Ti è mai capitato di volere qualcosa ma, per qualche motivo, non averlo esternato, per poi pentirtene o rammaricartene? Succede sul lavoro e nel privato. Un esempio che cade a fagiolo in questo periodo dell’anno: la scelta di dove passare le vacanze con tutta la famiglia. Mare, montagna, campagna? Sembra facile, lo è davvero?! In un mondo ideale basterebbe uno sguardo per capirsi. Forse accade qualche volta, ma siamo realisti, la quotidianità è un’altra cosa, soprattutto quella lavorativa. Al netto della malafede, come possiamo pretendere che i nostri bisogni siano anche solo presi in considerazione se noi siamo i primi a non manifestarli, impedendo così agli altri di conoscerli? Perché non facciamo proposte, non facciamo il primo passo e aspettiamo che sia qualcun altro a fare la prima mossa? Perché pensiamo che essere prudenti ci dia un vantaggio strategico. Trappola!
Il gioco delle bocce e il potere della proposta
Hai presente le bocce? Fare proposte equivale a lanciare il boccino. Gli altri dovranno seguirti nella parte di campo a te più favorevole.
Proporre è un atto di responsabilità, diretta conseguenza dell’avere chiaro in testa ciò che si vuole ottenere.
Proporre ti garantisce quantomeno la tutela dei tuoi bisogni.
Perché non facciamo proposte, non facciamo il primo passo e aspettiamo che sia qualcun altro a fare la prima mossa? Perché pensiamo che essere prudenti ci dia un vantaggio strategico. Trappola!
Il rebus: mare o monti?
Se il tuo partner opta per la montagna, ma tu ami il mare e speri che dopo tanti anni lo abbia finalmente capito, e per questo ti arrabbi, fermati e domandati: «gliel’ho mai proposto?» Se la risposta fosse no, inutile recriminare e innescare sterili polemiche. Proponi, e in caso la tua proposta non trovasse consenso, quale migliore occasione per iniziare a negoziare? Solo se farai tu la proposta, a guidare sarà il tuo punto di ingresso e da lì partirete per negoziare… e per le vacanze. Eppure, nel quotidiano, pochi azzardano proposte. Come mai?
Perché non fai proposte?
Osservando le dinamiche negoziali di cui sono spettatrice oramai da oltre 13 anni, emergono tre ragioni, non esaustive, ma più ricorrenti:
- si ha paura di scoprirsi;
- si cova il dubbio di poter ottenere di più;
- non si sa che cosa si vuole.
1) La paura di scoprirsi
La negoziazione non è un bluff, per quello c’è il poker! Soffocare i tuoi bisogni è una pessima strategia: verranno a galla prima o poi, nel modo sbagliato e nel momento meno opportuno.2) Il dubbio di poter ottenere di più
Sperare che grazie all’iniziativa altrui otterrai di più è una pia illusione, pericolosa trappola mentale. Nella maggior parte dei casi resterai deluso e recriminerai. Sai che cosa vuoi? Chiedilo! Perché volere di più?3) Non sapere ciò che si vuole
Non avere chiari i tuoi obiettivi o i confini del tuo mandato. Accade. Risultato: si annaspa, perdendo la prerogativa di prendere l’iniziativa.Quindi esplora i tuoi bisogni e chiarisci i tuoi obiettivi. Raduna la famiglia intorno al tavolo, non avere paura di fare proposte e… buon viaggio!