LINKIESTA CLUB Newsletter Newsroom

Siti de Linkiesta

Sezioni

Economia

Politica

Italia

Esteri

Cultura

Social & Feed

  • Italia
23 Giugno 2018

Cristianesimo Zen, il senso della preghiera per cattolici e buddhisti giapponesi

Marco Sarti

I primi contatti tra missionari gesuiti e popolazioni giapponesi risalgono alla metà del XVI secolo. È allora che nasce un intenso scambio culturale che tutt’ora lega i due mondi. Diverse le religioni, diverso il concetto di preghiera, ma il confronto tra le spiritualità non è privo di suggestioni

La leggenda attribuisce il merito della ricetta ai primi missionari cristiani. Giunti in Giappone alla metà del XVI secolo, furono loro a evangelizzare le popolazioni locali nel rispetto del calendario liturgico della Chiesa. Tra i tanti insegnamenti vi era anche il rispetto dei tempora: l’astensione rituale dal consumo di carne durante i primi tre giorni di ogni nuova stagione. In quel periodo, soprattutto in Spagna e Portogallo, i credenti erano soliti nutrirsi solamente con verdure, che per l’occasione venivano panate e fritte nell’olio bollente. Un’antica tradizione che i primi cristiani giapponesi recepirono a fondo, tanto da trasformare le cattolicissime tempora in uno dei piatti più celebrati della cucina nipponica. Il tempura. È nella metà del Cinquecento che il cattolicesimo e il buddhismo di tradizione giapponese vengono in contatto per la prima volta. Una vicenda legata all’opera dei gesuiti europei: dalle comunità cristiane fondate nell’isola di Kyushu da Francesco Saverio – il primo religioso a portare il Vangelo nella terra del Sol Levante – alle missioni di Alessandro Valignano. Sono anni di fecondi scambi culturali, ma anche di grandi violenze. Basti pensare ai circa mille martiri che offrirono la vita durante le persecuzioni religiose in quel paese. È il caso del beato Nakaura, il nobile giapponese inviato a Roma nel 1582 da un gruppo di daimyo convertiti al cattolicesimo. Accolto dal Pontefice Gregorio XIII con tutti gli onori. E protagonista di un avventuroso pellegrinaggio testimoniato da un ex voto tutt’ora custodito nella chiesta di Santa Maria dell’Orto a Trastevere.

«Sia Gesù che Buddha sono stati grandi Maestri di verità. La dottrina morale del Buddha è sorprendentemente simile al discorso evangelico ed entrambi ricorrono, spesso, alle medesime immagini e metafore per trasmettere il loro messaggio di fratellanza e di pace»

Cinque secoli più tardi, il legame tra i due mondi prosegue. È nata così, pochi giorni fa, l’idea di un convegno sul significato della preghiera nel cristianesimo e nel buddhismo giapponese. Un evento organizzato dalla fondazione Italia Giappone nella Sala Capitolare del Senato, presso il chiostro del convento di Santa Maria Sopra Minerva. Lo stesso luogo dove Galileo Galilei venne processato e costretto all’abiura all’inizio del Seicento. Le differenze religiose sono evidenti, non per questo il tema è privo di suggestioni. Nel cattolicesimo e nel buddhismo il concetto di preghiera è molto diverso. «I cattolici si rivolgono a Dio per implorare la protezione e la grazia, per i buddhisti la preghiera è un esercizio di alta spiritualità, ma privo di richiesta». Eppure l’esperienza spirituale nelle due tradizioni presenta alcuni innegabili punti di contatto. Alla base di cristianesimo e buddhismo si ritrova la stessa saggezza. «Sia Gesù che Buddha sono stati grandi Maestri di verità» sostiene il senatore Pierferdinando Casini, appena nominato presidente dell’associazione parlamentare di amicizia Italia-Giappone. «Entrambi hanno testimoniato, con la propria esistenza, la profonda comunanza della loro realizzazione spirituale: la dottrina morale del Buddha è sorprendentemente simile al discorso evangelico ed entrambi ricorrono, spesso, alle medesime immagini e metafore – luce e tenebra, sole e pioggia, la pianta che dà frutti e quella infruttifera – per trasmettere il loro messaggio di fratellanza e di pace». Il ragionamento è più complesso quando ci si riferisce al concetto di preghiera. Se simili sono il senso di mistero e la devozione alla base del fenomeno, differente è l’espressione nelle varie tradizioni. «Si tratta infatti di una realtà che, pur chiamata con lo stesso nome, è profondamente diversa per lo spirito, per la forma e per il contenuto che assume nelle varie religioni» insiste Casini. «Una diversità che dipende dalla natura di queste, dal modo in cui concepiscono Dio e l’uomo e il rapporto esistente tra Dio e l’uomo». Suggestivo ma poco immediato, il paragone tra la preghiera cattolica e quella buddhista offre interessanti spunti di riflessione. «La scelta di analizzare questo specifico argomento mi ha un po’ stupito» ammette Maria Immacolata Macioti, sociologa, già docente ordinaria presso la Sapienza di Roma. «È un tema molto chiaro nel cristianesimo, ma molto meno evidente nel buddhismo». La preghiera è un grido del cuore, diceva Sant’Agostino. «Ma nel cristianesimo cosa si intende esattamente per preghiera?» ragiona la Macioti. «Esistono preghiere esplicitate attraverso le parole o nei nostri pensieri. Anche il nostro comportamento, sostiene qualcuno, può essere interpretato come una preghiera. Lo scopo principale è l’adorazione di Dio, in spirito e verità. Ma di solito la gente invoca la divinità per chiedere aiuto». Il tema è sorprendentemente moderno. In questi anni, racconta la sociologa, la nostra società sembra nuovamente pervasa da una ricerca di spiritualità. Si spiega così la ripresa dell’eremitaggio, pratica dei secoli andati, oggi tornata incredibilmente d’attualità. «Parliamo di piccolissime comunità, formate da due o tre individui, che si trovano sempre più frequentemente in alcune zone d’Italia, ad esempio in Toscana» racconta. «Trascorrono il tempo pregando e lavorando la terra. Unendo l’interesse per madre natura alla necessità di un colloquio con Dio. Un’esperienza condivisa con poche persone, anche se di norma vige la regola del silenzio».

«Quando ci ritroviamo a pregare in mezzo a situazioni difficili, problemi e sofferenze, è importante comprendere il valore inestimabile della vita. Ecco, credo che sia questa la vera essenza della preghiera nel buddhismo»

Ma quali sono gli aspetti tipici della preghiera cristiana? «È innanzitutto un dialogo personale, intimo e profondo, tra il padre e suo figlio. È un entrare in comunione con la Trinità», insiste Casini. Secondo questi termini il contatto con la spiritualità buddhista è poco evidente. Katsutoshi Mizumo è il responsabile dell’associazione Rissho Kosei-kai di Roma. È lui a tracciare un legame ideale tra i due fenomeni. «La preghiera è una delle più fondamentali pratiche della fede» spiega. Una realtà che anche nel buddhismo viene declinata in diverse forme. «Il primo tipo di preghiera è una sorta di dialogo con Buddha e con le divinità, svolto per approfondire la nostra fede e coltivare la nostra spiritualità. Da questo punto di vista la preghiera più comune è la meditazione», racconta. È una pratica svolta secondo gli insegnamenti del sutra del loto, strettamente connessa alla dimensione interiore di ciascuno. «Il Buddha è il Dharma, ovvero la verità. Noi viviamo nel Dharma e siamo parte del Buddha». Ecco perché «attraverso la meditazione e la recitazione del sutra, i praticanti riflettono su loro stessi e hanno un dialogo con il loro Buddha interiore». I punti di contatto con l’esperienza cattolica non mancano. Mizumo cita l’esistenza di un’altra forma di preghiera, fortemente radicata in tutto l’estremo oriente. «Molti giapponesi si recano nei templi buddhisti o nei santuari shintoisti per esprimere qualche desiderio a Buddha o alle divinità. Queste richieste sono le più disparate: c’è chi vorrebbe avere un figlio, chi desidera essere ricco o guarire da una malattia». È un concetto che la dottrina di Mizumo respinge. «In accordo con l’interpretazione degli insegnamenti buddhisti del nostro movimento – spiega – questo non è l’atteggiamento corretto. Il Buddha non esercita il suo potere per esaudire i nostri desideri o appagare le nostre brame». Del resto «la ricchezza, l’onore e la salute non rientrano nel suo campo d’azione». Il rappresentante del movimento Rissho Kosei-kai cerca il significato fondamentale della questione. «In ogni caso – racconta – non dobbiamo mai dimenticare la cosa più importante che c’è dietro alla preghiera. Poiché la nascita, l’invecchiamento, la malattia e la morte sono fattori inseparabili dell’esperienza della vita stessa, dovremmo comprendere quanto sia raro il fatto che siamo vivi, qui e ora. Quando ci ritroviamo a pregare in mezzo a situazioni difficili, problemi e sofferenze, è importante comprendere il valore inestimabile della vita ed esprimere la nostra gratitudine alle persone che ci circondano. Ecco, credo che sia questa la vera essenza della preghiera nel buddhismo».

Condividi:

  • Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic per condividere su Telegram (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic per condividere su WhatsApp (Si apre in una nuova finestra)

Tags:

?casinicristianesimodialogodiogiapponeitaliaromaveritàvita

Linkiesta Club

Entra nel club de Linkiesta

Il nostro giornale è gratuito e accessibile a tutti, ma per mantenere l’indipendenza abbiamo anche bisogno dell’aiuto dei lettori. Siamo sicuri che arriverà perché chi ci legge sa che un giornale d’opinione è un ingrediente necessario per una società adulta.

Se credi che Linkiesta e le altre testate che abbiamo lanciato, Europea, Gastronomika e la newsletter Corona Economy, così come i giornali di carta e la nuova rivista letteraria K, siano uno strumento utile, questo è il momento di darci una mano. 

Entra nel Club degli amici de Linkiesta e grazie comunque.

Sostieni Linkiesta
Paper

I taccuini de Linkiesta Tutti i risultati del governo Conte nella lotta alla pandemia e per il rilancio dell’economia

il quotidiano sull’Unione europea
il quotidiano sulla cultura del cibo
x The Adecco Group
sostieni Linkiesta
Spunto
Storia romanzata della brigantessa calabrese che decise di seguire Garibaldi Da quando Pietro non c’era più io andavo nel bosco a respirare. C’era invece un enorme larice, contorto e scuro, cresciuto sopra uno spuntone di roccia, per secoli aveva resistito ai fulmini, aveva profonde cicatrici e i rami più vecchi erano spezzati ma ogni primavera, quando i merli ritornavano a fare i nidi, si rivestiva di fiori gialli e rossi che risvegliavano gli amori delle ghiandaie.  
Il licenziamento di Gina Carano dalla Disney è il segno di un’epoca che vuole cancellare sé stessa Se vi dicessero che per difendere la libertà di espressione hanno licenziato una persona che ha espresso delle opinioni (anche controverse), quale sarebbe la vostra reazione? È quello che la Disney ha appena fatto a una attrice texana, Gina Carano. Si tratta di una vicenda che illumina la guerra culturale in corso oltre oceano che, con qualche svogliatezza, sta per raggiungerci (se non lo ha già fatto).  
Zingaretti perde i riformisti ma conquista la corrente Cozzolino Quindi Zingaretti è al tempo stesso il nuovo Renzi e il nuovo Salvini. Cioè: il più inviso ai tifosi della propria curva, e il più inviso a quelli della curva avversa. E questo capolavoro di posizionamento gli è riuscito con un solo tweet.  
La pessima eredità di Conte che grava sul governo Draghi Nell’ultima settimana in Italia si somministrano circa 81mila dosi di vaccino al giorno. Sono poche: a questo ritmo ci vorranno ben più di 2 anni per coprire il 70% della popolazione. Intanto manca una struttura di base del piano vaccinale, con le regioni che procedono in ordine sparso, i medici di base coinvolti in ritardo e le difficoltà nel venire a capo di una situazione che, come prevedibile, incontra periodicamente nuovi ostacoli.  
Un’Alleanza per la Repubblica contro il bipopulismo perfetto Le cose cambiano, oh come cambiano. Fino a pochi giorni fa l’Italia era un paese diviso tra un populismo di governo, inadeguato e grottesco, e un sovranismo di opposizione altrettanto surreale. Il bipopulismo perfetto italiano ha governato appassionatamente questa incredibile legislatura repubblicana, prima unito sotto la leadership fortissima di Giuseppe Conte e poi un po’ di qua e un po’ di là: da una parte Conte, i Cinquestelle e i valvassori del Pd romano e dall’altra i nazionalisti pronti a subentrare con i pieni poteri.   Il prodotto legislativo di questi anni è stato degno di un horror: Parlamento mutilato, leggi mozzorecchi, decreti sicurezza, reddito di pigranza, quota cento, bonus monopattino. Tutto in piena continuità ideologica e sociale te ai Cinquestelle e la Lega, con una forte responsabilità del Pd. Da una decina di giorni, complice anche il virus, il bipopulismo perfetto è tornato almeno temporaneamente fuori dall’arco costituzionale, con i castristi di Dibba a contendere in territori extraparlamentari le briciole lasciate dai castisti di Di Maio e con Giorgia Meloni a tenere viva la fiamma dei bei tempi che furono. Per il resto, gli antieuro non sono più antieuro, non ci sono più i putiniani, sono spariti i trumpiani e con loro anche Trump.   
Il podcast di Obama e Springsteen e la coolness che non si può spiegare «In superficie, Bruce e io non abbiamo molto in comune», spiega l’ex presidente Obama (vi spiace se lo chiamo Barry? Sono di provincia, mi prendo confidenze che nessuno m’ha dato), proseguendo poi a elencare le differenze tra lui e il suo amico – uno degli amici, ci ha già spiegato, con cui ha avuto varie conversazioni su come il 2020 ci ha scombussolati un po’ tutti.   Quando arriva a «lui è un’icona rock, io sono un avvocato e un politico: non altrettanto cool» capisci che eccolo lì, il paraculo: solo chi sa di essere il più cool del mondo si dà dell’uncool (e solo chi sa d’essere il più cool del mondo butta lì, in levare, che uno dei suoi amici si chiama Bruce Springsteen – vi spiace se lo chiamo Bruce? Noialtri davvero uncool ci allarghiamo sempre). Insomma, Barry e Bruce hanno registrato un podcast. Non se n’è saputo niente fino a lunedì sera, quando hanno messo le prime due puntate su Spotify. «Abbiamo aggiunto un terzo partecipante alle nostre conversazioni: un microfono». Se vi dicono che se sei mezzo celebre, una celebrità da concorrente di reality o giù di lì, allora non puoi più fare niente senza che si sappia, dite loro: Barry e Bruce hanno cominciato a luglio scorso a registrare un podcast senza che se ne sapesse niente fino all’altroieri.
Luca Attanasio è stato ucciso nell’esercizio delle sue funzioni Lunedì mattina, nei pressi del villaggio di Kanyamahoro, pochi chilometri a nord del capoluogo Goma e vicino al confine con il Rwanda, sette uomini armati hanno ucciso l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, il carabiniere che lo scortava, Vittorio Iacovacci, e il loro autista Mustapha Milambo.   
Quando Mario Draghi inizia a giocare, uno come Di Battista deve abbandonare la partita L’abbandono formale di Alessandro Di Battista dal Movimento cinque stelle segna simbolicamente la data di morte del MoVimento (con la V maiuscola) così come lo abbiamo conosciuto in questi anni. Senza Dibba, angelo dalla faccia sporca e gran contestatore della politica in quanto tale (denominata appunto “antipolitica”) laddove Beppe Grillo era il deus ex machina teatrale e Gianroberto Casaleggio l’ideologo post-nichilista, senza Dibba – dicevamo – il Movimento cinque stelle diventa un partito come e peggio degli altri, di dimensioni verosimilmente ridotte rispetto ai sondaggi – tipo 10 per cento, se va bene – e completamente immerso nel compito di conservare il potere ottenuto in questi anni: per farla semplice, un obiettivo così così che ha la faccia di Luigi Di Maio.  
Perché la Cechia è stata travolta dalla seconda ondata di contagi La seconda ondata della pandemia ha messo in crisi la Cechia che, a partire dal mese di ottobre, ha dovuto ricorrere a lockdown e misure restrittive per cercare di arginare l’aumento di casi nel Paese. La linea dura scelta da Praga non ha però prodotto risultati apprezzabili e durevoli. Basti pensare che il tasso di incidenza del Covid-19 a 14 giorni si attesta, come riferito dal monitoraggio del Centro Europeo per la Prevenzione e il controllo delle malattie, a oltre 900 casi per 100mila abitanti ed è il secondo più alto in Europa. I decessi provocati dalla malattia hanno superato quota 18mila mentre, all’inizio di ottobre, erano fermi a 700. Il numero di casi totali registrati è ben oltre il milione su una popolazione di circa 10milioni e 700mila abitanti.  
Secondo Gentiloni, l’Italia «virtuosa» ora può anche spostare gli equilibri in Europa Con il governo Draghi «l’Italia può diventare protagonista della rinascita europea», giocando «un ruolo decisivo nell’Unione». Lo dice il commissario europeo agli Affari economici Paolo Gentiloni in un’intervista alla Stampa. Dopo le «sbandate» degli ultimi tre anni, soprattutto quelle del Conte gialloverde, Gentiloni vede «un’Italia più virtuosa», più attenta agli investimenti per la crescita, alla stabilità finanziaria, alla gestione del debito, al controllo degli sprechi. Ma mentre gestiamo l’emergenza e pensiamo ai ristori, ora bisogna cominciare a pensare anche agli investimenti. 
Secondo Gentiloni, l’Italia «virtuosa» ora può anche spostare gli equilibri in Europa Con il governo Draghi «l’Italia può diventare protagonista della rinascita europea», giocando «un ruolo decisivo nell’Unione». Lo dice il commissario europeo agli Affari economici Paolo Gentiloni in un’intervista alla Stampa. Dopo le «sbandate» degli ultimi tre anni, soprattutto quelle del Conte gialloverde, Gentiloni vede «un’Italia più virtuosa», più attenta agli investimenti per la crescita, alla stabilità finanziaria, alla gestione del debito, al controllo degli sprechi. Ma mentre gestiamo l’emergenza e pensiamo ai ristori, ora bisogna cominciare a pensare anche agli investimenti. 
La storia italiana degli ultimi 15 anni raccontata attraverso lo spread Nelle ultime settimane si è tornato a parlare con insistenza dello spread: una parola entrata nel vocabolario italiano dieci anni fa quando un suo repentino aumento costrinse il governo Berlusconi a dimettersi.  
A Draghi il Recovery Plan, ai partiti la ricostruzione istituzionale Faccio parte della vasta schiera di italiani che ha voluto questa soluzione politica e vuole partecipare contribuendo col pensiero e con l’azione alla buona riuscita del governo Draghi. Un governo che nasce con un ampio sostegno delle forze politiche e dell’opinione pubblica nel perdurare di un’emergenza che è insieme crisi e opportunità. Ci sarà presto occasione per scrutare gli effetti che sul sistema politico può avere – nell’immediato e nel medio termine – quell’embrione di unità nazionale che si rispecchia nel governo e che deve trovare nel Parlamento il suo fondamento e il suo sprone.  
La vera minaccia per la crescita della Cina è la denatalità C’è un paradosso nella demografia cinese che rischia di deflagrare. Per anni il Partito comunista ha cercato di controllare le nascite, ma oggi quel controllo potrebbe trasformarsi in un boomerang pronto a colpire economia, crescita e ascesa della potenza cinese.   I dati relativi ai nuovi nati nel 2020 mostrano infatti una contrazione preoccupante. A novembre le autorità hanno iniziato il censimento nazionale e c’è il rischio che i numeri possano non essere sufficienti per mantenere il primato di paese più popoloso del mondo, lasciando così lo scettro all’India. Secondo i dati preliminari dell’Hukou, il sistema di registrazione famigliare in vigore in Cina, nel 2020 sarebbero nati circa 10 milioni di bambini, il 14,9% in meno rispetto al 2019, quando erano stati oltre 11 milioni.
L’abisso incolmabile tra il politico Draghi e l’Azzeccagarbugli Conte Non sappiamo dove fosse ieri mattina Giuseppe Conte né se abbia avuto modo, o voglia, di ascoltare il discorso di Mario Draghi al Senato.   In caso positivo, avrebbe potuto misurare la distanza che in modo sorprendente separa il suo tempo da questo: eppure era solo un mese fa, il 19 gennaio, quando l’avvocato del popolo parlò sempre al Senato con la tipica sua baldanza per accorgersi, la sera, di avere sì la fiducia ma non la maggioranza di quel ramo del Parlamento. In questo mese, tutto è cambiato, come cantava Gino Paoli, e si è ridata una chance alla politica – e qui si parafrasa John Lennon.
Ecco perché l’Italia crescerà meno del previsto nel 2021 Il primo atto di Mario Draghi è stato naturalmente quello della scelta dei ministri, e in molti hanno fatto notare come si sia premunito di selezionare persone a lui fidate e lontane dalla politica per i dossier fondamentali, in primis quelli economici e legati al Next Generation EU, con Daniele Franco all’Economia o Roberto Cingolani alla Transizione Energetica che dovranno maneggiare i tanti miliardi che giungeranno a da Bruxelles.  
La serie tv più brutta del mondo e la formula del successo garantito Sono disposta a quasi qualunque sacrificio per i miei lettori. Ho detto «quasi»: non a rinunciare all’ipotassi, no. Però a vedere dieci ore della più brutta serie televisiva di tutti i tempi sì.   Maggie Friedman è una sceneggiatrice di cui non so niente, ma so che non è scema (nessuna che imbastisca un grande successo è scema). Quindi non credo a una parola quando dice che ha letto “L’estate in cui imparammo a volare” (in Italia lo pubblica Mondadori) e ha sentito un così grande legame con la storia, si è talmente appassionata al progetto – ma per favore.
Il segreto del successo della campagna di vaccinazione israeliana Israele sarà un esempio, un laboratorio, anche per l’Europa. È questo il tema affrontato durante il webinar organizzato da Stefano Parisi e moderato dal giornalista Giancarlo Loquenzi, nel quale hanno partecipato l’ambasciatore israeliano in Italia, Dror Eydar, e Arnon Shahar, responsabile della campagna vaccinale per il Maccabi Healthcare Services.  
Il Pd insiste con Conte, cari riformisti se ci siete battete un colpo La variante de coccio si diffonde minacciosa dentro il Partito democratico da ieri promotore con gli alleati contiani di uno stravagante intergruppo parlamentare Pd-Cinquestelle-LeU che, testuali parole, «a partire dall’esperienza positiva del governo Conte II» (non ridete, c’è da piangere) «promuova iniziative comuni sulle grandi sfide del Paese, dalla emergenza sanitaria, economica e sociale fino alla transizione ecologica ed alla innovazione digitale».  
Il guaio è che in politica non basta dire «whatever it takes» Oggi finalmente Mario Draghi prenderà la parola in Parlamento ed esporrà, come si dice in questi casi, le linee fondamentali del suo programma di governo. Sarà senza dubbio un discorso importante, che permetterà di capire molto delle sfide che ci attendono e delle intenzioni dell’esecutivo al riguardo. Ma non cambierà una virgola rispetto al suo principale punto debole, che le cronache ci hanno già mostrato implacabilmente, nel corso di quella che potremmo definire la più breve luna di miele che la politica ricordi.  
Il primo banco di prova di Draghi non può essere un banco a rotelle Dei molti salutari effetti portati da un governo di larghissima coalizione, nato in Parlamento e composto con criteri rigidamente proporzionali, ce n’è uno in particolare di cui oggi abbiamo più bisogno che mai, nel pieno della pandemia, ed è la possibilità di dare finalmente ragione a chi ha ragione, fin dove ha ragione e non oltre. A mio parere, è il bene supremo di ogni dibattito democratico: la possibilità di distinguere.  
Perché è così difficile produrre più vaccini (e come provare a farcela) L’Italia ha superato i tre milioni di somministrazioni di vaccino contro il Covid-19. Le inoculazioni sono andate avanti con un buon ritmo nell’ultimo mese e mezzo, ma è improbabile raggiungere i tredici milioni di vaccinati entro marzo promessi dal ministro Roberto Speranza a dicembre (Matteo Salvini, invece, ha assicurato che entro giugno tutti i maggiorenni lombardi saranno immunizzati). Ma al di là delle evidenti difficoltà organizzative e logistiche (vi ricordate delle primule?), i programmi di vaccinazione potrebbero rallentare anche a causa di una produzione dei farmaci che procede più lentamente del previsto, nonostante le rassicurazioni delle case farmaceutiche.  
In Catalogna arrivano primi i socialisti, ma il blocco indipendentista ha la maggioranza Chi ha vinto non governerà, chi canta vittoria governerà a fatica. È il verdetto delle elezioni in Catalogna, dove il Partido Socialista conquista la tornata con il 23% dei voti, ma quasi sicuramente siederà fra i banchi dell’opposizione. Il blocco dei partiti indipendentisti, infatti, si è aggiudicato 74 seggi e, con un discreto margine sui 68 necessari per l’investitura, potrà scegliere il prossimo presidente catalano. Ma soprattutto, per la prima volta nella storia della Spagna moderna, ha ottenuto nel suo complesso più del 50% dei voti.  
L’autobiografia di Casalino è la versione megalomane e vittimista di Pretty Woman Nel 1979 un’intervistatrice della Bbc chiede a David Bowie se sia preoccupato del pregiudizio che fa ritenere le rockstar a bit thick, non sveglissime, un po’ ottuse. Bowie risponde di no: «Io sono molto ottuso».  
Cinquestelle e Pd sono alleati soprattutto nella ricerca di una nuova identità Tutti infelici tranne Draghi: ecco la fotografia del dopo-insediamento del nuovo governo. Ogni partito ha i suoi guai, mentre il premier, libero da ogni ipoteca e osservanza, è al lavoro sul programma che presenterà mercoledì mattina al Senato.  
Cari Democratici, c’era proprio bisogno di aspettare Draghi? La nascita del governo Draghi ha riaperto il dibattito sulla natura del centrosinistra, dell’alleanza con il Movimento 5 stelle e del ruolo di Giuseppe Conte. In parole povere, si tratta di decidere se il centrosinistra debba essere semplicemente l’unione di tutte le forze necessarie a portare Dario Franceschini al ministero della Cultura o se debba svolgere, oltre a quella importantissima e benemerita funzione, anche qualche altro compito, che non riguardi solo la collocazione di questo o quel dirigente.  
Come sta andando LinkedIn dopo i suoi primi 18 anni Tra pochi mesi, LinkedIn diventerà ufficialmente maggiorenne. Lanciato nel 2003, il social network per professionisti sembra invecchiare meglio dei suoi coetanei, almeno in Italia. A livello mondiale però, nel 2020 LinkedIn non appare nemmeno tra le prime dieci piattaforme più usate al mondo, a causa soprattutto della diffusione in Cina di Wechat, QQ, QZone e Weibo. Nel nostro Paese, invece, LinkedIn si conferma come il settimo social più usato nella fascia di età che va dai 16 ai 64 anni, superando TikTok, Twitch e Snapchat.  
È tempo di unire riformisti, democratici, liberali ed ecologisti Accelerazione, operazione verità, scelta europea, progetto comune dei liberali, europeisti, riformisti, ecologisti. Sono le parole che riecheggiano in questi giorni nella Roma entusiasta per Mario Draghi. Dopo due anni di «uno vale uno» e «prima gli italiani»; di corse a mettersi il gilet giallo; di rincorse per raggiungere Donald Trump, Viktor Orban e pure Jarosław Kaczynski. Decisamente un vocabolario politico più respirabile.   
I repubblicani annoiati dall’impeachment e il silenzio di Melania Trump Non condannare Donald Trump farebbe male alla democrazia; creerebbe «un nuovo, terribile modello di cattiva condotta presidenziale». I senatori dovrebbero adottare «il senso comune» dei padri fondatori. La rivolta del 6 gennaio ha fatto del male alla democrazia americana, ha messo in crisi il ruolo degli Stati Uniti nel mondo, rischia di produrre altre rivolte e altro terrorismo. I nove impeachment manager, che hanno chiuso la presentazione dei loro argomenti con queste considerazioni ansiogene, hanno parlato per tre giorni a turno con facce variamente preoccupate, hanno concordato con la considerazione educatamente esasperata del capo impeachment Jamie Raskin: «Se pensate che le azioni di Trump non siano perseguibili, che cosa lo è? Che cosa potrebbe esserlo?».  
Sarà anche un bullo, ma Matteo Renzi ha salvato per la seconda volta l’Italia Sarà antipatico, sarà insopportabile, sarà inaffidabile, ma Matteo Renzi ha salvato l’Italia per la seconda volta in un anno e mezzo, prima impedendo a Matteo Salvini di prendere i pieni poteri, lasciandogli prendere un mojito ben ghiacciato al Papeete, e poi abbattendo il secondo peggior governo della storia repubblicana, il Conte due, secondo soltanto al Conte uno, ma sempre con Rocco Casalino e la sua propaganda da quattro soldi, portandosi a spasso quei fessacchiotti del Pd romano, forse la più ingenua e arrogante classe dirigente della sinistra mondiale, aprendo la strada di Palazzo Chigi a Mario Draghi, il migliore italiano possibile in questo momento.  
L’armata gialloverde si consegna a Draghi, ora la guerra è proprio finita Se fosse stato il finale di un film ci avrebbero messo senz’altro un gioco di sovrapposizioni e dissolvenze incrociate: da un lato i risultati della ridicola votazione su Rousseau con cui il Movimento 5 Stelle sancisce il proprio sì al governo Draghi, letti e certificati dal notaio grillino in giacca e mascherina tartan; dall’altro i tweet del leader leghista – ma non più sovranista – Matteo Salvini, che nel frattempo denuncia indignato il linguaggio omofobo di un documento del ministero della Sanità, battendo sul tempo Laura Boldrini.  
Pantera nera contro Arancione in chief e altre note sul processo a Trump C’è giustizia poetica, nel caso del presidente bianco maschilista e razzista e anche un po’ golpista, indagato, e forse a breve rinviato a giudizio, da una donna afroamericana liberal e figlia di una Pantera Nera. Lui è Donald Trump, lei è Fani Willis, nuovo procuratore della Fulton County, dove c’è Atlanta, capitale della Georgia.  
Salvini è diventato buono e la sinistra non ha più una strategia per attaccarlo (e viceversa) E dunque, come sarà la prossima campagna elettorale senza poter dire: «Votate noi se no vince il demonio del Papeete», «Votate noi se no vincono gli gnomi di Bruxelles»?  
Il gran dibattito sugli aiuti anti Covid e il dubbio che spendere troppo non faccia bene È la seconda volta che Joe Biden entra alla Casa Bianca durante una crisi economica, e quella in corso è la seconda crisi economica degli ultimi vent’anni. Quelli gentili direbbero che ci vuole talento, gli altri che ci vuole sfiga.  
Prosegue la buffonata (Jean-Jacques, perdonaci), ma il Pd non ha niente da dire Era stato già abbastanza avvilente vedere il centrosinistra affidarsi a Giuseppe Conte, per non parlare del governo diretto da Rocco Casalino, con i ministri a twittare in coro #avanticonConte e il Partito democratico a diffondere in rete manifesti in cui gli giurava eterna fedeltà. Ma tutto questo era niente dinanzi allo spettacolo di un Partito democratico in balia della piattaforma Rousseau.  
Sotto processo, odiato e amato: Donald Trump sembra un super-Berlusconi americano Il secondo impeachment è iniziato, e gli avvocati di Donald Trump hanno fatto una figura tremenda. Trump ha avuto altri legali memorabili, newyorkesi intrallazzoni come Rudy Juliani e Michael Cohen, liberal rinnegati come Alan Dershowitz, persone strane come Sidney Powell. Ma i suoi legali da impeachment, scelti dopo vari abbandoni, hanno raggiunto vette di tragicomica incompetenza. L’eroe della giornata è stato Bruce Castor, molto appassionato nel sostenere che processare davanti al Senato un ex presidente è incostituzionale (secondo i democratici e altri lo è, Trump era ancora presidente durante la rivolta del 6 gennaio, e non si possono lasciare impuniti reati di fine mandato). Ma soprattutto che i reati contestati a Trump dovrebbero essere giudicati da un tribunale penale (la frase non è venuta bene).  
Le vittime della propaganda grillina scioperano contro il colossale fallimento a cinque stelle Era l’estate del 2019. Dopo aver superato il concorsone da cento domande in cento minuti, i quasi 3mila navigator vincitori venivano riuniti all’Auditorium di Roma per la convention motivazionale del “kick off”, il “calcio d’inizio”. Il presidente di Anpal (Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro), l’italoamericano Mimmo Parisi da poco arrivato dal Mississippi, parlò dell’incontro tra lui e l’allora ministro del Lavoro Luigi Di Maio come «un atto di dio». E il leader grillino diede la benedizione ai neoassunti definendoli come «i nuovi alfieri del lavoro».  
Il governo Draghi ha mandato il Pd completamente nel pallone (e già prima non stava granché) Non riesce al Pd di cacciare la Lega fuori dal perimetro del governo, non c’è niente da fare: i tentativi di frapporre ostacoli a Matteo Salvini sono andati a vuoto, a nulla è valsa l’iniziativa programmatica di Nicola Zingaretti (un documento di 30 pagine consegnato al presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi, come se l’Incaricato non conoscesse le idee del Nazareno), una mossa che prendendo di petto Flat tax e immigrazione aveva l’obiettivo di sventolare un drappo rosso davanti al toro-Salvini: ma nulla è successo, invece.  
L’opportunità di un governo Draghi nel pieno dell’emergenza «Dietro un’emergenza si nascondono sempre delle insidie, e un governo che nasce in un momento come questo non è mai un’assicurazione in termini di capacità realizzativa o di durata. Ma proprio per questo motivo credo che Draghi seguirà un’ispirazione pragmatica, comporrà un governo misto di tecnici e di politici per tirar fuori il meglio di entrambe le parti in una situazione così difficile». Lo ha detto il direttore dell’Avanti! Claudio Martelli durante il dibattito “Crisi di Governo o crisi di sistema? L’opportunità Draghi” tenuto ieri pomeriggio, a cui hanno partecipato i leader di Più Europa e Azione, Emma Bonino e Carlo Calenda, la deputata di Liberi e Uguali Rossella Muroni, un incontro moderato dal direttore de Linkiesta Christian Rocca e da Alessandro Barbano. 
La meraviglia del rugby e quella meta che beffa gli All Blacks L’unica squadra senza casa: perché la sua squadra si trova dovunque. L’unica squadra senza calzettoni: perché ogni giocatore s’infila i calzettoni della squadra da cui proviene. L’unica squadra senza email: perché le convocazioni vengono fatte per posta aerea. L’unica squadra che non conosce con assoluta precisione l’origine del proprio nome: perché c’è chi sostiene che il nome Barbarians sia un omaggio alla vittoria del germano Arminio sul romano Varo nella foresta di Teutoburgo (9 d.C.), chi giura che la filosofia Barbarians sia la risposta – sprezzante – a quelli che considerano (o, peggio, interpretano) il rugby come uno sport violento, cattivo, bestiale, insomma: barbaro.
Le richieste del mondo della cultura (e della ristorazione) a Mario Draghi C’è chi chiede riaperture (in sicurezza) alla sera, chi vorrebbe soltanto «tornare a lavorare» (in sicurezza) e chi invece ha già pronta una lista di interventi che considera «necessari» perché l’Italia «non perda competitività». Il mondo della cultura, a partire dalle università e dai teatri, fino all’industria enogastronomica, ha cominciato a presentare una lista di domande, proposte, cahier de doléances e desideri da sottoporre al futuro presidente del Consiglio Mario Draghi.
Il Papa nomina la prima donna con diritto di voto al Sinodo «Esorto tutti, autorità pubbliche e società civile, a supportare le vittime della violenza nella famiglia: sappiamo purtroppo che sono le donne, sovente insieme ai loro figli, a pagare il prezzo più alto». È questo il solo riferimento esplicito, e di peso, alle donne – anche se non ne mancano indirettamente in relazione alle diverse  forme di sfruttamento e alla tratta delle persone – che Papa Francesco ha fatto nel discorso di ieri al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Discorso che, muovendosi sul duplice binario della fraternità e dell’umanesimi integrale quale antidoto unico alle crisi contemporanee (sanitaria, politica, ambientale, economico-sociale e, soprattutto dei rapporti umani), può definirsi, senza tema di smentita, come uno dei più completi e politicamente importanti degli ultimi anni.  
Inizia l’Impeachment Week e Trump si auto esilia a Palm Beach Una settimana spettacolare«It’s Impeachment Week!», fanno gli spiritosi da Washington; un po’ perché stavolta dovrebbe durare una settimana sola, un po’ perché è un evento spettacolare, tragico-pop, un processo a un fresco ex presidente accusato di aver incitato al golpe. Comunque, oggi all’una (19 ora italiana) parte l’Impeachment Week. E sarà una settimana di autocoscienza americana con finale aperto. L’assoluzione è garantita o quasi (sarebbero necessari i due terzi del Senato), i repubblicani hanno paura dei trumpiani, i colpi di scena non sono esclusi trattandosi di Donald Trump e dei suoi rivoltosi, il supporto audiovisivo promesso è quello impressionante dell’assalto al Campidoglio.
Il farsesco sondaggio di Rousseau su Draghi e il Congresso Pd dei lunghi coltelli Certo solo in Italia un presidente del Consiglio incaricato deve stare appeso a una consultazione su una piattaforma privata e fuori da ogni controllo, ma Mario Draghi non per questo ha da mettersi paura, essendo improbabile che il voto su Rousseau risulti negativo per il nascituro governo, dopo che Beppe Grillo e Luigi Di Maio – e anche il vecchio Giuseppe Conte – hanno orientato il Movimento per il sì: il voto online si terrà il 10 e l’11, e proprio venerdì 12 dovrebbe essere il giorno dello scioglimento della riserva e forse anche del giuramento (l’atto che perfeziona la nascita del governo, da quel momento nella pienezza dei poteri). 
La scala di priorità dell’ex alleanza giallorossa per il governo Draghi Cronache, dichiarazioni e retroscena delle consultazioni avviate da Mario Draghi per la formazione del nuovo governo si stanno rivelando molto istruttivi, per chi voglia capire davvero quali siano, in un momento così difficile, scala di priorità e obiettivi irrinunciabili delle forze politiche chiamate a farne parte, al di là della propaganda, delle dichiarazioni di principio e dei documenti programmatici più o meno generici. 
I primi due veri test per riportare il pubblico a vedere lo sport «Sembra un po’ vuoto». Durante la conferenza stampa di presentazione dell’Half-Time Show del 55esimo Super Bowl che si è disputato stanotte, la popstar canadese The Weeknd – tra i protagonisti dell’evento – ha commentato con una battuta a metà tra l’ironico e il pragmatico la presenza di 25mila persone sugli spalti del Raymond James Stadium di Tampa, in Florida. L’impianto avrebbe potuto ospitarne quasi il triplo, ma per motivi di sicurezza legati al coronavirus la National Football Association (Nfl) ha deciso di riempire molti sediolini con dei cartonati dei tifosi. 
Come la Bce si prepara ad affrontare il cambiamento climatico «Le banche centrali non sono responsabili della politica climatica e gli strumenti più importanti necessari non rientrano nel nostro mandato. Ma il fatto che non siamo al posto di guida non significa che possiamo semplicemente ignorare il cambiamento climatico o che non abbiamo un ruolo nel combatterlo». Parole chiare quelle pronunciate da Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, nel corso della conferenza organizzata dall’Istitute for Law and Finance sul tema del Green Central Banking. 
La ferocia della convivialità, ovvero l’anima della capitale secondo Lagioia L’ultimo libro di Nicola Lagioia, “La città dei vivi”, racconta dettagliatamente, com’è ormai noto, l’omicidio di Luca Varani, uno dei casi di cronaca che ha suscitato maggiore attenzione negli ultimi anni. È un libro che riesce a compiere quel raro miracolo della letteratura per cui sai bene come una storia andrà a finire eppure ti ritrovi a leggere pagina dopo pagina, freneticamente, sperando che la storia possa andare a finire in un altro modo, e che quel piano inclinato possa, per miracolo, raddrizzarsi e riportare la realtà in un’altra direzione. I protagonisti del libro sono, senza dubbio, quattro: la vittima, i due accusati dell’omicidio e Roma che emerge, da subito, non solo come sfondo, ma proprio come parte attiva di ciò che accade. Ed è proprio su Roma che ci siamo concentrati in questa conversazione. 
Ecco come sono stati i conti del Conte uno e del Conte due Può essere di qualche utilità, volendo seguire gli antefatti dell’incarico dato a Mario Draghi, ripercorrere le proposte di politica economica che si sono avute durante i governi Conte I e Conte II. E rilevare che quanto è emerso in campo economico con le elezioni del 2018, e ancora nel 2019 dopo il cambio di maggioranza, mostra una continuità. Continuità che affonda le radici nel periodo 2013-2018, di cui abbiamo già scritto su questo giornale. 
Biden combatterà per i diritti Lgbtqi in tutti i Paesi in cui l’omofobia è legge Ha scelto il Dipartimento di Stato, bollato da Donald Trump come «the Deep State Department», e non il Pentagono o la Cia per annunciare, due giorni fa, una «nuova era» degli Stati Uniti sullo scacchiere internazionale e ridare centralità alla diplomazia a stelle e strisce, costantemente umiliata dal suo predecessore. Così, il primo ministero visitato da Joe Biden dopo l’insediamento alla Casa Bianca è stato anche il luogo del suo primo discorso sulla politica estera. «La diplomazia è tornata», ha detto Biden, per il quale investire in essa «è la cosa giusta da fare per il mondo. Lo facciamo per vivere in pace, sicurezza e prosperità. Lo facciamo perché è nel nostro assoluto interesse». 

Più Letti

A marzo a MilanoUn’Alleanza per la Repubblica contro il bipopulismo perfetto
Christian Rocca
Ora si può fareL’appello per una nuova alleanza riformista e liberal democratica
Linkiesta
Le modifiche al totem grillinoReddito di cittadinanza più breve per chi è in condizioni di lavorare
Linkiesta

Notizie dal Network

Rischio estradizioneCarles Puigdemont è a un passo dal perdere l’immunità parlamentare
Vincenzo Genovese
Storie a SudL’agricoltura di sfruttamento che mette d’accordo Italia, Spagna e Grecia
Lavinia Martini
  • Privacy Policy
  • Cookies
  • Linkiesta Club
  • Newsletter
  • Newsroom

Linkiesta.it S.r.l.
Sede Legale: Via Brera 8 – 20121 Milano
Numero di partita IVA e numero d’iscrizione al Registro Imprese 07149220969 del Registro delle Imprese di Milano
Registrazione presso il Tribunale di Milano, n. 293 del 26 Maggio 2010