Aiutarli a casa nostraNon solo Baobab: con il decreto sicurezza di Salvini l’Italia si riempirà di nuove favelas

Gli sgomberi non risolveranno il problema degli immigrati irregolari. Al contrario le nuove norme, ancora più stringenti, contribuiranno ad aumentare il numero delle persone clandestine

Dice la leggenda che il nome del Baobab era scritto sui muri delle prigioni libiche. Per dire quanto fosse diventato un punto di riferimento internazionale per tutti i migranti che passavano da Roma per proseguire verso il Nord Europa. Prima nell’ex centro di accoglienza e centro culturale eritreo di via Cupa, accanto al Verano, poi a piazzale Spadolini sempre dietro la stazione Tiburtina e, da giugno 2017, poco lontano nel parcheggio di via Chiaromonte, chiamato dai volontari Piazzale Maslax in ricordo di un transitante morto durante il viaggio.

Negli ultimi sei mesi il campo informale però stava cambiando: da tende e materassi di fortuna per persone che magari aspettavano i soldi delle famglie per poter proseguire o di parlare con un avvocato per capire come fare la richiesta di asilo e dove, stava diventando qualcos’altro. Le persone aumentavano e non erano più solo transitanti: sono arrivati gli sgomberati di via Curtatone, sono arrivati i cosiddetti “dublinati” ovvero i migranti che dopo l’Italia erano andati in altri paesi e venivano rimandati indietro per il regolamento di Dublino, che dice che devi chiedere protezione internazionale nel paese di primo arrivo. Iniziano a non essere più solo tende, si costruiscono vere e proprie baracche, con tubi innocenti, reti e pallet. C’è chi di fronte alla baracca di lamiera si fa il “cortile” di pallet, ci sono tre quadrati in muratura, con mattoni, sull’asfalto dove ci sono i resti di fuochi. Ultimamente c’erano anche due famiglie italiane, una di queste fuoriuscita dall’ostello della Caritas in via Marsala a Roma. Stava diventando uno slum, una favela.

Il giorno prima dello sgombero ero tornata al Baobab per parlare con alcuni ospiti e le baracche erano raddoppiate. Il mio intervistato è seduto su una sedia da ospedale, a metà tra sedia e wc con un buco sotto per interndersi, mentre mi racconta la traversata nel deserto e il fatto che gli davano da bere acqua con un goccio di benzina per combattere la sete, purtroppo non riesco a tenere l’attenzione terrorizzata dal topo dietro di lui che sta razzolando tra le tende. Era un luogo inaccettabile alle porte di Roma.

La psicologa di Médecins du Monde, una delle associazioni che offrivano servizi al Baobab, raccontava di come il fallimento della accoglienza e dell’integrazione produce psicopatologie, che magari all’inizio non si vedono ma, dopo mesi passati in quel limbo, si manifestano chiaramente. Certo è che l’azione di oggi, esaltata da un tweet del Ministero dell’Interno, ha prodotto altri 140 senza tetto.

Le ong del Tavolo per l’asilo calcolano che almeno 140 mila persone diventeranno irregolari grazie alla legge Salvini. E con ogni probabilità molti tra questi andranno ad ingrossare le nuove favelas d’Italia.

Le vicissitudini del Baobab raccontano fedelmente gli ultimi tre anni di politiche migratorie in Italia ma anche il fallimento dell’accoglienza e della lotta alla povertà.

Dal 2015 al 2017 il Baobab era effettivamente un luogo di passaggio per transitanti. Anzi durante la reggenza di Angelino Alfano al ministero degli Interni l’Italia volentieri non prendeva le impronte dei migranti sbarcati se si rifiutavano, facendo infuriare la Francia che se li ritrovava tutti nella “giungla” di Calais.

Con l’arrivo di Marco Minniti agli Interni nel dicembre 2016 cambia radicalmente la politica dell’accoglienza in Italia, con gli accordi con la Libia e il crollo degli arrivi diminuiti dell’80%. Allo stesso tempo si rende più difficile il processo per richiedere l’asilo togliendo un grado di giudizio. Quindi nel 2017 sono stati respinte il 58% delle richieste di protezione pari a 46.992 persone, i rimpatri sono stati 6.514.

Dove sono andate le altre 40.000 persone? Alcune avranno fatto probabilimente ricorso e sono in attesa, altre hanno forse finito i soldi per gli avvocati e spariscono nell’illegalità. Ma il problema oggi è ancora più grave: con il decreto sicurezza e immigrazione di Matteo Salvini, approvato lo scorso 6 novembre (113/2018), si abolisce la protezione “umanitaria” – che durava due anni e poteva essere rinnovata – a favore di permessi per “casi speciali” non rinnovabili e non convertibili in permessi di lavoro.

Le ong del Tavolo per l’asilo calcolano che almeno 140 mila persone diventeranno irregolari grazie alla legge Salvini. E con ogni probabilità molti tra questi andranno ad ingrossare le nuove favelas d’Italia.