Durante quello che pensavo fosse un “fuori onda” di una mia recente intervista sull’innovazione ho affermato: “Successo vuol dire che “è successo”. Mi piace pensare al successo in questi termini: prima qualcosa non c’era e poi, ca**o, è successo”.
A mia insaputa e con mia sorpresa, il regista ha poi scelto di inserire questa parte (anche se un po’ informale) all’interno dell’intervista andata in onda.
Aveva ragione lui. Quel concetto, nato da una chiacchierata spontanea e intima, nascondeva qualcosa di profondo. Probabilmente me ne sarei di sicuro dimenticato e, invece, rivendendo l’intervista e quel pezzo di “fuori onda” in particolare, sono tornato a pensarci, a rifletterci e adesso a scriverci. Insomma, parliamo di “successo”. In modo nuovo però…
La prima istanza che restituisce il dizionario della lingua italiana per la parola “successo” è la seguente: sostantivo che indica un “risultato favorevole: riportare un successo insperato; in particolare, affermazione, apprezzamento, consenso ottenuti da una persona nell’ambito di attività artistiche, sportive, dello spettacolo, politiche: successo di critica, di pubblico || professionista, attore, stilista di successo; di cosa, che incontra il favore del pubblico: film, libro di successo”.
Questo è quello che ci viene in mente a molti quando sentiamo la parola “successo”. Il successo si insegue. Il successo si brama. Ma come si costruisce il successo? La risposta è nella parola stessa. Infatti, proviamo a concentraci su un’altra declinazione della parola “successo”, non il sostantivo ma il participio passato del verbo succedere. Dopo aver fatto questo passo, proveremo a mettere in connessione le due declinazioni, dando un nuovo significato, o un significato più profondo, alla parola successo, ma andiamo con ordine…
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