Siamo arrivati alla terza massima di Grice, che riguarda la relazione. Sii pertinente e dai un contributo alla relazione. Parole pesanti come un macigno, che fanno riflettere sull’uso o meglio sul consumo della parola. Parlare, scrivere, in generale comunicare non è solo avere qualcosa da dire, ma è aggiungere valore.
Giorni fa, in aereo, appena atterrata in ritardo a Milano da Palermo, tutti i passeggeri dei sedili corridoio già in piedi, passaggio pienissimo, valigie giù dalle cappelliere a riempire ogni minimo spazio rimasto vuoto. L’hostess annuncia: «I passeggeri in transito per Londra sono pregati di uscire per primi».
Fragorosa risata di tutti. E dirlo prima?
Poco dopo la solerte hostess, non vedendo arrivare nessuno perché a confronto lo sbarco in Normandia sarebbe stata un’operazione più semplice, ripete meccanicamente l’annuncio. Parte l’applauso.
Increduli, tutti a commentare l’inutile ritardo della comunicazione. Finalmente usciti dall’aeromobile, non vi aspettereste di trovare una navetta riservata ai passeggeri diretti a Londra? Vi sbagliate. C’erano due pullman partiti solo dopo aver caricato tutti.
Pervasi da un senso di incredulità, in bilico tra il ridere e il piangere, i clienti della compagnia si sono lanciati in colorite considerazioni, pervasi da rassegnazione, sdegno, fastidio. I commenti più benevoli erano indirizzati alla hostess, quelli più malevoli alla (scarsa) affidabilità della compagnia e dell’organizzazione dell’aeroporto stesso.
Una semplice comunicazione, resa inopportuna e poco rilevante dalla scelta del momento, e come tale priva di ogni utilità, ha ingenerato una catena di negatività e ha contribuito a danneggiare la reputazione di più soggetti. La pertinenza è legata al contenuto ma anche alla scelta del momento: se infelice nella tempistica, l’indubbio valore della comunicazione si disperdere fino a diventare un boomerang.
Pensiamo a certe mail, in cui il punto più importante è al fondo del testo, a cui statisticamente arriva e pone attenzione una percentuale bassissima di persone. Mettere all’inizio l’informazione più importante richiama l’attenzione e dà valore al nostro messaggio. Del pari, in negoziazione si assiste a snervanti quanto inutili manfrine che oscurano le informazioni realmente rilevanti, che possono indirizzare in modo costruttivo il dialogo, nel falso convincimento, ma duro a morire, del colpo di scena. Come se la vita fosse un thriller.
Ricordo anni fa una campagna informativa sull’Aids. Il Ministero della Salute recapitò per posta a mia nonna, e immagino ad altri centinaia di migliaia di anziani, uno spesso quanto costoso opuscolo, certamente dettagliato e molto curato, che la invitava a una certa precauzione nei rapporti sessuali. Sorpresa a dir poco, mia nonna venne da me sventagliando l’opuscolo, sdegnata che qualcuno potesse pensare che a 70 anni avrebbe disonorato la memoria del suo defunto marito. «Per chi mi hanno presa?!», ribadiva a ogni parente presente, non senza un velo di malizioso divertimento.
Poco pertinente, non è vero? Al di là del passeggero e bonario risentimento di mia nonna che a noi causò più ilarità che altro, quanto è costato quell’opuscolo? Sii pertinente e dai un contributo alla relazione. Un tempo si sarebbe detto “un bel tacer non fu mai scritto”.