Il prosecco è senza dubbio tra i vini più amati al mondo. E l’Italia è tra i maggiori produttori. Il prodotto italiano ha fatto registrare ogni anno un incremento nelle vendite in doppia cifra rispetto ai dodici mesi precedenti, superando di gran lunga la quota di 500 milioni di bottiglie vendute in tutto il mondo. È così arrivato a proporsi come alternativa gettonatissima all’intramontabile mito dello champagne francese.
Le vigne, inoltre, hanno portato benessere nelle zone di produzione: secondo Report, nel solo 2015, 15.000 aziende venete e 527 cantine hanno prodotto 438.698.000 bottiglie di Prosecco, per un fatturato complessivo di 2 miliardi e 100 milioni di euro.
Tempo fa la testata inglese The Guardian, ha però cercato di dimostrare come il prosecco veneto possa avere un effetto negativo sullo smalto dei denti. Alberto Ritieni, docente di chimica degli alimenti all’Università Federico II di Napoli, ha tuttavia spiegato che: «Chi sostiene che il prosecco faccia male ai denti perché è acido, gasato e zuccherato, sta già descrivendo una qualunque bevanda gassata».
Ma, fa davvero male il prosecco? Un’inchiesta de Il Salvagente ha cercato di scoprirlo.
Sono state selezionate dodici bottiglie tra le più diffuse nei supermercati e, grazie ad esperti dei laboratori incaricati dell’analisi, sono state rilevate la presenza di ben 352 sostante potenzialmente dannose tra quelle appartenenti alle categorie dei solfiti, erbicidi, fungicidi e diserbanti
Sono state selezionate dodici bottiglie tra le più diffuse nei supermercati e, grazie ad esperti dei laboratori incaricati dell’analisi, sono state rilevate la presenza di ben 352 sostante potenzialmente dannose tra quelle appartenenti alle categorie dei solfiti, erbicidi, fungicidi e diserbanti. In tutte le bottiglie analizzate è stato riscontrato almeno un residuo di pesticida. Tra questi, il folpet, sospetto cancerogeno per l’uomo e vietato nell’agricoltura bio. Nel 2017, durante un’assemblea del Consorzio Prosecco Doc, si era votato proprio per la sua rimozione, insieme al glifosato e al macozeb.
«Il fatto di trovare una sostanza potenzialmente interferente endocrina o cancerogena al di sotto dei limiti massimi, quando è in associazione con altre molecole, non dà garanzia di sicurezza e salubrità» ha spiegato il dottor Celestino Panizza, dell’Associazione medici per l’ambiente. Ma ha comunque rassicurato che «In nessuno dei prosecchi messi sotto esame è stata rilevata una percentuale di residui superiore al limite massimo consentito, ciononostante la tendenza a ricorrere a sostanze pesticide desta preoccupazione tra gli addetti ai lavori che operano secondo una filosofia bio».