Quando ascolti una canzone cosa ti colpisce di più? Il testo? Il ritmo? La voce dell’artista?
Ci sono brani così intensi da sembrare poesie, ma non ottengono il consenso di pubblico di altri più poveri in termini di contenuto.
Perché? Io dico per via del ritmo! Quasi come una pozione magica, riempie il vuoto delle parole piatte. Il ritmo regala dignità, unicità e personalità.
Ecco allora che questi brani si insinuano nella memoria fino a diventare familiari e gradevoli.
Li canticchiamo sotto la doccia, al rosso del semaforo o in cucina mentre facciamo un caffè. Ti è mai capitato?
Non voglio dire che il giusto ritmo sia l’unico ingrediente di successo, al punto da permettere anche al testo più banale di diventare una hit. Però può fare la differenza.
Se è vero che bellezza e funzionalità non sono prerogative di un oggetto di design – come abbiamo visto nell’articolo precedente – ma appartengono anche alla scrittura, lo stesso vale per il ritmo: non è solo della musica. Ha un legame indissolubile con la parola.
Il ritmo è anche un nemico dell’Aziendalese, perché rompe gli schemi, spazza via la monotonia e dà carattere. Ha in sé una sua ripetitività, ma piacevole e coinvolgente.
Il ritmo è anche un nemico dell’Aziendalese, perché rompe gli schemi, spazza via la monotonia e dà carattere. Ha in sé una sua ripetitività, ma piacevole e coinvolgente
Alla luce di queste considerazioni, ripesca l’ultima email che hai ricevuto o inviato a tutti i colleghi. Com’è? Incalzante? Varia? Dinamica? In una parola: ha ritmo?
In azienda si ricorre spesso al copia-incolla di frasi standard e impersonali, i c.d. modelli o template. Il motivo spesso è il risparmio tempo, ma è un’illusione. Se i messaggi così strutturati non vengono letti perché senza attrattiva, e le informazioni non sono recepite, quanto tempo si è già sprecato e quanto se ne sprecherà?
Il primo accorgimento per dare ritmo al testo è variare la lunghezza delle frasi, prediligendo periodi brevi.
Il secondo è rileggere ad alta voce per sentire le pause fisiologiche e percepire la musicalità, o meno, dell’insieme.
Ho già scritto dell’uso di passivo e avverbi. Li riprendo come terzo punto, perché importanti. Tolgono ossigeno, rendono la lettura più faticosa e l’azione più astratta e lontana. Quindi, riduci gli avverbi e prediligi la forma attiva.
Lavora in ultimo su sinonimi e sfumature. Quanti modi ci sono per esprimere la stessa idea? Sforzati e trova alternative.
Allenati a sostituire tue espressioni usuali con altre, che possano descrivere, magari anche meglio, quanto ti frulla nella testa.
Questo esercizio rende consapevoli del peso delle parole e del loro potere evocativo.Non pensare che il ritmo appartenga solo alla scrittura creativa. Non è così! Anche la più anonima delle comunicazioni ha un’anima, basta riuscire a sprigionarla. Il ritmo va costruito a piccoli passi.
Lavorare a tutto questo non sarà mai tempo perso.
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