Dopo aver ospitato l’accusatore di Asia Argento, Jimmy Bennett, e poi aver accolto in studio la stessa Argento, Massimo Giletti è entrato in riunione di redazione, si è guardato in faccia con gli altri autori di Non è l’Arena e tutti insieme probabilmente si sono detti: “Bene, e adesso?”. Non potendo intervistare il letto in cui si era consumato l’amplesso più incriminato del secolo (violento o consenziente, non si è ancora capito), il conduttore di Non è l’Arena ha finito le cartucce, questo è chiaro.
Così nel suo talk della domenica sera di La7 è dovuto tornare al vecchio e caro scontro politico, con risultati miserrimi. Il più piacione dei volti tv, neo paladino della libertà di stampa (pensate come siamo messi) le sta prendendo dalla persona che odia di più al mondo, Fabio Fazio, colui che nemmeno troppo velatamente aveva considerato il responsabile della sua fuoriuscita dalla Rai: Fazio passava da Raitre al primo canale, due galli nel pollaio non ci potevano stare, ed è stato sacrificato Giletti perché la domenica pomeriggio il dg Mario Orfeo, altro genio, ha preferito le sorelle Parodi.
Giletti non è contento. Possiamo capirlo, perdere contro il “conduttore alla vaselina”, come ha scritto Pietrangelo Buttafuoco, fa rosicare non poco. Eppure la sfida tra i due vede il bellone torinese sul carro dei perdenti. La scorsa settimana Che Tempo Che Fa ha conquistato 3.674.000 spettatori pari al 15.5% di share, mentre Non è l’Arena si è fermato a 1.164.000 spettatori con il 6.5%, meno della metà del rivale.
Non potendo intervistare il letto in cui si era consumato l’amplesso più incriminato del secolo (violento o consenziente, non si è ancora capito), il conduttore di Non è l’Arena ha finito le cartucce, questo è chiaro
La politica non ha pagato Giletti, Fazio invece ha azzeccato le scelte con “Mr.Bean” Rowan Atkinson, il virologo Roberto Burioni e Samantha Cristoforetti. Invece Massimo aveva Di Maio dalla finestra, le solite facce, Borghi, Telese, Boccia (Pd), Gelmini, lo spread, i poteri forti, un fritto misto di una noia mortale. Non è L’Arena è stato praticamente doppiato anche da Le Iene, un programma alla deriva che è addirittura ridotto a sposare le tesi innocentiste su Rosa e Olindo pur di fare ascolti.
Insomma l’ex conduttore dell’Arena è in crisi nera. Va capito. Mossa disperata di ieri sera: tornare a parlare di sesso, abusi, molestie, donne maltrattate, dei temi scabrosi che di solito pagano. Con Asia Argento aveva “dato”, allora ha chiamato in studio Serafina Strano, vittima di sequestro e stupro nel settembre dello scorso anno per alcune ore mentre era in servizio alla Guardia medica in provincia di Catania. E poi è tornato sul caso di Francesco Bellomo, il giudice-porcello, decaduto dalla magistratura in seguito alle accuse di stalking e lesioni personali da parte di alcune sue ex allieve di Bari e Piacenza.
Giletti, è un po’ un Tiberio Timperi che vorrebbe essere Corrado Formigli ma con la vanità di Barbara D’Urso. Vive per il bagno di folla, per il 20 per cento di share dopo il pranzo domenicale, dei politici che fanno a gara per andare da lui e di quelli che, rimasti a casa, il giorno dopo la trasmissione telefonavano per protestare con il dg di turno. Lui vuole l’Arena (e il sangue). Adesso Non è l’Arena, e si vede
Giletti, che è un po’ un Tiberio Timperi che vorrebbe essere Corrado Formigli ma con la vanità di Barbara D’Urso, con il solito tran tran politico si stufa, anche se pure ieri lo ha trattato. Lui ha bisogno degli scoop, delle prime pagine, degli scandali.
Vive per il bagno di folla, per il 20 per cento di share dopo il pranzo domenicale, dei politici che fanno a gara per andare da lui e di quelli che, rimasti a casa, il giorno dopo la trasmissione telefonavano per protestare con il dg di turno. Lui vuole l’Arena (e il sangue). Adesso Non è l’Arena, e si vede. Ovvio, La7 non è Raiuno, non è la prima rete nazionale, non ha il traino potente del Tg1 ma parte da dati più bassi. E non ha budget e ospitoni ai livelli del competitor. Giletti non può certo fare miracoli (anche se lo scorso anno, una volta lo ha fatto). La7 sarà pure un’oasi di libertà, ma lui è un leone in gabbia, per questo chi lo conosce bene giura che la sua voglia di tornare in Rai è tanta, nemmeno ne fa mistero, aspetta che venti politici più favorevoli lo riportino dalle parti di Viale Mazzini, Urbano Cairo permettendo.Giletti ha sofferto anche l’addio di alcuni suoi ex fedelissimi collaboratori, migrati in altri lidi televisivi per opportunità più allettanti. “Quest’anno ho perso due autori che erano dei fratelli per me”, ha detto il conduttore, “sono state perdite importanti. Capisco la loro scelta. Klaus Davi ha ricevuto un’altra offerta. Io non posso fare competizione economica. Se una persona sceglie i soldi, non c’è nulla di male”. Gli autori che hanno mollato la barca sono stati Fabio Buttarelli che è tornato in Rai a lavorare con Alberto Angela ad Ulisse e Annamaria De Nittis, sedotta da un nuovo ruolo nella casa produttrice Endemol.
In compenso Massimo ha arruolato nella squadra Nunzia De Girolamo, utile al dibattito quanto un ombrello in una giornata di sole. “Lei è una donna di destra ma nel nostro gruppo abbiamo anche Irene Tinagli”. Altro nome imperdibile. Con queste premesse…