Anna Meldolesi e l’editing genomico: ecco come la scienza potrà cambiare il Dna delle persone

La Crispr permette di lavorare sul Dna e modificare gli organismi viventi. Uno strumento economico ed efficiente dalle molteplici applicazioni. Come funziona? «Assomiglia al 'trova e sostituisci' di Word», racconta Anna Meldolesi, finalista al Premio Galileo con un libro sul tema

Il Premio letterario Galileo è stato istituito nel 2007 ed è promosso dal Comune di Padova con il contributo della Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo. Obiettivo dell’iniziativa è diffondere tra i giovani la cultura scientifica e celebrare il prestigio dell’Università di Padova, che sin dalla sua nascita ha ospitato eccellenze nel campo scientifico, a partire da Galileo Galilei.
Come ogni anno sono stati selezionati i cinque finalisti, che saranno esaminati da una giuria scientifica e una giuria di studenti universitari e delle scuole secondarie di secondo grado. La cerimonia di premiazione avverrà venerdì 18 maggio alle 11,30 nell’Aula Magna di Palazzo Bo, a Padova.

A pochi giorni dalla proclamazione del vincitore del Premio letterario Galileo, abbiamo intervistato la finalista Anna Meldolesi, che nel suo E l’uomo creò l’uomo. CRISPR e la rivoluzione dell’editing genomico (Bollati Boringhieri, 2017) ci parla di una scoperta scientifica attuale quanto sorprendente, che potrebbe cambiare il volto del nostro approccio sensibile alla vita e al suo significato.
Si tratta di CRISPR! tecnica attiva che lavora sul DNA e permette di modificare a piacimento gli organismi viventi prendendo attentamente la mira: come il comando “trova e sostituisci” di Word.

Ci vuole spiegare in termini più specifici di che cosa si tratta?
Possiamo immaginare CRISPR come una macchina molecolare, costituita da una proteina che è programmabile, a cui possiamo dare delle istruzioni per indirizzarla in punti precisi del DNA, ovvero quelli che ci interessa modificare.
È una proteina capace di tagliare il DNA, proveniente dal mondo microbico: i batteri usano questo sistema per tagliare il DNA dei virus che li attaccano.

I ricercatori hanno preso in prestito questo sistema e con dei cambiamenti lo hanno adattato a lavorare nelle cellule degli organismi superiori, dando alla proteina una piccola molecola guida che contiene delle istruzioni, per condurre l’enzima verso il sito da recidere: un po’ come la funzione “trova e sostituisci” di Word.
Questa proteina scandaglia il DNA della cellula e tutte le volte che trova una corrispondenza tra le istruzioni che le abbiamo dato e il DNA della cellula, interviene ad hoc. La cosa fantastica di CRISP è che consente di intervenire sul genoma nella sua collocazione originaria, quando invece nell’ingegneria genetica classica si prendono e si spostano pezzi; con CRISPR si interviene sul DNA, facendo delle correzioni mirate. Infatti si parla di “editing” perché è come operare delle correzioni ben precise su un manoscritto.

Oltre quindi ad essere un sistema così preciso per correggere il DNA, quali altri vantaggi si possono evidenziare?
Ha molte qualità come sistema, perché è molto economico: faccia conto che, per fare un esperimento con CRISPR possono bastare un paio di centinaia di euro. È molto semplice da usare, non è solo alla portata di laboratori altamente specializzati ma di qualsiasi laboratorio standard. È efficiente e piuttosto preciso, il che non vuol dire infallibile, e sta funzionando su tutti gli organismi in cui viene messo alla prova, dai coralli che stanno scomparendo a causa del riscaldamento globale fino all’uomo.
Questa grande semplicità di utilizzo rende la metodologia CRISP utilissima per la ricerca di base ed è una rivoluzione che è già in atto in migliaia di laboratori: per studiare la funzione dei geni, per capire i processi biologici, per cercare di capire le basi molecolari delle malattie. I campi di applicazione sono tanti, dalla medicina all’industriale all’agroalimentare.

Quale sarà, secondo lei, il Paese che, per primo, riuscirà ad investire al meglio intenzioni e risorse in questa direzione?
Il paese europeo dove c’è più dibattito e impegno a raccontare questa cosa pubblicamente è la Germania.

E in Italia?
In Italia ci sono state sicuramente delle iniziative, però il dialogo con il pubblico è presente quando c’è una comunità scientifica forte e un sistema di media capace di farsi carico di tematiche così importanti, oltre ad una volontà politica altrettanto capace di farsi promotrice dell’innovazione. E non ultima, anche la scuola potrebbe contribuire significativamente, preoccupandosi di parlare anche della scienza in divenire e non soltanto di quella già riportata nei libri di testo.

È quindi nella confluenza di un dibattito il più ampio possibile e di una più larga diffusione possibile delle conoscenze che potrebbe metterci al riparo dall’eventualità che questa tecnica venga usata in modo dannoso?
Esiste nella comunità scientifica la volontà di costruire un percorso democratico, pluralistico e aperto, per cercare di raggiungere un consenso più ampio possibile su come usare queste tecnologie. Si può dire che CRISP oltre a consentire tanti esperimenti in laboratorio sta diventando anche un esperimento sociale di governance, nel senso che si fanno prove di democrazia partecipativa, si prova ad immaginare una gestione della tecnologia diversa da come lo è stata in passato e si coinvolgono nella discussione il più alto numero di soggetti.

Capire cosa succede oggi nel mondo scientifico è un modo per diventare cittadini più consapevoli, capaci di ragionare in maniera critica, educandosi all’uso di un pensiero razionale, dubitativo e non passivo.