Congresso PdMarco Leonardi: “Sud e immigrazione: ecco perché Minniti è l’uomo giusto per il Partito Democratico”

Ci scrive il consigliere economico di Paolo Gentiloni a Palazzo Chigi: “Non sono le singole policy ad aver condannato il Pd, ma la visione d’insieme. Ogni politica pubblica deve essere rafforzata per il Mezzogiorno”

ANDREAS SOLARO / AFP

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il contributo del consigliere economico del governo Gentiloni, che ha dato da poco alle stampe il volume “Le riforme dimezzate” (Egea, 2018).

Vedo due grossi rischi in questo congresso del Partito Democratico, oltre i tempi eccessivamente lunghi, che non ci permetteranno di preparare a dovere le elezioni europee) e alla percezione nell’opinione pubblica di un litigio continuo.

Il primo è quello di considerarlo una conta tra Renziani e non-Renziani mentre l’unica cosa da fare è votare un segretario che deve piacere agli italiani: dobbiamo pensare che tra sei mesi potremmo dover tornare a votare e, anche se ci sarà una coalizione più larga, il segretario PD sarà una figura di riferimento per il voto, come oggi lo sono Salvini e Di Maio che non sono Presidenti del Consiglio ma capi partito.

Il secondo rischio è quello di esercitarci in mozioni dettagliate mentre il problema del Pd di questi anni non sono state le policy (su cui paradossalmente potremmo finire per dare qualche buon consiglio agli incapaci governanti di ora), bensì il quadro di insieme. Impegnati come eravamo nel guidare il paese, non abbiamo visto che le elezioni si sarebbero combattute su due temi principali: l’immigrazione e il sud (con la sua povertà e il suo lavoro prevalentemente pubblico); al sud i Cinque Stelle hanno guadagnato 2 milioni di voti, il 99% del loro incremento tra le elezioni del 2013 e del 2018.

Sull’immigrazione siamo apparsi divisi e sulla povertà siamo arrivati in ritardo con il reddito di inclusione e senza investire tutto il capitale politico che il tema meritava. Sull’immigrazione Minniti ha risolto un problema di emergenza che certamente non può essere considerata la soluzione definitiva ma le alternative dell’accoglienza senza averne i mezzi o dell’immigrazione zero di Salvini non sono realistiche. Per affrontare in maniera strutturale il problema dell’immigrazione regolare, per prima cosa bisogna essere credibili sul contrasto a quella irregolare.

Sull’immigrazione siamo apparsi divisi e sulla povertà siamo arrivati in ritardo con il reddito di inclusione e senza investire tutto il capitale politico che il tema meritava


Marco Leonardi, Partito Democratico

Sul Sud non siamo stati sufficientemente attenti o perlomeno così non è stato percepito. Il tema del reddito di cittadinanza è un tema molto serio con cui comunque tutti dobbiamo confrontarci. L’idea dei Cinque Stelle di costruire uno strumento universale per affrontare tutti i problemi, dalla povertà al basso reddito e alla disoccupazione, è destinato al fallimento e a trasformarsi in puro assistenzialismo dove la probabilità maggiore di godere del beneficio andrà a chi smette di svolgere qualunque lavoro in chiaro.

Bisogna dire semplicemente una cosa: che il Sud merita un progetto di sviluppo e anche un aiuto al reddito. Ma per funzionare l’aiuto al reddito deve essere costituito da tre parti diverse concepite per tre platee diverse (i poveri, i disoccupati, i lavoratori a basso reddito). Ci deve essere un aiuto per i poveri che molto spesso non lavorano e non sono in condizioni di lavorare; per quello c’è il potenziamento del reddito di inclusione. Deve essere affidato ai comuni che conoscono e gestiscono il problema da anni. Il sistema va rafforzato nella sua capacità di raggiungere le famiglie povere sul territorio (oggi solo il 50% degli aventi diritto fa domanda), non va scardinato affidando la cura dei poveri ai centri dell’impiego che non sono in grado di farlo. Bisogna andare avanti con il raddoppio del finanziamento per il reddito di inclusione (che per il 75% va alle regioni del Sud) per cui c’è già un progetto di legge del Pd.

Ci deve essere un aiuto per chi guadagna poco che è stato affrontato finora con gli 80 euro. Ora bisogna integrarli con una riforma fiscale che estenda il beneficio fiscale soprattutto alle famiglie con figli a carico: se c’è un fisco di favore per lavoratori dipendenti e autonomi con figli (che si trasforma in un assegno per gli incapienti) ci sarà anche meno bisogno di strumenti contro la povertà. C’è infine un aiuto per chi rimane disoccupato; si può pensare al rafforzamento dei sussidi di disoccupazione (più lunghi e più generosi, estesi in parte al lavoro autonomo).

Un aiuto al reddito in tre parti distinte è complementare ad una politica di sviluppo per il Sud fondata sul principio che ogni politica pubblica (le aree speciali, le decontribuzioni per le assunzioni, la cassa integrazione) può essere rafforzata per i territori del Mezzogiorno, sul supporto alla pubblica amministrazione nella progettazione e valutazione degli investimenti pubblici e su una riforma delle strutture oggi deputate alla gestione dei fondi europei.

L’idea di costruire un unico strumento per affrontare tutti i problemi – il reddito di cittadinanza – è un’idea balzana che sta evidentemente già fallendo tra le tessere per il reddito di cittadinanza da stampare e i centri dell’impiego da migliorare (per cui ci vogliono almeno 5 anni). Questo non toglie che il messaggio che dobbiamo dare è che il sud è al centro dei nostri pensieri e dopo un secolo in cui le distanze non si sono accorciate, il sud merita sicuramente più attenzione.

È sul quadro generale che il Pd è stato sconfitto, al nord sui temi dell’immigrazione e al Sud in merito al Mezzogiono stesso (e sul rapporto dell’Italia con l’Europa che merita però una riflessione a parte). Per queste due ragioni credo che tra i candidati alla segreteria del PD Marco Minniti sia il più indicato.

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