Contenzioso stato-medici: una bomba da 16 miliardi che rischia di far esplodere le casse dello Stato

16 miliardi di euro in ballo, 118 mila medici in credito con lo Stato. La situazione rischia di far saltare i conti e serve un condono. Sì, ma questa volta è lo Stato che deve usufruirne

Una bomba ad orologeria rischia di esplodere in mano al governo italiano. Una bomba che si chiama ‘contenzioso Stato-medici’ e che rischia di costare 16 miliardi di euro. Tenendo conto che il Movimento Cinque Stelle ne sta cercando meno della metà per arrabattare un provvedimento che si avvicini al reddito di cittadinanza e la Lega sta facendo carte false per recuperare le risorse per impostare una specie di flat tax, a leggere quella cifra c’è da spaventarsi. Anche perché la questione non sembra più rinviabile.

Se ne è parlato a Roma, per la prima volta in maniera strutturata, nel corso di una tavola rotonda organizzata in Senato dal periodico giornalistico Sanità Informazione, a cui hanno preso parte esponenti di categoria, parlamentari della Repubblica e giuristi esperti della questione. Questione che riguarda 118mila medici che hanno frequentato la Scuola di Specializzazione in Medicina tra gli anni 1978 e 2006. E che, in contraddizione alle direttive europee emanate a cavallo tra gli anni 70 e gli anni 80, sono stati, nei casi migliori, vittime di trattamento economico non adeguato e, nei casi peggiori, privati di qualsiasi remunerazione.

Una questione che rischia seriamente di far saltare i conti. E che, comunque, se non viene affrontata, comporta comunque un lento dissanguamento della casse pubbliche, dato che, nel frattempo, le cause vanno avanti e i medici alla fine le vincono. In questo modo lo Stato continua a pagare, sia sotto forma di risarcimento, sia sotto forma di spese dell’iter processuale, che, come sappiamo, nel nostro Paese non è rinomato per la sua rapidità.

In questo modo lo Stato continua a pagare, sia sotto forma di risarcimento, sia sotto forma di spese dell’iter processuale, che, come sappiamo, nel nostro Paese non è rinomato per la sua rapidità

Di qui l’idea di un disegno di legge che sani la situazione, una volta per tutte. “Il ddl è pronto – spiega il senatore Antonio De Poli – sarò il primo firmatario e molti colleghi, dell’intero arco parlamentare, a dispetto dell’appartenenza politica, sono pronti a sottoscriverlo”. La proposta, in soldoni, è questa: lo Stato si impegna a pagare, a patto che possa beneficiare di un solido sconto. Undici miliardi invece che sedici, con cinque miliardi da reinvestire nella sanità pubblica. Si dice accordo transativo, ma lo si potrebbe chiamare più semplicemente condono. Di cui a godere non sarebbero i cittadini grazie allo Stato che chiude un occhio, ma al contrario, lo Stato stesso, che godrebbe di un benevolo trattamento da parte dei cittadini, medici in particolare.

“Un accordo transativo tra Stato e medici – spiega l’avvocato Marco Tortorella di Consulcesi Group, uno dei massimi esperti del contenzioso – è una soluzione di semplice buon senso che consentirebbe al legislatore dsi riappropriarsi del suo ruolo, da troppo tempo delegato ai Tribunali”.

Dino Giarrusso, intervenuto al convegno a nome del sottosegretario all’Istruzione Lorenzo Fioramonti, mostra una certa spavalderia: “Mai più polvere sotto il tappeto, è assurdo continuare a far finta che non ci siano delle anomalie. L’Italia ha il dovere di ripensare il rapporto con le proprie responsabilità. Non si può più rimandare le questioni, pensando che prima o poi si risolveranno da sole, come hanno fatto i governi precedenti. La retorica secondo cui ci sono cose più importanti ci cui occuparsi non esiste, non è un argomento accettabile”.

Un impegno del governo a sanare definitivamente la situazione? Parrebbe proprio di sì. In tempi brevi capiremo se sono solo parole, come succede sempre più spesso, o se si tradurranno in fatti concreti.

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