuti divisivi.

Alla fine del post, Zuckerberg ha anche dichiarato di supportare l’Honest Ads Act, volto proprio a disciplinare le campagne pubblicitarie online.

Già lo scorso ottobre era stato annunciato che solo gli inserzionisti verificati e autorizzati avrebbero potuto pubblicare annunci politici su Facebook o Instagram, la novità è che questa misura ora si applica anche a chi pubblica “issue ads”, come i contenuti di carattere politico destinati ad essere discussi in giro per il Paese. A chiarirlo sono Rob Goldman (VP, Ads) e Alex Himel (VP, Local & Pages) in un post. Le inserzioni saranno contrassegnate nell’angolo sinistro in alto dall’etichetta “Pubblicità politica” con l’indicazione delle informazioni su chi ha sovvenzionato quell’annuncio. I primi a sperimentare le nuove iniziative saranno gli americani nella tarda primavera. Se qualche contenuto non verrà etichettato, gli utenti potranno segnalarlo, cliccando sui tre punti in alto a destra del post.

Mark Zuckerberg in un post del 6 aprile ha affermato che, memore dei tentativi di intromissione russa durante le ultime presidenziali americane, tra le sue priorità vi è quella di impedire interferenze durante le elezioni in programma nel 2018, come quelle in Usa, Messico, Brasile, India e Pakistan

Facebook dunque inizia a mettere ordine in tema di trasparenza, lo fa per evitare abusi durante le elezioni e per assicurare che gli utenti abbiano le informazioni necessarie su annunci politici e contenuti, perché, per usare le parole di Goldman e Himel, «aumentando la trasparenza su annunci e pagine su Facebook, possiamo aumentare la responsabilità per gli inserzionisti, migliorando il nostro servizio per tutti».

C’è però un interrogativo che tutti si pongono: Facebook e in generale le piattaforme digitali, possono realmente condizionare l’opinione pubblica? A Menlo Park non intendono eludere nemmeno questa domanda. Zuckerberg in un post di ieri ha annunciato di aver pensato a una commissione indipendente per effettuare ricerche sugli effetti dei social media sulle elezioni e quindi, in generale sulla democrazia. Elliot Schrage, Vicepresidente delle comunicazioni e delle politiche pubbliche e David Ginsberg, direttore della ricerca, hanno specificato in una nota che la commissione di studiosi coinvolti dovrà definire l’agenda per fissare i temi da approfondire e sollecitare proposte di ricerca indipendenti. Queste ultime saranno quindi soggette a un processo di revisione gestito dal Social Science Research Council. Sulla base del processo di revisione, la commissione selezionerà in modo indipendente coloro che accederanno ai fondi per effettuare i propri studi e naturalmente ai dati degli utenti di cui verrà garantita sicurezza e segretezza. Le proposte di ricerca verranno esaminate anche dall’Institutional Review Board o da un ente equivalente di carattere internazionale, nonché da esperti di privacy sia interni al social network che esterni ad esso.

Facebook sta dunque facendo riferimento sempre più alla responsabilità e alla trasparenza, le due condizioni necessarie per ripristinare la fiducia degli utenti e l’unico binomio in grado di offrire credibilità a una piattaforma che ultimamente conosce solo critiche.

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