Secondo i dati del ministero dei Trasporti, in Italia il totale dei patentati si aggira attorno ai 35 milioni di persone. Una platea alla quale si accede per la prima volta dopo i 18 anni d’età e il superamento dell’esame di guida orale e pratico. Un rito di passaggio che segna per molti giovani la prima tappa verso una maggiore autonomia. Certo, fra restrizioni di cilindrata, tasso alcolemico consentito pari a zero e limiti di velocità abbassati, la piena titolarità della patente arriva solo dopo tre anni. Magari chiedendo (ancora) un aiuto a mamma e papà. Sopratutto in termini di assicurazione del veicolo, moto o automobile che sia.
Al di là del costo del mezzo e della disponibilità economica di un giovane all’acquisto, prima di salutare i propri genitori e sgommare via felici, c’è da fare i conti con il peso della polizza assicurativa. Per un neopatentato, l’Rc auto potrebbe rappresentare un salasso economico ancor prima di aver fatto il pieno. Se stipula a suo nome una polizza, il neopatentato entra dalla porta della classe di merito più bassa (la quattordicesima) con un costo maggiore da sostenere in virtù della giovane età e di una storia da guidatore ancora da scrivere.
Diverso il discorso se a metterci una pezza sono i propri famigliari conviventi che già posseggono un mezzo assicurato dello stesso tipo. «In questo senso, sono due le possibilità», spiega Emanuele Anzaghi, vicepresidente di Segugio.it. La prima «permette di intestare al neopatentato il mezzo e acquisire, grazie alla legge Bersani, la classe di merito più alta del famigliare convivente. Questo diminuisce il costo della polizza anche se il premio pagata differirà fra il neopatentato e il famigliare convivente a seconda del profilo individuale di rischio», afferma Anzaghi. La seconda possibilità prevede l’intestazione del mezzo a una persona che faccia parte dello stato di famiglia che in seguito potrà estendere la propria polizza includendo la possibilità di guida libera o per neopatentati del mezzo stesso.
Se stipula a suo nome una polizza, il neopatentato entra nella classe di merito più bassa (la quattordicesima) con un costo maggiore da sostenere. Diverso il discorso se a metterci una pezza sono i propri famigliari
In entrambi i casi ci sono svantaggi e vantaggi. «Nel primo caso», rivela Anzaghi, «il premio da pagare costa di più, ma il neopatentato inizia già a sviluppare un profilo di rischio autonomo di cui potrà usufruire in futuro, quando autonomamente vorrà sottoscrivere un’altra polizza. Nel secondo caso, la somma da sborsare è solitamente più contenuta e funziona se si hanno più figli neopatentati, per esempio, o persone diverse della stessa famiglia utilizzano il mezzo. Tuttavia, in questo modo il neopatentato non sviluppa alcun profilo personale di rischio».
Un dettaglio da tenere in considerazione se si pensa che, al di fuori di queste alternative, chi si trova ad assicurare per la prima volta un mezzo potrebbe pagare fino al doppio di un guidatore esperto. Parallelamente a queste due alternative, c’è la possibilità da parte del genitore di estendere la propria polizza con alcune clausole che tengano conto dell’inesperienza al volante del neopatentato. Fra queste, per esempio, la rinuncia alla rivalsa in caso di guida in stato di ebrezza, l’attivazione di una mini-casco o l’incremento del massimale Rc in caso il veicolo provochi gravi danni.