La verità è che questo episodio di Black Mirror è il suo “salto dello squalo”, o se preferite la sua mossa di Icaro. Brooke è andato troppo vicino al Sole, e le sue ali si sono sciolte facendolo precipitare in mare. Se infatti, quanto meno per i primi dieci minuti, questo Bandersnatch sembra una colossale genialata, un colpo da maestro che è riuscito a mettere insieme tutto e fare in modo che tutto tenga, dopo le prime scelte emerge la verità: non sei libero veramente, alla fine sono sempre loro che ti fanno vedere quello che ti vogliono fare vedere.
E infatti, arrivati in fondo e rivisti alcuni dei finali possibili, questo Bandersnatch ti lascia una profonda delusione e un dolorosa frustrazione: avevi creduto nel futuro, nell’interattività narrativa, avevi creduto nella possiblità reale di poter tenere per il guinzaglio la storia, di esplorarli, di avere il controllo. E invece era una balla, perché la maggior parte delle scelte ti sono proposte giusto per proportele, ma poi ti vengono negate. E anche l’unica volta che ti fanno prendere il comando sul serio, beh, il risultato è una ciofeca, va tutto in vacca come quando dai il governo di un paese a una banda di inetti.
E se possibile ancora peggio, oltre a deludere, inganna. Sì, perché Brooker, mentre ti fa racconta una storia complottista che è metafora di quello che le piattaforme digitali possono fare di te, ci infila lo spiegone di come fanno, e poi te lo fa in faccia. È un lupo travestito da agnello che spiega agli agnelli che devono temere i lupi. Perché il protagonista di questa storia sei tu, non è il ragazzino programmatore. Sei tu, proprio tu che leggi, e ora Netflix, che già sa un sacco di cose di te e, sa pure come reagisci davanti a situazioni al limite e come prendi delle decisioni. Manca solo un dettaglio, la scritta finale: Benvenuto in Black Mirror.