Se fossi lasciato da solo con i tuoi pensieri per quindici minuti, con l’unica possibilità di somministrarti un elettroshock quale distrazione, riusciresti a resistere alla tentazione di premere il bottone rosso per auto-somministrarti una scarica elettrica? Due terzi degli uomini e un quarto delle donne no: preferirebbero una bella scossa alla noia, secondo uno studio dell’Università di Harvard. Eppure, quella noia è un ottimo strumento per connetterci con il nostro io e sviluppare la nostra creatività.
Siamo però abituati a pensare alla noia come veicolo della malinconia, insoddisfazione o depressione perché – benché questo sia parzialmente vero – oggi siamo esposti a un numero di input così elevato che annoiarsi risulta quasi impossibile. Infatti, nel caso peggiore abbiamo sempre con noi uno smartphone che ci impedisce di farlo.
Cos’è la noia e cosa succede quando ci assale
Il fatto è che quell’esperienza di voler fare qualcosa, ma non avere nulla a cui volerci dedicare, proprio perché abbiamo sempre le agende così piene da essere abituati a ripetere “non ho tempo”, ci appare come una cosa da evitare. L’enciclopedia Treccani definisce la noia ”un senso di insoddisfazione, di fastidio, di tristezza, che proviene o dalla mancanza di attività e dall’ozio o dal sentirsi occupato in cosa monotona, contraria alla propria inclinazione, tale da apparire inutile e vana”. Questa però non è altro che l’interpretazione più comune di un sentimento che ci apre le porte della nostra mente.
Credo che Seneca abbia spiegato questa cosa meglio di tanti altri:
Perciò, tolte di mezzo le gioie, che proprio gli impegni offrono a chi si muove di qua e di là, l’animo di costoro non sopporta la casa, la solitudine, le pareti, contro voglia vede di essere stato lasciato solo con sé stesso. Di qui nasce quella noia e quella scontentezza di sé, quel rivoltolarsi dell’animo, che non si placa in alcun luogo, quella sopportazione malcontenta e malata del proprio ozio.
La noia è infatti un modem che ci connette con noi stessi. Ci trascina nel nostro mondo interiore, al contrario di tutti quegli altri input che riceviamo dall’esterno, e che per l’appunto ci portano fuori da noi. Quando restiamo dentro di noi, invece, stimoliamo il nostro sistema a elaborare gli input ricevuti e cercare una risposta alle nostre domande. Siamo però portati a rifuggire dalla noia perché siamo così poco abituati a stare con noi stessi che ci troviamo a disagio quando non c’è nessun altro con cui rapportarci.
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