Trentadue anni ad agosto, leader del Partito popolare austriaco (Övp), il giovane cancelliere di Vienna Sebastian Kurz avrà in mano l’agenda europea per i prossimi sei mesi. E non serviranno azzardi per scommettere quale sarà il clima, soprattutto in tema di immigrazione. Ogni tentativo di far approvare una riforma ambiziosa del regolamento di Dublino sul diritto d’asilo, con tanto di ricollocamenti obbligatori tra gli Stati membri, molto probabilmente sarà vano. Kurz ha appena incontrato il ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer della Csu, che sugli immigrati ha fatto traballare pure la grande coalizione, prospettando una «chiusura della rotta del Mediterraneo». E la prossima settimana i due, dopo essersi minacciati a vicenda sulla chiusura dei confini, siederanno a Innsbruck insieme all’omologo italiano Matteo Salvini per trovare un accordo anche con Roma. L’intento è quello di un asse Roma-Berlino-Vienna sui migranti, che ricorda tempi bui, facendo prefigurare un “semestre nero” per Bruxelles.
La piccola Austria di Kurz, alla guida della presidenza europea da inizio di luglio, da tempo appoggia il blocco dei Paesi di Visegrad contro la redistribuzione europea dei migranti. E ora sarà proprio il 31enne ex ministro degli Esteri a guidare la discussione europea sui flussi. Lui che racconta di aver condiviso i banchi a scuola con immigrati e figli di immigrati fuggiti dai Balcani in guerra, è lo stesso che nel 2016 si vantava invece di aver chiuso la rotta balcanica percorsa dai richiedenti asilo siriani.
Nel 2017, durante una visita a Malta, salì su una nave di Frontex chiedendo «l’immediata fine della follia delle ong». La scorsa estate, poi, mostrò il pugno duro, schierando quattro carri armati al Brennero, sul confine italiano, contro il passaggio dei migranti. E un mese fa ha addirittura organizzato un’esercitazione anti-immigrati al confine con la Slovenia, con tanto di comparse che interpretavano la “parte” dei migranti, per prepararsi «all’eventuale nuova invasione».
La questione immigrazione ha fatto la fortuna della carriera politica di Kurz e lo ha aiutato ad arrivare alla poltrona di Cancelliere
La questione immigrazione ha fatto la fortuna della carriera politica di Kurz e lo ha aiutato ad arrivare alla poltrona di Cancelliere lo scorso dicembre. Da quando il precoce “talento” della politica austriaca è subentrato alla guida del Partito popolare, Vienna ha virato – e non poco – a destra. Kurz ha rotto la storica alleanza di governo con i socialdemocratici, portando l’Austria a elezioni anticipate, nelle quali i popolari sono risultati il primo partito. Kurz ha dato una ventata d’aria “fresca” a un partito vecchio come Övp, cambiando il tradizionale colore nero con il turchese e alleandosi con l’ultradestra dell’Fpö, il Partito della libertà austriaco anti-immigrati e anti-Europa guidato da Heinz-Christian Strache. Che oggi vanta cinque suoi membri nell’esecutivo. D’altronde il giovane Cancelliere ha mosso i primi passi in politica a 17 anni, proprio quando l’Övp governava insieme all’Fpö, diventando poi sottosegretario agli Interni, con delega all’integrazione, a soli 25 anni e ministro degli Esteri a 27.
Da responsabile degli esteri decise, nonostante la contrapposizione della cancelliera tedesca Angela Merkel, di impedire l’accesso in Austria a chi percorreva la rotta balcanica. Quando rifugiati e migranti nel 2015 cominciarono ad arrivare alla stazione ferroviaria di Westbahnhof a Vienna, continuando il viaggio poi nella vicina Germania, oltre ai volontari fecero qualche comparsa anche il presidente e il ministro degli Interni austriaco. Ma non Kurz. Nonostante fosse il ministro per l’Europa, l’integrazione e gli affari esteri. Ma sarà proprio grazie alle sue prese di posizione nette sull’immigrazione, che Kurz vincerà nel 2017 le primarie interne dell’Övp senza troppa fatica, ottenendo quasi il 99 per cento dei voti dei delegati.
Un mese fa ha addirittura organizzato un’esercitazione anti-immigrati al confine con la Slovenia, con tanto di comparse che interpretavano la “parte” dei migranti, per prepararsi «all’eventuale nuova invasione»
Ora Kurz terrà le redini dell’agenda europea fino a dicembre 2018, prima di passare il testimone alla Romania. La presidenza semestrale comporta di fatto la pianificazione e la gestione degli incontri tra gli Stati membri. Ma il Paese che detiene la presidenza può anche definire le sue priorità per il mandato. Quello austriaco si chiamerà “Un’Europa che protegge”. E le priorità, già dichiarate, saranno “sicurezza e lotta all’immigrazione clandestina”. Nel discorso di apertura del semestre austriaco pronunciato davanti all’Europarlamento, Sebastian Kurz ha detto nero su bianco che «Schengen si salva solo bloccando gli sbarchi» e sorvegliando meglio i confini esterni dell’Ue. Punto. Le posizioni sono quelle del blocco di Visegrad, con il quale Salvini vorrebbe allearsi, pur avendo obiettivi differenti.
Non a caso Kurz, già vicino al premier ungherese Viktor Orban, sta corteggiando il vicepremier italiano e ha fatto pure pressione su Merkel per inasprire la politica sull’immigrazione tedesca, facendo asse con Seehofer. La sua proposta è che Austria, Germania e Italia formino un “asse dei volenterosi” contro l’immigrazione clandestina. Quello che si annuncia per Bruxelles sarà un “semestre nero”, probabile preludio di una “internazionale sovranista” in vista delle elezioni europee di maggio 2019.