Madri e figlieDaria, lascia stare Asia. E pure voi madri, lasciate anche un po’ in pace i vostri figli

Il litigio social tra Asia Argento e la madre è un esempio perfetto di gossip crossmediale. Ma è anche l’ esempio di un’identificazione e di un conflitto tra madre-figlia che strabordano ovunque. Più che una pace fiscale ci vorrebbe una pace parentale

Asia Argento è tornata una cattiva ragazza. A un anno dalla confessione delle molestie subite, a pochi mesi dalla morte di Anthony Bourdain, e dimenticato l’accordo di risarcimento a Jimmy Bennett per la presunta violenza sessuale, Asia ha trovato finalmente l’amore e la stabilità: con Fabrizio Corona. La madre, Daria Nicolodi, ha benedetto su twitter la coppia: due signori di mezz’età col cappuccio “inguaiati e inguaianti”. Ne è nato un siparietto poco elegante. Asia ha risposto privatamente alla madre la quale, pur continuando a ripetere d’essere riservata e volerne stare fuori, ha pubblicato il messaggio “La mia era una sciarpa non un cappuccio. Fai schifo. Sei una donna pessima, madre già lo sai, una fallita, sola nel mondo. Torna nel tuo dimenticatoio. Ora hai veramente esagerato. Fottiti troia”. La precisazione sulla sciarpa era necessaria.

Non è la prima volta che una madre cerca di proteggere la figlia, né che cerca di proteggerla da sé stessa, né che cerca di proteggerla da Fabrizio Corona (la madre di Silvia Provvedi è andata fino al Grande Fratello, dove di solito le mamme corrono a tranquillizzare i figli). Non è neppure il primo litigio (Se Mia Farrow e Soon-Yi fossero un po’ più coatte ci avrebbero dato di più). Ma perché su twitter e non in privato? Probabilmente perché non sta parlando alla figlia ma a tutti noi. Sta dicendo: non sono una pessima madre come sembra o come dice Asia, posso spiegare, non sono d’accordo con le scelte di mia figlia. Quando i passanti le fanno presente che pubblicare stralci di conversazioni private non è il modo di aiutare sua figlia, lei sbotta “L’aiuti lei, se ne è capace. Buonanotte”. È qui il punto: non cerca più di proteggere Asia ma cerca di proteggere se stessa dal giudizio morale pubblico.

. È vero come dice Joshua Meyrowitz che la tv, negli anni in cui esistevano solo i media elettronici, ha distrutto la distinzione tra ribalta e retroscena, ma in questo periodo viviamo un continuo rimando in cui un media ha un backstage in un altro media

Gli scandali, gli amori, le notizie di costume spesso erano l’opera di un’agenzia. La rete ha amplificato questo meccanismo moltiplicandolo. È vero come dice Joshua Meyrowitz che la tv, negli anni in cui esistevano solo i media elettronici, ha distrutto la distinzione tra ribalta e retroscena, ma in questo periodo viviamo un continuo rimando in cui un media ha un backstage in un altro media, da Instagram si va ai giornali, dai giornali si va alla Tv, dalla tv si torna sui social. Ogni media svela l’altro, in un meccanismo complesso che incrocia diversi canali per poter arrivare a più persone e costruire un pubblico che abbia seguito le polemiche su Twitter, visto le foto su Chi, e attenda l’intervista con Chiambretti in un gioco di rimandi continuo, che spesso sfugge al controllo di chi crede di condurre il gioco.

Quanto all’essere una pessima madre va detto che non significa solo essere assenti, violente, egoiste, a volte significa essere troppo presenti, asfissianti, opprimenti fino a diventare iper protettive. Recenti casi di cronaca ci raccontano di madri che picchiano l’insegnante di fronte ai compagni di scuola del figlio, di madri in ritardo nell’accompagnare il figlio a scuola che sputano sulla maestra. È più crisi di autorità o crisi dell’età adulta? Ci sono madri nei gruppi di montessoriane su Facebook che lasciano liberi i figli di avvicinarsi al fornelli o ai coltelli perché non osano frustrare i loro sogni, immaginando di crescere dei Mario Monti e invece trovandosi al massimo con gente che si tatua la faccia. Ci sono anche quelle che invitano i compagni di scuola del figlio per festeggiarne il compleanno e quando non si presenta nessuno lo fotografano nell’angolo circondato da palloncini, colpevolizzando… le altre madri.

A tutte si deve rispondere che non possono proteggere i loro figli per sempre, trasformarli in quello che non sono, e che devono smetterla di infantilizzarli fino a quarant’anni passati

Sembrano tutte ispirarsi alla madre ebrea ossessiva e opprimente, Sophie Portnoy, nel lamento di Portnoy di Philip Roth, alla madre sessofobica di Carrie di Stephen King, alla signora Lisbon delle figlie in Le vergini suicide di Jeffrey Eugenides, alla mammina cara e le sue dannate grucce di legno, che sarebbe Faye Dunaway che rifà la vera Joan Crawford, e a quelle delle serie tv come in The Haunting of Hill House (Netflix) dove vuole uccidere i figli per tenerli sempre con sé come fantasmi, e Sharp Object (HBO) in cui la madre soffre di sindrome di Münchhausen per procura e disprezza la figlia finché non si lascia curare, cioè avvelenare.

C’è quella dell’episodio di Black Mirror diretto da Jodie Foster che censura allo sguardo della figlia ogni possibile trauma per tenerla alla larga dalla sofferenza. E non ci riesce, non ci riesce nessuna. Mai. Poi c’è l’eccezione, la madre di Tonya Harding, la pattinatrice white trash, che obbligò la figlia a fare pipì sul ghiaccio per non perdere tempo, mai dalla parte della figlia anche quando tutti se lo aspetterebbero Forse peggiori di tutte queste c’è la madre di Giangiacomo Feltrinelli che applicava una logica sconsiderata coi figli: prima li puniva (chiudeva il figlio in cantina per giorni a pane e acqua), poi si pentiva e baci e abbracci. Non funzionò granché: si trovò in casa un comunista che per lei era peggio della fucilata in un occhio.

A tutte si deve rispondere che non possono proteggere i loro figli per sempre, trasformarli in quello che non sono, e che devono smetterla di infantilizzarli fino a quarant’anni passati (certo, tenerseli in casa non aiuta), o di sentirsi responsabili per ciò che fanno. Inutile anche nascondersi dietro all’essere madri per giustificare ogni mostruosità: si vede sempre. Per quanto riguarda i figli, uno lo sa che a una certa età non può più dare la colpa alla mamma. Forse se ne è accorta anche Asia ed è per questo che ha scritto “Mamma lo so che sei preoccupata ma non c’è niente da temere. Io sto attenta e ti voglio bene”. O forse è perché ha capito che la madre è più cattiva ragazza di lei.

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