“Hai bisogno di un prestito? Ecco quello più conveniente! Da 3.000 a 30.000 euro in 48 ore, semplice, veloce e sicuro”. A tutti sarà capitato di venire a contatto con offerte di questo tipo: se si è in cerca di un prestito, si potrebbe pensare che una proposta come questa sia allettante, soprattutto se si ha necessità di ovviare in tempi brevi a impellenze come la ristrutturazione di casa o l’acquisto di un’auto nuova. Ma in realtà il pericolo potrebbe essere dietro l’angolo, e a fronte di una trattativa veloce e in apparenza semplice, ci si potrebbe veder richiedere garanzie che non si è in grado di dare, rate stellari rispetto a quanto sembrava all’inizio, oppure offerte improvvisamente scadute e non più vantaggiose. Con tutti i rischi che ne conseguono in termini di sostenibilità economica dell’operazione.
Gli operatori che ruotano intorno al tema del prestito sono ormai numerosi. Siamo più precisamente nell’ambito del cosiddetto credito al consumo: quella parte del credito, cioè, rivolta alle famiglie e indirizzata al finanziamento di spese di consumo, come quella, appunto, per l’acquisto di un veicolo, di arredamento oppure di spese per lavori di ristrutturazione. Queste sono le necessità più frequenti, anche se il credito al consumo si applica anche ad acquisti più specifici, come viaggi, corsi di studi, spese mediche e in generale qualsiasi esigenza che il credito possa coprire.
Diverse finalità sono coperte da diverse tipologie di credito. L’esempio più comune sono le carte di credito, carte associate ad un plafond che consente di spendere fino a una determinata cifra: questo consente una maggiore semplicità di utilizzo, perché non richiede l’immediata disponibilità della liquidità degli importi, mentre si gode di un “anticipo” che permette di spendere subito, lasciando che poi la banca prelevi quella cifra a fine mese.
È bene informarsi a dovere su tutti gli aspetti, soprattutto perché nel caso del credito al consumo le spese aggiuntive possono pesare in maniera molto più incisiva rispetto ad altre tipologie di finanziamento, come i mutui
Esistono poi altri tipi di carte che si possono definire più tecnicamente “di credito”, perché consentono di ottenere dei veri e propri finanziamenti. Queste si chiamano “revolving” e consentono di spendere cifre di cui non si dispone direttamente, ma che vengono concesse dall’istituto in funzione del quale, ogni volta che si spende, si attiva un finanziamento che prevede una certa quantità di interessi. Il rimborso può avvenire in cifra unica, saldando in una singola volta quanto che si è speso, interessi compresi, oppure nella modalità revolving, che prevede la trattenuta volta per volta di una cifra mensile dal proprio conto come rimborso sia del credito che degli interessi. Questa “rata” mensile verrà versata finché non si è saldato completamente il debito, rigenerando automaticamente il credito man mano che lo si rimborsa.
Uno dei problemi fondamentali delle carte revolving, però, è che si rischia di perdere il conto di quanto si spende. Se da un lato c’è la comodità di usare un plafond aggiuntivo di spesa, dall’altro l’aggiunta degli interessi prolunga il periodo di estinzione del “prestito” che si contrae e, considerando che nel caso delle carte revolving gli interessi sono molto alti, si potrebbe finire per pagare soltanto quelli e mai il capitale, sborsando molti soldi in più di quanto preventivato. Occorre quindi fare attenzione a come e quanto si spende.
Tra le possibilità del credito al consumo, poi, rientra anche la cosiddetta “cessione del quinto” ovvero una forma di finanziamento legata direttamente al proprio reddito e operante come una trattenuta alla fonte di un quinto del proprio stipendio (o della pensione). Si tratta di un finanziamento garantito, proprio perché il pagamento delle rate è “obbligato” e versato direttamente dal datore di lavoro o dall’ente pensionistico all’istituto finanziario. Per questo potrebbe sembrare più conveniente, anche se in realtà è tutto l’opposto: si tratta di una tipologia di credito nata proprio per dare l’opportunità di attivare un finanziamento a chi è più limitato nell’accesso al credito a consumo (magari per via di trascorsi negativi di insoluti o problematiche relative ai pagamenti), oppure per chi ha un reddito contenuto. È il caso, ad esempio, dei pensionati, che altrimenti difficilmente riuscirebbero ad accedere ad un prestito. Storicamente, quindi, le cessioni del quinto hanno sempre avuto tassi di interesse un po’ più alti e sono state a lungo considerate un prodotto di nicchia “negativo”, anche se oggi, pur basandosi sullo stesso meccanismo, sono utilizzate anche come alternativa ad altri finanziamenti da parte di clienti non necessariamente “sofferenti” dal punto di vista finanziario.
Non è detto che la banca, quando si tratta di sottoscrivere un finanziamento, sia la scelta migliore: molto dipende dalla finalità del prestito. Questa è fondamentale che venga dichiarata nel momento in cui ci si rivolge ad un istituto. Chiedere liquidità pura è sempre sconsigliabile
Ciò detto, si entra poi in contatto con i veri e propri interlocutori. Come si ottiene il credito al consumo? Gli operatori che offrono questi servizi sono, naturalmente, le banche stesse in primis, che insieme ad altri prodotti offrono mutui così come prestiti personali, carte di credito e cessioni del quinto. Ci sono poi le cosiddette finanziarie, che sono istituti specializzati in operazioni di credito al consumo. Queste tipicamente erogano alle famiglie e spesso hanno esse stesse alle spalle degli istituti bancari, però operano separatamente e quindi sono più efficaci sia nella gestione che nel creare offerte, essendo più “proattive” rispetto alle banche nei confronti del cliente (basti pensare agli spot televisivi di attori come Findomestic, Agos e Compass, che richiamano la possibilità di effettuare determinate operazioni tramite il prestito).
Anche per via di questa varietà, di fatto ci si può vedere proporre un finanziamento in molti modi (e non è detto che anche chi è più restio al pagamento rateale non possa trovare positiva la possibilità di suddividere un pagamento per un acquisto “importante”). Uno dei casi più frequenti è quello dell’acquisto dell’auto con un concessionario direttamente convenzionato con l’istituto finanziario: quest’ultimo prende il nome di finanziaria captive ed eroga finanziamenti soltanto per una specifica casa automobilistica, consentendo di avere un guadagno e un controllo maggiore sul cliente. Funzionano in modo simile anche le nuove forme di leasing, finanziamenti “evoluti” perché comprendono non solo l’erogazione di una somma di denaro, ma anche altri servizi come l’assicurazione e così via. E anche nel caso di acquisti più piccoli, come un elettrodomestico, sono molti i negozi di elettronica che propongono offerte di rateizzazione, magari pure a tasso zero: queste sono frutto di accordi tra la catena dei venditori e la finanziaria, dove al cliente si dà il vantaggio della rateizzazione, e al contempo l’istituto finanziario ottiene nuovi nominativi a cui proporre finanziamenti in futuro.
Esistono infine altre finanziarie minori che, pur svolgendo la classica funzione di finanziamento, soprattutto in passato l’hanno fatto in maniera più “torbida” e meno trasparente rispetto a quelle specializzate. Promettendo soldi facili in tempi rapidi, anche senza garanzia, spesso dietro nascondevano l’inghippo, come nel caso citato all’inizio. «Questi istituti puntano sulla rapidità e sull’emotività, cercando di persuadere proprio coloro che hanno maggiori difficoltà a ottenere un finanziamento, e lo fanno velocemente, proprio per evitare che il cliente abbia il tempo di analizzare bene tutte le condizioni e di valutare se è preparato a sostenere quella spesa», spiega a Linkiesta Roberto Anedda, direttore marketing di Mutuionline. È bene quindi informarsi a dovere su tutti gli aspetti, soprattutto perché nel caso del credito al consumo le spese aggiuntive possono pesare in maniera molto più incisiva rispetto ad altre tipologie di finanziamento, come i mutui, tanto da portare a tassi annui (Taeg) doppi o più che doppi rispetto all’interesse sul capitale. «Tutte le volte che vedo che il Tan è 2 o 4% e il Taeg è 9 o 12% mi devo insospettire: magari alcuni costi per come sono descritti nel contratto sembrano innocui, ma possono finire per pesare molto», specifica Anedda. «Anche se le banche in generale non si sono guadagnate un’ottima reputazione di questi tempi, in media comunque un istituto bancario solido e affermato è in grado di proporre prodotti semplici, trasparenti e convenienti. E se in più un cliente è già correntista, potrebbe anche vedersi applicare condizioni più flessibili e convenienti».
Tutte le volte che vedo che il Tan è 2 o 4% e il Taeg è 9 o 12% mi devo insospettire: magari alcuni costi per come sono descritti nel contratto sembrano innocui, ma possono finire per pesare molto
Non è detto però che la banca, quando si tratta di sottoscrivere un finanziamento, sia la scelta migliore: molto dipende dalla finalità del prestito. «Questa è fondamentale che venga dichiarata nel momento in cui ci si rivolge ad un istituto» puntualizza ancora l’esperto: «chiedere liquidità pura è sempre sconsigliabile, perché agli occhi dell’istituto si potrebbe avere qualcosa da nascondere, e questo riduce le chance di ottenere il finanziamento, oppure di vederselo erogare a tassi di interesse più alti». Al contrario, dichiarare il fine del prestito consente di avere più chance di ottenerlo e anche di avere tassi più bassi. Un aspetto non da poco, considerando che nel caso del credito al consumo i tassi partono dal dal 5 o 6% ma possono arrivare anche al 12 o 15% a seconda della finalità (tanto per dare un termine di paragone, i tassi di interesse dei mutui sono solitamente compresi tra 1 e 2%).
Quali sono quindi le regole d’oro quando si tratta di scegliere un prestito? Secondo Roberto Anedda le indicazioni fondamentali sono tre: «Dichiarare sempre la finalità del prestito; vagliare diverse offerte, che potrebbero non essere sempre le migliori nella stessa banca o presso lo stesso istituto, stando attenti alle offerte delle finanziarie che promettono mari e monti e semplicità e velocità di erogazione; e leggere il preventivo da cima a fondo, chiedendo chiarimenti su ciò che non si capisce». È bene ricordare, infine, che comunque l’istituto, di qualsiasi natura esso sia, è tenuto a dare un conteggio preventivo di tutti i costi: una volta ottenute tutte le informazioni necessarie, comparare e prendere una decisione consapevole non sarà difficile.