Da alleati ad avversari, Cinque Stelle e Lega alla prova elettorale

Sette milioni di italiani al voto per le amministrative. Test importante per le due forze politiche al governo. Il M5S non corre a Vicenza, Siena e Spoleto. Ma a Roma 300mila cittadini giudicheranno la Raggi. Nel centrodestra prove di divorzio tra Lega e FI. Il ritorno dei ministri Scajola e Baccini

Neanche il tempo di incassare la fiducia alle Camere e la maggioranza di governo si spacca. Per ora accade sui territori, in futuro chissà. Alle amministrative di domenica Lega e Cinque Stelle torneranno avversari. È un test elettorale importante, il primo dalla nascita dell’esecutivo di Giuseppe Conte. Quasi sette milioni di Italiani sono chiamati a scegliere i sindaci e i consigli comunali di 761 comuni in tutta la penisola. Sono venti i capoluoghi di provincia interessati: da Ancona a Catania, passando per Siena, Treviso e Vicenza. Il voto servirà per testare lo stato di salute delle forze politiche guidate da Matteo Salvini e Luigi Di Maio. È un passaggio importante soprattutto per i Cinque Stelle. A Roma tornano al voto due municipi: in totale 300mila cittadini della Capitale. Inevitabilmente il risultato elettorale si trasformerà in un giudizio sull’operato della giunta di Virginia Raggi. Ma le amministrative aiuteranno anche a capire quanto è grave la situazione nel centrosinistra, in particolare nel Partito democratico. Difficile fare grandi previsioni sul futuro. Il centrodestra corre unito in gran parte dei comuni al voto. Anche se in sette importanti centri, da Brindisi a Siracusa passando per Fiumicino, Lega e Forza Italia decidono di affrontarsi da avversari. Per qualcuno è la prova generale di un divorzio ormai inevitabile.

È un passaggio importante soprattutto per i Cinque Stelle. A Roma tornano al voto due municipi: in totale 300mila cittadini. Inevitabilmente il risultato elettorale si trasformerà in un giudizio sull’operato della giunta di Virginia Raggi. Ma le amministrative serviranno anche a capire quanto è grave la situazione nel centrosinistra. In sette città Lega e Forza Italia sono avversarie. Per qualcuno è la prova generale di un divorzio ormai inevitabile

La tenuta del movimento pentastellato sarà valutata soprattutto in Sicilia. Una terra da sempre favorevole ai grillini, che qui alle ultime politiche hanno fatto l’en plein. La tornata elettorale è particolarmente rilevante. Il Cinque stelle sfidano la Lega in cinque capoluoghi di provincia: Catania, Messina, Ragusa, Siracusa e Trapani. Ma si voterà anche in importanti città come Modica, Taormina e Acireale. Un risultato da seguire con attenzione è quello di Ragusa, città già amministrata dal M5S. Cinque anni fa Federico Piccitto è stato eletto sindaco conquistando il 70 per cento dei consensi al ballottaggio. A tentare una difficile conferma sarà un altro grillino, il presidente del consiglio comunale Antonio Tringali. Da sempre in difficoltà nelle elezioni locali, anche stavolta i Cinque Stelle pagano un difficile radicamento territoriale. Sorprende la scelta di disertare alcune importanti competizioni. I grillini non si presenteranno a Vicenza, dove la lista locale non ha ottenuto il via libera dai vertici del movimento. E non ci saranno a Siena. Anche nella città del Palio – da sempre amministrata dal centrosinistra – i militanti locali non hanno ricevuto l’autorizzazione a presentare il simbolo. La bandiera con le cinque stelle mancherà persino a Spoleto. Particolare curioso: negli ultimi giorni il M5S ha invitato i propri elettori del centro umbro a non astenersi, partecipando con spirito civico alle consultazioni. Ma lasciando a ciascuno libertà di voto. Intanto Spoleto si caratterizza per un’altra particolarità. Dei quattro candidati sindaco in corsa, ben tre sono donne. Stimolo benaugurante per il futuro della città. Sempre sul versante grillino, invece, sarà interessante il caso di Pomezia. Qui cinque anni fa è stato eletto uno dei primi sindaci pentastellati d’Italia. Uscito in polemica dal movimento per la mancata ricandidatura, adesso Fabio Fucci sfida i Cinque Stelle in un derby tutto grillino. Ma l’attenzione del movimento si concentra inevitabilmente su Roma. La caduta di due giunte municipali pentastellate riporta al voto oltre 300mila cittadini della Capitale. Si riaprono i seggi nel III e VIII municipio, Nomentano e Garbatella. Come è facile immaginare, il risultato di domenica sarà interpretato come un giudizio sull’operato della sindaca Virginia Raggi, in Campidoglio da ormai due anni. Ecco perché da qualche giorno molti esponenti grillini di primo piano sono impegnati in campagna elettorale. Proprio giovedì scorso, peraltro, la sindaca è stata protagonista di un duro scontro con il presidente della Regione Nicola Zingaretti. Secondo molti è il segnale che stavolta il centrosinistra può fare un buon risultato. E tra i candidati presidenti del III municipio non sfugge la presenza dell’urbanista Giovanni Caudo, ex assessore di Ignazio Marino.

Neanche il tempo di incassare la fiducia alle Camere e la maggioranza di governo si spacca. Per ora accade sui territori, in futuro chissà. Alle amministrative di domenica Lega e Cinque Stelle torneranno avversari

E il centrodestra? In gran parte delle città al voto la coalizione torna nella sua forma originaria. Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia corrono insieme (spesso in virtù di accordi stretti prima della nascita del governo Conte). È la dimostrazione che l’alleanza è ancora solida? Il segno, così sperano in molti, che l’intesa di governo tra Lega e Cinque Stelle sia solo una soluzione temporanea? Evidentemente non è così semplice. Certo, spesso le amministrative seguono dinamiche locali. Eppure qualcuno punta il dito sui comuni dove si è già consumato lo strappo. Da Avellino a Ragusa, fino a Fiumicino, il centrodestra marcia diviso. A Barletta la Lega corre da sola. A Brindisi il Carroccio è alleato con Fratelli d’Italia ma avversario dei berlusconiani. In Sicilia il divorzio è più evidente. Se a Catania e Messina la coalizione ripercorre la strada dell’unità, a Trapani, Ragusa e Siracusa i salviniani vanno da soli. E così accade Fiumicino, vicino Roma, dove la Lega sostiene la candidatura del senatore William De Vecchis. La città laziale si caratterizza per un’altra curiosità. Tra gli aspiranti sindaci, infatti, c’è una vecchia conoscenza della politica. È Mario Baccini, già ministro della Funzione Pubblica nel 2004, sostenuto da Forza Italia, Energie per l’Italia e da cinque liste civiche. Non è l’unico ex ministro in campo. A Catania corre per la quinta volta il sindaco uscente Enzo Bianco. Già titolare del Viminale nel 1999. E poi c’è il ritorno di Claudio Scajola. Già ministro berlusconiano dello Sviluppo economico, delle Attività produttive e dell’Interno, Scajola si candida a Imperia. Il comune che ha già guidato da sindaco anni fa. Se la vedrà con il Pd Guido Abbo, la grillina Maria Nella Ponte e Luca Lanteri, sostenuto da Lega e Forza Italia e rappresentante del ligure “modello Toti”. In città le polemiche non mancano. Stavolta la candidatura dell’ex ministro rischia di spaccare il fronte del centrodestra.

X