I tempi sono stretti, i paletti imposti dal Quirinale molto precisi. Come previsto, alla fine Sergio Mattarella decide di affidare un mandato esplorativo alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. Dopo due giri di consultazioni al Colle, a quarantacinque giorni dalle elezioni, il capo dello Stato prova ad accelerare per sbloccare lo stallo politico. Alla presidente di Palazzo Madama il difficile compito di verificare l’esistenza di una maggioranza parlamentare. Il colloquio nello studio di Mattarella dura una quarantina di minuti. Al termine il segretario generale della presidenza della Repubblica Ugo Zampetti annuncia alla stampa la natura dell’incarico. Il compito affidato all’esploratrice è circoscritto: la presidente del Senato avrà due giorni di tempo per capire le reali possibilità di un’intesa tra il Movimento Cinque Stelle e il centrodestra. Rispettivamente il primo partito e la prima coalizione premiati dalle elezioni. La scelta non è casuale. La Casellati è la seconda carica dello Stato, ma è anche un’esponente di Forza Italia. Avvocatessa veneta, già membro laico del Csm e storicamente vicina al presidente Silvio Berlusconi. Solo poche settimane fa è stata scelta per guidare Palazzo Madama anche con i voti dei grillini. Di fatto la sua elezione ha rappresentato il primo, timido, tentativo di collaborazione tra grillini e centrodestra.
Eppure il mandato ricevuto dal Qurinale è tutto in salita. La prima difficoltà riguarda proprio il tempo a disposizione. Chi sperava di superare lo stallo facendo trascorrere qualche altra settimana resta deluso. Il presidente Mattarella decide di imprimere un’accelerazione: la Casellati avrà solo 48 ore per incontrare i leader e riferire al Colle. Entro venerdì al massimo dovrà comunicare al presidente l’esito del suo mandato. E così, al contrario di quanto auspicato dal leghista Matteo Salvini, il tentativo di intesa dovrà concludersi prima delle elezioni regionali di Molise e Friuli. Il leader del Carroccio può comunque tirare un sospiro di sollievo. Decidendo di non affidargli un preincarico – come pure qualcuno aveva ipotizzato in questi giorni – il Colle lo mette al riparo da possibili insuccessi che ne avrebbero bruciato ogni aspirazione governativa. Ecco perché il partito di Salvini è il primo a salutare con favore la scelta del Colle. «Per la Lega – si legge – è positivo l’incarico alla presidente Casellati, perché il perimetro di un governo centrodestra-Cinque Stelle è esattamente quello deciso dal popolo italiano. La Lega è pronta a governare anche oggi, basta che gli altri smettano di litigare». Intanto non c’è tempo da perdere. Appena uscita dal Quirinale la Casellati si è recata a Montecitorio per incontrare il presidente grillino Roberto Fico. Dopo mezz’ora di colloquio ha raggiunto il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni a Palazzo Chigi. Nelle prossime ore tornerà dalle parti del Senato, per ospitare gli altri incontri istituzionali a Palazzo Giustiniani.
Dopo due giri di consultazioni al Colle, a quarantacinque giorni dalle elezioni, il presidente Sergio Mattarella prova ad accelerare per sbloccare lo stallo politico. I tempi sono stretti, i paletti imposti dal Quirinale molto precisi
La partita resta difficile. Dopo i tempi limitati, ci sono i paletti imposti dal Quirinale. Come richiesto da Mattarella, la presidente del Senato dovrà verificare solo l’esistenza di una possibile intesa tra grillini e centrodestra. Lo impongono i numeri, per il Colle è impossibile non partire da questo scenario. Ma le difficoltà sono evidenti. Il vero macigno sulla strada dell’accordo resta la presenza di Silvio Berlusconi. Il veto grillino sul leader di Forza Italia non sembra essere in discussione. E altrettanto difficile è immaginare una rottura all’interno di centrodestra. Finora Salvini ha sempre confermato di non voler tradire il mandato elettorale e l’alleanza con Forza Italia. Intanto, dopo gli entusiasmi iniziali, da qualche giorno i rapporti tra Luigi Di Maio e il leader del Carroccio sembrano essersi definitivamente raffreddati. Le difficoltà non sono ancora terminate. Un’altra incognita riguarda il nome del prossimo, possibile, premier. Come spiegato da Ugo Zampetti al Colle, in questi giorni la presidente del Senato dovrà verificare se esiste «un’indicazione condivisa per il conferimento dell’incarico di presidente del Consiglio per costituire il governo». In ballo restano i due leader Di Maio e Salvini, certo. Ma è evidente che un’intesa tra i due blocchi potrebbe nascere anche su un altro nome. Magari un esponente politico in grado di rappresentare la sintesi tra i due progetti. È un’altra missione impossibile. Solo stamattina il capogruppo grillino al Senato Danilo Toninelli è tornato a escludere categoricamente ogni ipotesi di esecutivo senza Luigi Di Maio nel ruolo di premier.
E così c’è già chi pensa alla prossima mossa del Quirinale. A detta di molti osservatori, il mandato esplorativo affidato da Mattarella rappresenta un passaggio necessario, ma senza troppe possibilità di riuscita. Il capo dello Stato ha voluto dare ai due vincitori delle elezioni l’ultima possibilità di accordarsi. Concluso questo tentativo, il presidente potrà agire con le mani libere. A quel punto il Colle potrà affidare un’altra esplorazione istituzionale, cambiando il perimetro dell’accordo politico. Si parla di un coinvolgimento del presidente di Montecitorio Roberto Fico, esponente grillino da sempre vicino a posizioni di sinistra. In questo modo Mattarella potrà sondare anche le possibilità di una maggioranza sull’asse Pd, Liberi e Uguali e Cinque Stelle. Ma c’è anche un’altra strada. Verificata l’impossibilità di un dialogo tra le principali forze politiche, preso atto dei veti persistenti tra centrodestra e grillini, il Quirinale potrebbe agire diversamente. E qui spunta l’ipotesi di un governo del presidente. Un esecutivo affidato a una personalità finora sconosciuta, non un leader di partito, per cercare il sostegno di tutte le principali forze politiche attorno a un programma di governo limitato. L’unico scenario per ora escluso riguarda le elezioni. In questi giorni Sergio Mattarella ha già espresso ai suoi interlocutori tutta la sua contrarietà a un rapido ritorno alle urne.