Eccola qui, la bocciatura. Definitiva. Eccola qui: la bomba che rischia di far saltare l’Italia. In molti l’avevano prevista: i mercati, per esempio. Molti l’avevano temuta: Confindustria. Qualcuno, forse se l’era augurata: vediamo chi.
Lo scontro con l’Europa torna ai livelli del 2011. Ma a sette anni da quella crisi, molte cose sono cambiate. All’epoca la tempesta finanziaria, gli allarmi lanciati dalle istituzioni comnitarie – ricordate la lettera di Trichet? -, il biasimo dei partner europei – ricordate il sorrisetto Merkel-Sarkozy? – prepararono il terreno per un cambio di governo e Mario Monti poté insediarsi in un clima di grande preoccupazione e con un larghissimo consenso, anche se oggi in tanti fingano di non ricordare. O di non aver condiviso.
Le cose infatti ora sono molto diverse. Come insegna Eraclito, non si può fare il bagno due volte nello stesso fiume e messi di fronte a un nuovo scontro Italia-Europa, gli italiani reagiranno in un altro modo.
Oggi paragonare la lettera della Commissione a quella di Babbo Natale scatena l’applauso. Oggi associare di continuo il nome di Juncker a quello di qualche super alcolico è diventato un tormentone gustoso come nemmeno più i cinepanettoni. Oggi a far vacillare un governo sarebbe l’approvazione della Merkel e non il suo biasimo. E anche il temuto spread, vessillo che impropriamente l’opposizione ha sempre issato per mettere in guardia dagli errori del governo, è una bandiera che sventola sfilacciata.
Non perché effettivamente non sia preoccupante il balzo di 100 punti che ha fatto registrare negli ultimi nove mesi o perché non siano condivisibili gli allarmi di Confindustria e delle banche, ma per il semplice motivo che vista dalla prospettiva immediata dell’elettore pentastellato o leghista, la tanto temuta tempesta finanziara è poco più che un bicchier d’acqua.
Eccola qui infatti la bocciatura e che cosa è successo? Niente. Questa mattina la maggioranza degli italiani è andata a fare la spesa, ha pagato gli stessi prezzi, ha pagato in euro. La previsione di enormi difficoltà future non può competere con la promessa di un aiuto oggi
Eccola qui infatti la bocciatura e che cosa è successo? Niente. Questa mattina la maggioranza degli italiani è andata a fare la spesa, ha pagato gli stessi prezzi, ha pagato in euro. La previsione di enormi difficoltà future non può competere con la promessa di un aiuto oggi (vedi reddito di cittadinanza o pensione anticipata). E persino l’esempio dei mutui, grande classico della letteratura anti spread, non ha più l’appeal di un tempo. «Cambiano quelli che abbiamo o quelli che faremo?», ci hanno chiesto in molti. «No, solo quelli del futuro», gli abbiamo risposto. «Allora ciao. Viva Salvini, viva Di Maio, abbasso l’Europa.»
La sintesi brutale forse non coglie tante sfumature ma intercetta la forza con la quale questa bocciatura spingerà tanti elettori tra le braccia dei sovranisti. Il fatto che arrivi da 18 partner su 18, il fatto che l’Italia non sia riuscita a convincere nessuno, che non abbia alleanze, che non possa contare neppure sui nuovi amici alla Orban non preoccupa. Anzi: la bocciatura totale è la controprova di quel “cambiamento” che si intitolano Salvini e Di Maio. Al punto che se fossimo consulenti cinici e spietati di quei due, avremmo consigliato mille volte di andarsela a cercare. Con questa bocciatura, alle prossime Europee il governo può puntare al trionfo. All’Europa, alle opposizioni e soprattutto alla sinistra, serve invece un vocabolario nuovo. Finché resteranno bloccate nel perimetro dello “spread”, delle “banche” e degli “investitori” non ci sarà partita.