«C’è una grande, nuova opportunità d’investimento in Italia ed è la finanza alternativa a supporto delle imprese innovative. In Italia sta crescendo tantissimo, in questo ultimo periodo: forse finalmente sta partendo davvero». Tommaso Baldissera Pacchetti sa di cosa sta parlando: fondatore e CEO di CrowdFundMe, prima piattaforma italiana di equity crowdfunding per numero di investitori, è uno dei pochi che a questa innovativa forma di finanziamento credette anche quando non ci credeva nessuno. Adesso, nonostante il numero degli investitori retail sia ancora basso e ci siano ancora resistenze culturali, pare che le cose stiano andando molto bene e il mercato cominci davvero a crescere: 32 milioni raccolti dal 1 gennaio 2017, di cui 22 nel solo 2018: «È come l’Inghilterra cinque anni fa: magari non raggiungeremo i loro livelli, ma i tassi di crescita sono quelli».
Di questo mercato in forte ascesa, CrowdFundMe è una delle punte di diamante, se non l’unica: 5,3 milioni di euro raccolti nel 2018, 2,2 dei quali attraverso la più grande campagna di equity crowdfunding mai fatta in Italia, quella che ha visto protagonista GlassToPower , uno spin off dell’Università Bicocca di Milano che produce pannelli fotovoltaici trasparenti, che si applicano al posto delle normali finestre: «L’equity crowdfunding è una asset class che sta crescendo molto – spiega Baldissera Pacchetti -: e piace molto agli investitori retail, perché in un mercato a tassi zero, è bello investire anche in strumenti finanziari che hanno un potenziale ritorno estremamente elevato, proporzionalmente al loro rischio. Non solo: sebbene investire in queste società dia ritorni solo nel medio e lungo periodo, è vero anche che far parte della compagine sociale fa percepire la concretezza dell’investimento, nel quale chi investe può pure portare proprie conoscenze. Per esempio, tra gli investitori nelle nostre campagne ci sono stati distributori che hanno apportato know how e conoscenze per aprire i nuovi mercati».
«L’equity crowdfunding è una asset class che sta crescendo molto e piace molto agli investitori retail, perché in un mercato a tassi zero, è bello investire anche in strumenti finanziari che hanno un potenziale ritorno estremamente elevato, proporzionalmente al loro rischio. Non solo: sebbene investire in queste società dia ritorni solo nel medio e lungo periodo, è vero anche che far parte della compagine sociale fa percepire la concretezza dell’investimento, nel quale chi investe può pure portare proprie conoscenze. Per esempio, tra gli investitori nelle nostre campagne ci sono stati distributori che hanno apportato know how e conoscenze per aprire i nuovi mercati»
L’investimento, in altre parole, diventa un modo per apportare valore all’impresa, per accrescerne le opportunità e non solo la dotazione di capitale. Un po’ del ritardo nella crescita dell’Italia sta anche qua: «Noi siamo quattro anni indietro all’Inghilterra – spiega Baldissera -. Il nostro 2017 è l’anno zero, come il loro 2012. Il nostro 2018 sarà il primo anno di fortissima crescita, come il loro 2013». Il motivo del ritardo? Non certo la regolamentazione, visto che «noi siamo stati i primi in Europa a regolamentare l’equity crowdfunding». Al contrario, il tema è tutto culturale: «Coi nuovi incentivi di industria 4.0 l’Italia ha un ottima base normativa per andare a effettuare investimenti, ma nonostante questo il numero degli investitori retail è molto basso, attorno alle 5.000 unità, di cui poco meno della metà sono nostri investitori».
Che bisogna fare, allora? «Mi piacerebbe dire che il nostro apporto educativo e i casi di successo possano cambiare le cose, ma sarà comunque molto difficile, fino a quando attori istituzionali come Intesa Sanpaolo e UniCredit non cominceranno a promuovere la finanza alternativa». Non dovesse succedere, l’Italia continuerà a pagare il suo ritardo ormai patologico nella finanza innovativa: «Non è solo una questione di cervelli: dall’Italia stanno scappando anche le imprese innovative. Nel 2017 il venture capital in Italia si è fermato a 170 milioni di euro, in Spagna ha raggiunto gli 800 milioni. Da noi la cultura dello sviluppo dell’impresa innovativa è molto bassa: l’investitore italiano preferisce il mattone e i servizi da ufficio postale», riflette Baldissera Pacchetti.
Non molla di un millimetro, però. Perché i numeri autorizzano a essere più ottimisti. E perché di fronte ci sono nuove sfide, per CrowdFundMe: «Rafforzare sempre più la posizione di leader di mercato, innanzitutto – spiega – e poi sviluppare il mercato secondario, affinché non si debba aspettare l’exit per liquidare investimento. Avere la possibilità di disinvestire, per andare a investire in altre società, è fondamentale per sviluppare il mercato primario». E poi, ovviamente, ci sono le imprese, di ogni possibile settore, come SuperMicron «un sensore brevettato – simile a un cerotto – che rileva e invia in tempo reale quattro parametri fondamentali per valutare lo stato di infrastrutture come ponti e oleodotti, secondo la logica Industria 4.0. È il più conveniente del mercato, brevettato e già distribuito in Europa e Asia», spiega Baldissera Pacchetti e gli brillano gli occhi. Forse la chiave per credere nell’equity crowdfunding e nell’innovazione è tutta qua: credere nell’impresa e nella forza dell’innovazione.