Rocco Casalino ha messo il cellulare in silenzioso. Questo sarebbe stato il titolo onesto da zero visualizzazioni di un audio inviato da Rocco Casalino ai giornalisti; tuttavia Il Giornale lo ha pubblicato col titolo roboante “Audio choc di Casalino nella tragedia di Genova: ‘Mi salta il Ferragosto’”. Se si ha la pazienza di ascoltare quei ventisei secondi si scopre che Casalino sì, rivendica il diritto al proprio tempo libero (“Basta, non mi stressate la vita. Io pure ho diritto a farmi magari un paio di giorni, che già mi è saltato Ferragosto, Santo Stefano, San Rocco e Santo Cristo. Mi chiamate come i pazzi, cioè, datevi una calmata”), ma soprattutto vuole essere lasciato in pace dai giornalisti molesti “Chiamate una volta, poi se mai mi mandate un messaggio e se ho qualcosa da dirvi ve la dico”. Non sta dicendo che non gli importa nulla dei morti, dei feriti, delle vittime ma sta dicendo che sono inutilmente insistenti.
Serve un contesto: il messaggio risale al post crollo del ponte. Erano i giorni in cui si contavano i morti, c’erano i funerali di stato coi selfie e si dava la colpa del crollo ai Benetton che non avevano disdetto la tradizionale riunione estiva a Cortina d’Ampezzo. Immaginate il tenore dei messaggi del popolo non invitato (nota a margine: a cosa serve conquistare la Bastiglia se continui a percepirti come un povero cristo contro l’élite?). Le ferie, in quella situazione, equivalgono alle brioche sulla folla e si sa che con l’indignazione passa la fame. Così è diventato argomento del giorno sui social: Casalino ha fatto male, dovrebbe dimettersi, dovrebbe scusarsi. Cosa che ha fatto, precisando che “Nelle mie parole non c’è mai stata la volontà di offendere le vittime di Genova. Offende, invece, l’uso strumentale che alcuni giornali stanno facendo di questa tragedia”.
“Basta, non mi stressate la vita. Io pure ho diritto a farmi magari un paio di giorni, che già mi è saltato Ferragosto, Santo Stefano, San Rocco e Santo Cristo. Mi chiamate come i pazzi, cioè, datevi una calmata”. Rocco Casalino non sta dicendo che non gli importa nulla dei morti, dei feriti, delle vittime ma sta dicendo che i giornalisti sono inutilmente insistenti. In privato probabilmente diremo “ma sai che non ha tutti i torti?”
Forse per Casalino arriverà un secondo tapiro d’oro, che è il modo in cui il paese reale ti assolve. Il primo era dovuto all’indignazione scatenata dallo stipendio: 169 mila euro lordi l’anno, più di quello che percepisce Conte (l’unico premier di cui si scrive solo il cognome perché non si ha tempo di googlarlo per intero). Forse la strategia dell’opposizione è far sembrare Rocco Casalino una specie di falla del sistema cinque stelle: guardatelo, mentre gli altri prendono voli di linea in economy per la Cina, mentre pranzano col fritto misto a Riccione, mentre vanno dalla D’Urso a ricevere standing ovation dal pubblico, Casalino fa la vita da Nababbo (detto tra noi, in effetti pare Johnny Depp in confronto a Di Battista in ostello, anche se tutto questo privilegio è tale solo se si gioca sul terreno degli avversari, cioè la decrescita, cioè abbiamo già perso).
Dopotutto Casalino non è mai piaciuto. Quando si fa notare che l’abbiamo visto in mutande al Grande Fratello, quando ce lo presentano su “Chi” abbracciato al fidanzato sudamericano, quando pubblichiamo le di lui foto a torso nudo (in un periodo in cui si dedicava particolarmente alla palestra e non a inviare anteprime a Enrico Mentana sghignazzando) stiamo dicendo una sola cosa: non si merita il successo che ha. E in fondo in molti la pensano come Monica Ciaburro, deputata di Fratelli d’Italia, che sostiene che Casalino è l’ennesimo miracolato dal grillismo. Salvini ha colto l’occasione per erodere qualche punto percentuale di consenso: “Non fatemi parlare di Casalino. Sono qui per risolvere i problemi non per parlare di nuovi”. Si vede che difendere gli alleati non era nel contratto.
Casalino passa così dall’essere un genio della comunicazione a solito stronzo. Forse le due cose non si escludono. Il sospetto però è che si colpisca lui non perché sia l’anello debole del movimento ma perché è quello forte. E viene anche l’ulteriore tragico sospetto che: non servirà a nulla. Perché l’audio è privato, e tutti conosciamo la differenza tra una dichiarazione pubblica e una sparata dovuta all’esasperazione; perché non dice mai che non gli importa dei morti di Genova e sostenere il contrario è un colpo basso; perché è una canagliata pubblicare una comunicazione rilasciata ingenuamente. Nel suo tono, più che la casta intoccabile, c’è l’ingenuità di chi pensa d’essere indispensabile, di chi si immagina d’essere rispettato dai giornalisti, di chi non ha capito che “fuori dalla casa” gli urlano “frocio” anche se lui si dà tante pene per Marina La Rosa.
Forse per Casalino arriverà un secondo tapiro d’oro, che è il modo in cui il paese reale ti assolve. Il primo era dovuto all’indignazione scatenata dallo stipendio: 169 mila euro lordi l’anno, più di quello che percepisce Conte (l’unico premier di cui si scrive solo il cognome perché non si ha tempo di googlarlo per intero)
A breve termine sembrerà una vittoria sicura: Casalino il ricco, Casalino il frocio, Casalino concorrente di reality show e ora pure cinico, egoista, insensibile, vile. Ammettiamolo, col televoto sarebbe subito fuori. Ma la realtà ha logiche diverse dai reality. Pubblicamente forse si annuirà allo sdegno di chi, in una posizione istituzionale, non rappresenta più solo se stesso (deve essere meno Asia Argento e più invitato al matrimonio Ferragni, ovvero non perdersi una posa e non lasciarsi scappare una smorfia).
Anche perché se i giornalisti calano la carta delle vittime di una tragedia non c’è da discutere; in alcune circostanze non mostrare la propria debolezza è un segno di rispetto. Ma in privato probabilmente diremo “ma sai che non ha tutti i torti?”, perché di cazzate ne diciamo tutti, perché siamo spesso cinici, perché se lo facessero con i nostri messaggi privati sarebbe molto imbarazzante e perché siamo tutti un po’ Rocco Casalino. E lo perdoniamo, per assolverci.
Ogni giorno l’opposizione si sveglia e cerca un modo per silurare un membro del governo. Ogni giorno sbaglia mira. Siamo pronti a una politica in modalità aereo?