Salvini abbaia, ma non morde: ecco perché Il decreto sicurezza si rivelerà un bluff

È la bandera su cui Salvini punta tutto, in un’esperienza di governo disastrosa. Ma corre rischi concreti di fare la fine di tanti altri provvedimenti della Lega: essere fermato per incostituzionalità o per inadempienza alle regole giuridiche internazionali. Ecco perché

Alberto PIZZOLI / AFP

La bandiera a cui Salvini sembra intenzionato a legare le sorti del “governo del cambiamento”, il decreto sicurezza, puzza di stantio. Un provvedimento marcato Lega che interviene a gamba tesa nella delicata materia del diritto penale, con norme che sembrano nate più sull’onda emotiva dei casi di cronaca nera che non sul filo di ragionamenti giuridici, non è infatti una novità. Così come non è nuovo il cinismo con cui il Carroccio usa la potestà legislativa per farsi degli spot elettorali, palesemente destinati a finire censurati dall’intervento della magistratura, italiana o sovranazionale. Che sia una perdita di tempo e risorse, che nel frattempo l’opinione pubblica venga ingannata con messaggi rabbiosi e anticostituzionali e, soprattutto, che singoli individui paghino sulla propria pelle il conto di questo demenziale populismo legislativo, ai leghisti sembra infatti non dispiacere. Anzi.

Ma vediamo perché questa lenzuolata securitaria targata Salvini sia in realtà un déjà-vu. Correva l’anno 2009, il presidente del Consiglio era Silvio Berlusconi – al suo quarto giro da premier – e il ministro dell’Interno era il leghista Roberto Maroni. Furono allora varate diverse norme per rispondere a un’inesistente emergenza sicurezza (i dati sui reati erano infatti allora in calo, così come adesso del resto, dopo l’impennata degli anni 2011-2014). Tra queste possiamo citare i “provvedimenti bandiera” sul reato di immigrazione clandestina, le “ronde”, il carcere obbligatorio per gli accusati di violenza sessuale e i poteri ai sindaci-sceriffi.

Negli anni successivi alla loro emanazione questi provvedimenti sono stati tutti cassati o snaturati dall’intervento della magistratura, che ne ha constatato l’illegittimità

Ebbene, negli anni successivi alla loro emanazione questi provvedimenti sono stati tutti cassati o snaturati dall’intervento della magistratura, che ne ha constatato l’illegittimità. La Corte Costituzionale ad esempio nell’aprile 2011 ha bocciato la legge che dava ai sindaci il potere di emanare ordinanze a tutela dell’incolumità pubblica e della sicurezza urbana. Secondo i magistrati la legge concedeva ai cosiddetti “sindaci-sceriffi” poteri non sufficientemente delimitati. Nel giugno 2010 ancora i giudici costituzionali avevano bocciato la parte di normativa sulle ronde che attribuiva ai cittadini non armati la possibilità di intervenire nelle situazioni di disagio sociale. Questo è infatti un ambito in cui devono operare i servizi sociali, non le ronde. E il mese dopo gli stessi giudici costituzionali avevano bocciato anche il carcere obbligatorio per gli accusati di stupro, perché le esigenze cautelari che possono portare in carcere una persona accusata ma ancora non condannata devono essere valutate dal giudice, non può essere il legislatore a imporre una decisione a priori.

Il reato di immigrazione clandestina era poi stato ritenuto ammissibile dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea, che aveva però stabilito che non potesse prevedere come sanzione il carcere. E infatti pochi giorni dopo la sentenza i primi immigrati irregolari illegalmente detenuti nelle carceri italiane erano stati liberati.

Adesso, a distanza di 9 anni, sembra che la nuova Lega voglia ricalcare le orme della vecchia. Nel decreto sicurezza sono infatti contenute diverse norme che, oltre a suscitare alcuni mal di pancia interni alla maggioranza, hanno suscitato i rilievi di legittimità e costituzionalità di diversi esperti e soprattutto del Consiglio superiore della magistratura.

In primo luogo la possibilità di revocare la cittadinanza all’ex migrante che l’ha ottenuta, qualora commetta reati particolarmente gravi, sembra contrastare con il nostro ordinamento, che non dà alla cittadinanza ottenuta dallo straniero una natura di premio. Se due italiani, uno ex immigrato e l’altro invece italiano dalla nascita, commettono un atto di terrorismo, entrambi dovranno andare in carcere probabilmente a vita, ma togliere a uno la cittadinanza e all’altro no potrebbe essere un trattamento discriminatorio immotivato e quindi vietato.

Secondo gli esperti – e anche secondo i giudici del Csm – il rischio che il decreto sicurezza voluto a tutti i costi da Salvini non sia destinato, almeno nelle sue parti più controverse, ad avere una lunga vita è molto alto

In secondo luogo la possibilità di negare la protezione internazionale, o di revocarla, al richiedente asilo o al rifugiato se commettono certi reati, per com’è stata disegnata dal governo presenta probabili profili di illegittimità. Infatti in base alla Convenzione di Ginevra questo diniego (o revoca) è possibile solo per “reati gravi”, e il decreto sicurezza invece introduce nella lista alcuni reati che palesemente gravi non sono (ad esempio il furto, o le minacce a pubblico ufficiale).

Infine sembra a rischio di illegittimità anche la scelta di sostituire la protezione umanitaria con una serie di figure estremamente dettagliate, come per esempio la protezione temporanea per chi è gravemente malato, o per chi fugge da catastrofi naturali. Questa scelta infatti comprime notevolmente la discrezionalità dei magistrati, che non potrebbero valutare in concreto se esistono dei motivi umanitari – non stabiliti nel dettaglio e a priori dal legislatore – che rendono il richiedente asilo comunque meritevole della protezione da parte dello Stato italiano.

Insomma, secondo gli esperti – e anche secondo i giudici del Csm – il rischio che il decreto sicurezza voluto a tutti i costi da Salvini non sia destinato, almeno nelle sue parti più controverse, ad avere una lunga vita è molto alto. Ci si può interrogare a questo punto se il segretario della Lega non lo sappia (ma visto il precedente del quarto governo Berlusconi sembra improbabile), o se sia invece consapevole di aver partorito un costoso e illegittimo spot elettorale. Doppiamente utile se, dopo avergli portato consenso al momento del suo varo perché risponderebbe a una fantomatica emergenza criminalità, gliene porterà altro al momento della sua bocciatura, decisa da quella magistratura storicamente “nemica” del centrodestra italiano.

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