Spagna chiama Italia. Il premier socialista spagnolo Pedro Sanchez, a Roma per il congresso del PD, ha rilanciato il dialogo con Roma. Torna periodicamente un messaggio politico diplomatico tra i Paesi Mediterranei spesso costretti dalla rigidità delle regole europee imposte dagli Stati dell’Europa Centrale e Settentrionale, Germania in testa. Se però molto resta da fare ai tavoli del governo, tra italiani e spagnoli, il Paese iberico è una seconda casa per le imprese italiane, anche a dispetto dei problemi interni spagnoli.
In tempi bui per quanto concerne le relazioni Madrid-Barcellona, i numeri sembrano comunque essere favorevoli per la Catalogna, che parrebbe essere ancora la destinazione preferita per gli investimenti italiani in Spagna. Gli italiani sarebbero quindi poco interessati alle dispute indipendentiste. Resta il fatto che gli scambi commerciali tra imprese del Belpaese e la regione mediterraneo-pirenaica, hanno superato abbondantemente i 12 miliardi di euro nel corso del 2017, una cifra di tutto rispetto.
In realtà, se allontaniamo il grandangolo, i dati positivi circa il traffico commerciale italo-catalano sono sostanzialmente in linea con quanto recentemente pubblicato dall’Idescat, l’istituto statistico della Catalogna, che avrebbe fissato la crescita del PIL regionale – per quanto riguarda il secondo trimestre 2018 – in un ottimo 3,1%, leggermente inferiore quindi al 3,2% registrato nel primo trimestre dell’anno ma comunque superiore al complessivo 2,7% del Paese iberico.
Queste statistiche, vengono quindi brandite come armi pre-elettorali da parte degli indipendentisti e dall’attuale governo della comunità autonoma che tra l’altro esercita un’indubbia influenza sullo stesso Idescat. Che i numeri siano da prendere alla lettera o no, in verità poco importa: la tendenza positiva di crescita del PIL regionale è un aspetto indiscutibile.
A distanza di mesi dalle profonde turbolenze catalane, il mercato nazionale ed europeo ha insomma dimostrato di non farsi influenzare in valutazioni e decisioni di natura prettamente economica
La Catalogna è ancora un’area di vitale importanza per l’economia spagnola. Ben attrezzata per lo sviluppo di attività industriali, vivace culturalmente e ubicata strategicamente rispetto al resto d’Europa, è sicuramente chiamata a mantenere un ruolo centrale – assieme con Madrid e, in misura minore, i Paesi Baschi e la regione valenziana – nel trend incoraggiante della Spagna.
A distanza di mesi dalle profonde turbolenze catalane, il mercato nazionale ed europeo ha insomma dimostrato, numeri alla mano, di non farsi influenzare in valutazioni e decisioni di natura prettamente economica.
È dunque presto detto perché molte aziende straniere – non solo italiane – continuino a scegliere la Catalogna come sede d’affari, oppure a imprese catalane come partners commerciali: le medesime macro-regole giuridiche e di mercato reggono gli investimenti su tutto il territorio spagnolo, in piena sintonia con i dettami dell’UE, assicurando quindi quell’affidabilità piena in termini legali (ed anche comportamentali) che è lecito pretendere, specialmente quando si investe in un Paese diverso dal proprio.C’è però qualcosa che sta cambiando, in Spagna, e in modo sempre più rapido. Esiste infatti una particolarità storica e dicotomica tra Madrid e Barcellona. Nel passato recente, la città catalana era meta preferita nei rapporti commerciali tra la Spagna e l’Europa, tant’è che numerose aziende del Continente si erano insediate da quelle parti con siti produttivi. Madrid, invece, veniva considerata la capitale politica ove stabilire una sede di rappresentanza (spesso non un’attività industriale). Madrid, inoltre, era la città perfetta per creare il ponte d’investimento con l’America Latina o addirittura con gli USA.
Questa suddivisione dei ruoli, ‘tradizionale’, sembra oggi essere stata ormai definitivamente superata, con buona pace degli stereotipi e dei luoghi comuni che vorrebbero sminuire le grandi doti e variegate potenzialità delle due aree geografiche. Madrid è certamente in grande ascesa fra le capitali europee in quanto a ricezione di nuovi investimenti stranieri (con valide ragioni perché ciò stia accadendo) e Barcellona segue a ruota.
Entrambe le città e con loro le rispettive regioni di riferimento godono di un ottimo presente e potranno avere un eccellente futuro, soprattutto in un’ottica di cooperazione interna spagnola e di convinta spinta europeista.* Avvocato d’affari italiano in Spagna, tra i fondatori di Maio Legal, studio legale di rilievo internazionale con sedi in Spagna (Madrid, Siviglia e Vigo) e Città del Messico, ed editorialista di Expansión, il più autorevole quotidiano economico e finanziario spagnolo.