Tra veti e tensioni, lo stallo prosegue. A quaranta giorni dalle elezioni la crisi politica si complica ulteriormente. Eppure, dopo avere incontrato i leader dei principali partiti per la seconda volta in breve tempo, adesso la pazienza del Quirinale sembra esaurirsi. Ecco la novità. Le pressioni di Sergio Mattarella per sbloccare la situazione potrebbero portare presto una soluzione. Si attende una decisione entro la prossima settmana. Intanto proseguono i tentativi di dialogo tra Lega e Cinque Stelle. E le trattative per formare il nuovo governo si bloccano, ancora una volta, sul ruolo di Silvio Berlusconi. Il problema è lui, ormai è chiaro. L’ingombrante alleato di Matteo Salvini.
Legittimamente, il leader di Forza Italia non ci sta a essere messo da parte. E non fa nulla per nasconderlo. Il Cavaliere ottiene di formare una delegazione unica di centrodestra per presentarsi davanti del presidente della Repubblica. Prima di salire al Colle incontra ancora una volta Salvini e Giorgia Meloni nella sua residenza romana di Palazzo Grazioli, e con loro prepara un comunicato condiviso da leggere dopo le consultazioni con il capo dello Stato. Soprattutto, fin dalla mattinata di ieri, si espone attraverso le capogruppo Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini, che con una nota chiedono ufficialmente ai Cinque Stelle «una dichiarazione esplicita» per riconoscere il ruolo di Berlusconi. Ma è dopo l’incontro nello studio alla Vetrata del Quirinale che Berlusconi diventa il protagonista della giornata. Salvini dovrebbe parlare alla stampa, così ci si era accordati. Ma il Cavaliere gli ruba la scena. Prende i microfoni, annuncia l’intervento del leghista, poi gesticola platealmente durante il breve discorso. Alla fine si rivolge direttamente ai giornalisti chiudendo ogni ipotesi di intesa con i grillini. «Attenti a distinguere chi non conosce neanche l’abc della democrazia….».
Chi si aspettava un passo indietro del Cavaliere, resta evidentemente deluso. Tanto basta a esasperare ulteriormente gli animi, scatenando il malcelato fastidio dell’alleato leghista. «Forza Italia potrebbe risolvere l’impasse facendosi di lato e consentendo un governo M5S-Lega» avevano spiegato poco prima di vertici grillini. Dopo il lungo confronto al Quirinale, in serata è lo stesso Luigi Di Maio, denunciando la “battutaccia” di Berlusconi, a confermare: «Mai un esecutivo con Forza Italia e Berlusconi». E così proprio nel momento in cui sembravano prendere davvero forma, i tentativi di intesa tra Lega e pentastellati subiscono un evidente rallentamento. Ormai Di Maio parla ormai apertamente di sinergie tra le due forze politiche. Un accordo già nei fatti, osservano in parecchi, considerato che ieri il leghista Nicola Molteni è stato eletto presidente della commissione speciale di Montecitorio. L’organo che nei prossimi giorni dovrà occuparsi del Def.
L’ennesima fumata nera non lascia indifferente il Capo dello Stato. Questa volta Sergio Mattarella ha iniziato a mettere pressione ai leader incontrati nello studio alla Vetrata. Il tempo passa, la crisi internazionale incombe. Di fronte alla possibilità di un’escalation militare in Siria, un avvitamento prolungato della crisi politica deve essere scongiurato ad ogni costo
L’ennesima fumata nera non lascia indifferente il Capo dello Stato. Stando ai bene informati, questa volta Sergio Mattarella ha iniziato a mettere pressione ai leader incontrati nel suo studio. Il tempo passa, la crisi internazionale incombe. Di fronte alla possibilità di un’escalation militare in Siria, un avvitamento prolungato della crisi politica deve essere scongiurato ad ogni costo. Ma se davvero il Pd ha deciso di rimanere fuori da ogni accordo di governo, e se restano in campo i veti reciproci di Forza Italia e Cinque Stelle, il presidente non sembra più disposto ad aspettare. Anche ieri diversi leader hanno chiesto al presidente ancora un po’ di tempo, incontrando le decise obiezioni di Mattarella. Per risolvere il complicato rebus istituzionale non è possibile attendere i risultati delle Regionali di Friuli e Molise, come pure auspica qualcuno tra gli aspiranti premier. E così già all’inizio della prossima settimana potrebbero arrivare importanti novità.
Oggi, intanto, si chiuderà il secondo giro di consultazioni al Quirinale. Sono attesi al Colle il presidente emerito Giorgio Napolitano e i presidenti di Camera e Senato per un altro giro di incontri. Non si tratta di appuntamenti privi di importanza. Tra gli scenari più probabili prende corpo l’ipotesi di un mandato esplorativo a una figura istituzionale, si fa il nome della presidente di Palazzo Madama Maria Elisabetta Alberti Casellati. Potrebbe essere lei a sbloccare lo stallo. È la seconda carica dello Stato. Un esponente politico di Forza Italia, eppure eletta poche settimane fa anche con i voti dei Cinque stelle. Una volta ricevuto il mandato dal Colle potrebbe farsi carico di un nuovo giro di contatti tra i partiti, stavolta più informale, cercando di aggregare una maggioranza sull’asse Cinque Stelle-centrodestra. I più ottimisti vanno oltre e pensano già a un preincarico. Ancora una volta gli occhi sono puntati sul centrodestra, la coalizione vincitrice delle elezioni. Al posto di Matteo Salvini spunta il suo braccio destro Giancarlo Giorgetti: trasversalmente apprezzato, in questa difficile fase anche il Quirinale gli riconosce il ruolo di mediatore. Non è un caso, si racconta, che all’ultimo si sia preferito non eleggerlo alla presidenza della commissione Speciale. Un modo come un altro per non chiudere la porta a una possibile investitura del Quirinale. Il nodo, stavolta, riguarda i Cinque Stelle. Luigi di Maio è pronto a rinunciare al ruolo di presidente del Consiglio?
Intanto il tempo passa. I venti di guerra che spirano dalla Siria preoccupano. L’intensificazione della crisi militare sullo scacchiere internazionale è un’incognita che potrebbe cambiare, inattesa, lo scenario politico italiano. Se davvero, come nessuno si augura, le tensioni tra Stati Uniti e Russia dovessero sfociare in un conflitto, l’urgenza di avere un governo con pieni poteri potrebbe spingere il Quirinale a una scelta diversa. Una decisione in grado di superare di colpo i veti e le titubanze dei partiti. In questo caso c’è chi considera realistica l’ipotesi di un incarico pieno, magari conferito a una personalità equidistante. Un premier sopra le parti, insomma. Capace di dare vita a un governo del presidente sostenuto da un’ampia maggioranza unita dalle necessità del momento. È la soluzione più estrema, a cui per ora in pochi sperano di arrivare.