Dateci oggi la nostra indignazione quotidiana. Una di quelle indignazioni futili, per riempir la bocca di punti esclamativi sotto la cappa di calore e umidità estiva che si scontra con l’asfalto creando una trappola di noia e sudore. Del resto è agosto, la politica è in vacanza, salvo qualche tweet, e anche le manifestazioni contro il razzismo dilagante vengono rimandate a settembre, come le conference call coi clienti, pure quelli più demanding.
In buona sostanza ad agosto non succede un cazzo ma, anno del Signore 2018, siamo incappati in una grande, storica svolta: abbiamo capito quale sia il problema di Roma, l’unico, il principale, quello per cui indignarsi una volta per tutte: Anna Lou Castoldi, figlia di Asia Argento e Marco Castoldi, in arte Morgan. La ragazza, 17 anni compiuti a giugno, si è resa protagonista di quello che è stato definito, a partire dal sito “Roma fa schifo”, un atto di deprecabile “vandalismo”. Geneticamente “ribelle per forza”, la creatura avrebbe osato imbrattare i sedili di un bus Atac con il proprio nome, pardon, il suo tag, ovvero la firma che si è scelta come nomignolo con gli amici. Di base, uno scarabocchio leggibile quanto un geroglifico in comic sans.
Ma siamo figli d’arte, oltre al font c’è di più: una volta ultimato lo scempio, l’ha immortalato in una storia Instagram della durata di ore 24 e sono in molti a interrogarsi sulle conseguenze che questo abominio subculturale potrebbe scatenare nelle giovani e malleabili menti dei suoi 30mila follower. Sono usciti articoli che titolano, tronfi, “la mela non cade mai lontano dall’albero” (Dagospia), altri invece, pur usando il condizionale, lasciano intendere che questa Anna Lou l’avrebbe proprio fatta fuori dal vasino rendendosi protagonista di un atteggiamento inqualificabile, sbagliato, ma del resto “con due genitori del genere cosa ci si poteva aspettare” tuonano già i primi haters benpensanti a commento di qualunque foto social della ragazza, di sua madre e se il loro cane avesse ig, probabilmente tenterebbero l’impresa di moralizzare pure lui, tanto per essere sicuri che il messaggio di indignazione, sia esso di un luminare in psicologia o, molto più probabilmente, di Beppe l’imbianchino, arrivi forte e chiaro ai diretti interessati. O a chiunque legga quell’italiano zoppicante per piazzargli una heart reaction di sostegno.
Ora, una volta posato il fiasco, vediamo di fare un quadro della situazione: lo sappiamo che fa caldo, che gli argomenti notiziabili ad agosto sono sempre meno, che non si può fare un giornale parlando solo di Temptation Island o di Bobo Vieri che diventa papà.
Però.
Però qui, davvero, non è successo niente. Chi scrive non abita a Roma ma possiede un account Twitter in cui ogni giorno impera l’hashtag #atacmerda. Ne emerge nitidamente l’idea che se il pendolare medio della capitale avesse un indelebile tra le mani non scriverebbe certo il proprio nome sul sedile di un bus, ma piuttosto una sequela di bestemmie ad hoc per ogni veneratissimo santo del calendario. E se non lo fa non è per senso civico, ma perché sta stipato in una carrozza fatiscente dove lo spazio vitale è ridotto a un quarto di ciuffo di Marco Castoldi in arte Morgan e anche solo scrivere “Sto arrivando” su Whatsapp è un’operazione complessa che si può compiere solo sotto l’arcata ascellare di uno sconosciuto con gravi problematiche di igiene personale. Per questo viaggio in prima classe, l’eroico pendolare medio di cui sopra, ha aspettato, se va bene, minuti trentatrè sotto questo sole dove forse sarebbe stato bello, sarebbe stato meglio, pedalare. Lo stesso vale per le metro e qualunque altro mezzo di trasporto pubblico capitolino. Però, oggettivamente, in questa splendida cornice, non si può negare che un mezzo scarabocchio sul sedile sia fastidiosissimo, nonché il vero cuore del problema.
Prima di scagliare l’uniposca contro una diciassettenne che sì, ha sbagliato, ma non risulta si stia facendo pere di eroina negli occhi, potremmo fare una rapida rassegna mentale dei nostri diciassette anni, di quelli di ognuno di noi
Non si è mai parlato molto di Anna Lou Castoldi. Anche perché, Dio la benedica, non ha ancora scelto di infestare la nostra tv sfruttando il cognome che porta. Certo, una parte di ognuno di noi, la più gossippara, è sempre stata curiosa di vedere come sarebbe venuta su la creatura di Asia Argento e Morgan. Ebbene, dal suo profilo Instagram (ora reso privato causa bufera mediatico-graffitara) salta fuori, oltre ad un’innegabile bellezza, il profilo di una ragazzina con gli occhi azzurri e le pose un po’ darkettone, sempre preferibili, almeno secondo chi scrive, a quelle con la bocca a deretano di galliforme da pollaio.
Il guaio è che un giorno magari ingrasserà e usciranno degli “articoli” a farglielo notare, il mese successivo posterà un selfie coi capelli rasati o in compagnia dell’unicorno che ha ricevuto in dono dai genitori, quello dopo ancora chissà. Prima di fare uscire la “notizia”, però, sarebbe opportuno mettere da parte il livello di maggiore o minore simpatia che possiamo provare nei confronti dei due che l’hanno messa al mondo (senza averci preso manco un caffè insieme, tra l’altro) e lasciarla vivere, crescere, compiere idiozie (perché sì, scrivere sui sedili, sui muri e così via è un’idiozia nonché un reato, va bene, che la si multi) senza un’eco mediatica che lei stessa non vuole (altrimenti sarebbe già in tv o il suo faccino svetterebbe sulla cover di un disco) e non merita (non avendo ancora fatto una cippa di mediaticamente “interessante”).
Infine, prima di scagliare l’uniposca contro una diciassettenne che sì, ha sbagliato, ma non risulta si stia facendo pere di eroina negli occhi, potremmo fare una rapida rassegna mentale dei nostri diciassette anni, di quelli di ognuno di noi. Personalmente, non so voi, pur non essendo figlia d’arte, ero piuttosto certa di essere un vampiro, cantavo a squarciagola “Supereroi contro la municipale” dei Meganoidi anche se non avevo ancora la patente e il mio tag (sì, esistevano già allora, prima dei social) era “Maybe”.
Arrestateci tutti. Ma venite in macchina che coi mezzi non arrivate più.