Auguri Madonna. Ma adesso è davvero ora di ritirarsi

A 60 anni Madonna è icona sì, ma solo di se stessa. Una vita a non saper cantare, ma a scegliere grandi pezzi e forme di autorappresentazione geniali. Solo che, ormai, Madonna Louise Veronica Ciccone non ha più niente da dire

La cosa migliore a questo punto sarebbe un ritiro. Un bel ritiro dorato in Portogallo dove già vive da un po’ con una variegata pattuglia di figli, e da dove posta foto in pizzi azzurri e ukulele. Per i suoi 60 anni (il 16 agosto) ci vorrebbe appunto un ritiro dalla musica, e magari un esilio volontario su Instagram. Perché lei, Madonna, è ancora perfettamente iconica, solo che è ormai solo icona di se stessa: non racconta più come va il mondo ma solo cosa fa Madonna. A differenza della sua concorrente/trascendente, la madre di Cristo, non può apparire a Medjugorie o a qualche mistico e raccontare cose sulla fine del mondo ventura. Appunto appare su Instagram, fa vedere i figli, agita i pizzi come per dire sono qui. È un agitare i pizzi che equivale ogni giorno di più a guardarsi gli orli della gonna.

L’attività pubblica di Madonna Ciccone da qualche anno è tutta raccolta in un umanitarismo generico, stinto. Sembra stia timbrando il cartellino da popstar: il Malawi, i bambini, le battaglie pro scelta di genere, i baci saffici (che palle i baci saffici), l’icona femminista. Ma anche su quel lato esistono altre testimonial che magari non fanno nemmeno il mestiere di cantante, ma sono a fortiori più cinetiche, più imprenditoriali, più calate spontaneamente nell’esistenziale fondamentale della modernità -il business- di quanto non avesse potuto fare lei con il suo Blonde Ambition Tour. Ambizione bionda: fascino e volontà di potenza. Era il 1990. Una, anzi molte, vite fa.

Madonna ha vissuto artisticamente su un paradosso. Non avere nessun talento come cantante, ma avere uno straordinario talento come produttrice (e, verrebbe da dire, disc jockey). Una divinità dell’appropriazione postmoderna

Una, anzi molte vite fa, poi, c’erano le canzoni. Una quantità di popsong meravigliose che resistono ai crash test più severi: la prova doccia e la prova falò. Se una canzone viene bene nel box doccia e se si può cantare a un falò con una chitarra acustica senza una corda dire che è una grande canzone. Ce le strimpelliamo mentre scriviamo queste righe. Da Holiday a Like a Virgin, a La Isla Bonita a Like a Prayer, ad American Life. Ma, anche qui, poco di ancora cantabile nella produzione più recente. Del resto è Madonna stessa che si lamenta in una delle ultime interviste del fatto che il mondo pop è uniformato, noioso, “formulare” e non si trova più nulla di originale. Vero. La forma canzone ha ceduto all’informe sonorizzazione. Più che melodie che guidino la nostra giornata si cercano tappeti sonori che facciano da sfondo. Suono/immagine, suono/tappezzeria. La musica per aeroporti di Brian Eno ha vinto sulla vecchia idea romantica e popolare della canzone. Tra le vittime lei, Madonna.

Che ha vissuto artisticamente su un paradosso. Non avere nessun talento come cantante, ma avere uno straordinario talento come produttrice (e, verrebbe da dire, disc jockey). Una divinità dell’appropriazione postmoderna. Nessuno ha saputo annusare e riconoscere i grandi pezzi, gli artisti da lanciare, i grandi suoni da far passare in radio come lei. Madonna è stata una straordinaria talent scout per autori, musicisti, produttori. Dai Beastie Boys a Meshell Ndge Ocello, a William Orbit (ma qui i nomi sono davvero infiniti) e poi musicisti, ballerini, costumisti.

Il fonico Jason Corsaro racconta in un meraviglioso articolo su Sound On Sound come Madonna già nel 1984 producesse Like a Virgin entrando spesso in contrasto con Nile Rodgers. Era presente a tutte le sessioni di registrazione e missaggio, metteva becco anche sui microfoni da usare per la batteria e sui riverberi e i compressori Fairchild da usare per la voce (e aveva ragione), spiegava ai musicisti (anche al leggendario Rodgers) cosa dovevano suonare e come. Il suo motto era: “Time is money and the money is mine. Let’s get to work”. Già solo per le le canzoni ne avrebbe abbastanza per mettere su un insuperabile concerto da tribute band di se stessa. Solo che Madonna non è i Rolling Stones, che fanno tribute band di se stessi dagli anni 70, se non altro perché le manca tutto il lato artigianale: il talento per auto-eseguirsi, per interpretarsi in modo nuovo e convincente.

Negli anni ha rimediato col genio rappresentativo postmoderno. E’ stata camaleontica sempre un momento prima degli altri e non sa rassegnarsi né a diventare un classico, né alla retromania. Per lei fare un Random Acces Mamories dei Daft Punk sarebbe inconcepibile. Madonna può essere sì letta come apoteosi degli anni 80-90 -e aspettiamo qualche articolino hipster sentimentale ombelicale a riguardo- ma lei, che appunto non può eseguirsi, non vuole nemmeno finire a citarsi. Impossibilità che solo un grande artista sa sostenere, e che appunto per i suoi 60 anni ci suggerisce un bel ritiro, anzi un buen retiro: Instagram e Portogallo.

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