Rassegniamoci: siamo tutti cornuti. E non vogliamo la Cassazione nel letto

I giudici hanno stabilito che flirtare online è come tradire. Una sentenza che non cambierà il destino degli esseri umani: le corna. Ma soprattutto una ridicola identificazione di peccato e reato

Tenere la Cassazione fuori dalle nostre lenzuola non ci è riuscito e quindi quella ha avanzato, quatta quatta, come le amiche nemiche, come Al Pacino in certi film, come la Germania negli anni Trenta, e s’è infilata dappertutto, nella vita reale, e quando ha finito di occuparla tutta, è passata a quella virtuale. Flirtare online è come tradire, hanno stabilito ieri i giudici della prima sezione civile della Suprema Corte, confermando il diritto di una ex moglie a ricevere un mantenimento di seicento euro mensili dall’ex marito, dal quale si era separata dopo averlo sorpreso a fare il fesso in chat con chissà chi, magari un’adolescente che si fingeva una femmina adulta con due enormi tette. Nella sentenza è scritto che il comportamento del povero diavolo – che pena ci fa – è stato “oggettivamente idoneo a compromettere la fiducia tra i coniugi e a provocare l’insorgere della crisi matrimoniale all’origine della separazione”.

Quindi pensateci bene, d’ora in avanti, prima di mandare messaggini più o meno indecenti a qualcuno che non sia la persona che avete sposato: un giorno, quei messaggini potrebbero costarvi un’esosa causa di divorzio, più mantenimento, più trasloco, più sprezzo degli eventuali figli e/o amici, affiliati, parenti, vicini, colleghi. Un’occhiata extraconiugale è peccato, disse Gesù Cristo – “chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” – e una chat extraconiugale è reato, dice la Cassazione. E lo dice nel tempo massimamente secolarizzato (o, almeno, così ci illudiamo che sia) e massimamente intraprendente, delle famiglie allargate, le coppie apertissime, i matrimoni politici, il patriarcato e i suoi ruoli a processo, l’egomania, la selfness, niente moglie meglio un impianto stereo, niente marito meglio un gatto, niente indeterminato, niente mutuo, niente macchina.

Quindi pensateci bene, d’ora in avanti, prima di mandare messaggini più o meno indecenti a qualcuno che non sia la persona che avete sposato: un giorno, quei messaggini potrebbero costarvi un’esosa causa di divorzio, più mantenimento, più trasloco, più sprezzo degli eventuali figli e/o amici, affiliati, parenti, vicini, colleghi

Un tempo dove nessuno sembra intenzionato a tollerare un vincolo appena più impegnativo della fidelity card di un supermercato (meglio se Esselunga, che notoriamente si prende cura dei single) e nel quale, quindi, il tradimento dovrebbe godere di un’indulgenza diversa. Invece, esattamente come nell’Italia del delitto d’onore, il tradimento è ancora il crimine d’amore peggiore, la ferita più inguaribile, la macchia più inestinguibile. Solo che, mentre allora si temeva il disonore, ora si temono la sostituibilità e l’abbandono fino alla paranoia, tanto che siamo disposti ad accettare che un flirt su Twitter sia come avere un’amante e che un giudice indaghi e sentenzi sulle nostre intenzioni, sulle scappatoie virtuali, sulla vita che c’inventiamo su un social network ed è questo, assai più della – ennesima – confusione tra vita reale e internet, tra conversazione e chat, tra maschera e timidezza, tra streaming e disponibilità, a rendere grottesca e preoccupante una sentenza che starà facendo tossire mezza Italia e sfrigolare le mani all’altra metà. Una sentenza che – sia chiaro – non cambierà il solo destino comune di tutti gli esseri umani, fintanto che sono in vita: le corna (e tanto basterebbe a non drammatizzarle, come si diceva in quel titolo infedele di un vecchio film di Truffaut e che gli italiani partorirono in anni di liberazione sessuale. Poiché di tradimenti vive l’uomo, una trafficata attività di tutti è da sempre la ricerca della deroga.

Ci siamo chiesti, per anni, se per tradire si dovesse dire, fare, baciare o bastasse solo baciare; se un bacio da ubriachi o da depressi o in discoteca o a un funerale o in ospedale valesse come tradimento; se il sesso senza cuore o a malincuore o per ripicca o per nostalgia o per la paura dei cinquanta valesse e persino se un’occhiata a un’altra/altro fosse adulterio. Abbiamo risposto in mille modi diversi, spesso contraddittori. Poi è arrivata la rete, abbiamo smesso di fare il poco sesso che ancora facevamo e ci siamo chiesti se flirtarci sopra fosse sufficiente ad annullare un amore. Certo che lo è, ci siamo fatti dire dai giudici: la vita pensata è la sola che conta, desiderare è agire, agire è controllare e controllare è prevenire. Per questo ci sono migliaia di profili Facebook che le coppie gestiscono insieme (chi di voi non ha un Gabriella&Mirko tra i contatti?): è un modo per illudersi che si può essere coppia dove tutti sono uno, nessuno, centomila e pure di inibire il crimine prima ancora che venga commesso. L’uomo è ciò che fa, si diceva un tempo. Ora, invece, non solo vogliamo che l’uomo sia ciò che fantastica di fare, ma intendiamo sanzionare ogni sua fantasia, terrorizzati come siamo che quelle fantasie lo esortino a essere libero.

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